LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

AA.VV. Leopold Stokowski

Orchestre: London Symphony, New Symphony of London, New York Philharmonic, Suisse Romande, Filarmonica Céca, London Philharmonic,  Hilversum Radio Philharmonie, Royal Philharmonic

Decca 483 25014 (23 cd)

Reg, 1954/1974

Durata: 19 h.

La Decca dedica un imponente box di 23 cd (28 autori, 60 brani, 8 orchestre) a Leopold Stanislaw Boleslawowicz Stokowski (foto), 1882-1977, direttore britannico di origini polacco-irlandesi. Ottimo organista, grazie alle enormi possibilità timbriche di questo strumento, si cimentò in svariate trascrizioni per orchestra di opere composte per strumenti a tastiera, in particolare J.S. Bach. Tali trascrizioni rivestono un carattere spiccatamente neoromantico che ben si sposa alle sua qualità di divulgatore musicale. Seguendo questa attitudine Stokowski  diresse le musiche del  film Fantasia di Walt Disney che gli valsero ampia notorietà anche presso il pubblico estraneo alla musica classica. Direttore musicale della New York Philharmonic, della Houston Symphony, ebbe un lungo sodalizio con la Philadelphia Orchestra, una delle più prestigiose compagini statunitensi.

Ebbe sempre uno spiccato interesse per i progressi delle tecniche d’incisione che vedeva come mezzi utili per assecondare la propria visione della spettacolarità sonora, per altro già espressa nel gusto per le sgargianti trascrizioni sinfoniche e nei frequenti ritocchi alla strumentazione delle partiture. Non meraviglia quindi la sua adesione alla tecnologia Phase 4 Stereo, lanciata dalla Decca nel 1962, che raccoglie in un unico box le incisioni realizzate con questa tecnica. Una summa dagli aspetti contrastanti e, a volte, irritanti della personalità di Stokowski  dotato di stregonesche doti tecniche, ma con precisi limiti quali l’inclinazione all’eccesso, lo stacco dei tempi con strane dinamiche e le cadute in un plateale gusto dell’effetto. Il cofanetto conserva gli abbinamenti e le copertine originali degli LP. Arduo commentare ogni singola interpretazione. Qui ci limitiamo a segnalare il peggio e il meglio dello scaltro uomo di spettacolo che fu Stokowski.

S’inizia con le trascrizioni, un’autentica vetrina del kisch dove tutto è amplificato e gonfiato senza alcun scrupolo di gusto e di stile. Risultati sontuosi, ma antistorici. Le sinfonie nn. 3, 7 e 9 di Beethoven suonano non naturali in una sala da concerto dove tutto è sacrificato nell’espressione dei contrasti e delle tensioni drammatiche. Ci imbattiamo, poi, nella Sinfonia Fantastica di Berlioz infarcita di alcuni bizzarri ritocchi alla strumentazione, soprattutto nell’ultimo movimento dove le campane vengono sostituite da un pianoforte e da un tam-tam che ne sottolineano la teatralizzazione. Una lettura enfatica, priva del necessario demonismo. Segue una Prima sinfonia di Brahms con uno stacco dei tempi insolito, ma con una conferma della grandezza di questo direttore.  Importanti e di grande interesse le pagine di Cajkovskij (Quinta sinfonia, suites dai balletti) tra i migliori esiti di Stokowski, esempio di altisonante sentimentalismo. Inutile l’impiego di un organico strumentale ipertrofico nella Sinfonia di Franck con due corni, due controfagotti e tre arpe che conferiscono  clangori di wagneriana memoria. Discutibili, quasi improbabili i celebri

Quadri di una esposizione di Musorgaskij nell’orchestrazione dello stesso Stokowski che fa di tutto per fare dimenticare la raveliana aura tutta francese. Anche la selezione dei brani dal Ring di Wagner riveste bizzarri rintocchi i quali  nonostante, risultano ampi nel canto e nella loro tensione narrativa.

Stokowski fu anche un divulgatore del repertorio novecentesco: a lui si devono, per esempio, le prime americane dell’Ottava di Mahler, i Gurrelieder, i concerti per violino e pianoforte di Schoenberg, il Wozzeck di Berg, nonché le prime assolute di Ameriques di Varése, della Quarta sinfonia di Ives, solo per limitarsi ad alcuni titoli. Nell’ambito di tale repertorio risulta memorabile l’esito del Poéme de l’estase di Skrjabin, una interpretazione  tesa e coloristica come quella della suite dal balletto Le oiseau de feu di Stravinskij o la fascinosa e ieratica Ascension di Messiaen. Infine Le Stagioni di Vivaldi veramente indecenti nei tempi lenti e in rallentando enfatici dove ogni pretesa di autenticità stilistica viene accantonata senza alcun ripensamento. Ancora più irritante è l’ Ottava sinfonia (Incompiuta) di Schubert, ampollosa e involgarita. L’ultimo cd contiene registrazioni inedite di prove, testimonianze di collaboratori e interviste. Senza dubbio un prodotto importante che consente di focalizzare  la personalità di Stokowski, senza dubbio tra i maggiori interpreti del secolo scorso, anche se controverso e da rubricare, per gli irriducibili, in un ideale museo degli orrori.

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