“Bocciato il referendum sull’ospedale a Chieri. Ma noi ricorreremo al TAR”

Rachele Sacco

«La nostra battaglia non si ferma. Siamo pronti ad appellarci al Tar». Continua a combattere Rachele Sacco, presidente del Comitato per l’Ospedale a Chieri, nonostante il parere negativo alla proposta di quesito referendario formulato per ripristinare l’Ospedale Maggiore a prima del declassamento.Un diniego arrivato durante il ponte del 25 aprile e motivato, secondo la commissione esaminatrice, dall’errato soggetto (l’amministrazione comunale chierese) su cui è creato il quesito. «In pratica la commissione sostiene che chiediamo sia il Comune ad occuparsi di ripristinare i servizi sanitari del Chierese, quando la questione è competenza regionale, ma la domanda è tutt’altra – chiarisce Sacco, prima firmataria della proposta – La nostra richiesta propone che l’amministrazione chierese si faccia promotrice di un percorso partecipativo con la cittadinanza dell’Asl To 5 affinchè il nostro ospedale torni all’operatività precedente il declassamento. Vorremmo che il Comune possa coinvolgere la cittadinanza in uno studio condiviso sulle necessità sanitarie del territorio».Nulla a che vedere dunque con i processi decisionali di competenza della Regione in ambito sanitario: «Fintanto che l’ospedale unico verrà realizzato, il che è ancora da vedere, ci siamo ritrovati con l’Ospedale Maggiore depauperato di molte specialità mediche – rammenta Sacco – Questo senza che la popolazione sia stata interpellata in alcun modo. La nostra proposta referendaria nasce dunque dalla volontà di coinvolgere la popolazione. Perchè la salute è un bene che tocca direttamente le persone e le scelte non possono essere basate semplicemente su numeri e conti che devono tornare. Quello che si continua a sbagliare è pensare che il riordino dei servizi sanitari possa essere fatto sulla carta senza prendere in considerazione il lato emotivo e personale di chi usa i servizi».Conclude Sacco che già prospetta un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale: «Valutare che per  alcuni Comuni l’ospedale possa essere distante 25/40 chilometri perchè la densità di popolazione è bassa, è una scelta scellerata che non pensa al bene dei cittadini. Un ospedale deve essere baricentro rispetto a un territorio, non al numero di abitanti, se no ci troveremo sempre in una situazione di disparità di servizi, dove chi ne ha già molti continua ad vederli aumentare e altri diminuire».