Villanova d’Asti- Frontiere chiuse per la mamma dello sposo proveniente dal Gambia: visto negato per rischio migratorio
Non potrà certo giovare il clima propagandistico anti migranti di questi giorni alla realizzazione del desiderio di Ousman Fanneh di avere la madre alle sue nozze previste per il 3 luglio a Villanova d’Asti, dove il giovane vive da quattro anni.
Ousman è arrivato in Italia come rifugiato dal Gambia e ha trovato il suo posto nel mondo proprio a Villanova dove nel suo destino c’era un lavoro e l’amore. Il lavoro come mediatore culturale e l’amore verso Roberta Margari con la quale creerà una famiglia tra pochi giorni.
La speranza di veder partecipare la madre, Jainaba Drammehè, al suo matrimonio si è infranta di fronte al diniego del visto da parte dell’ambasciata italiana di Dakar, competente per territorio, per “rischio migratorio”. Il visto turistico della durata di 30 giorni e le garanzie prodotte da Roberta (l’atto di proprietà della casa, le buste paga per dimostrare che le spese del viaggio sarebbero state sostenute dalla famiglia) non sono state ritenute sufficienti dai nostri uffici diplomatici in Africa.
Neppure l’intervento del sindaco di Villanova, Christian Giordano, che ha scritto al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, per perorare la causa di Ousman e Roberta, è riuscito finora a sbloccare la situazione.
È una storia bellissima quella tra Ousman e Roberta – ha scritto il sindaco Giordano – ma poi c’è la burocrazia, fredda, distaccata che ingoia tutto e si dimentica che siamo esseri umani”.
E nulla hanno potuto gli appelli e la risonanza sulla stampa locale e nazionale che la comunità villanovese ha mosso a favore dei giovani sposi.
La madre di Ousman è vedova e ha altri figli e una madre cui badare in Gambia, quindi non ha nessun interesse a rimanere in Italia.
Ousman e Roberta hanno perso la speranza di avere la madre di Ousman al loro matrimonio (il tempo stringe), ma hanno voluto interpellare dei legali, perché la loro vicenda potrebbe riguardare altre persone e vogliono che siano accesi i riflettori su una palese ingiustizia.
Carmela Pagnotta