PIEMONTE ARTE: CARMAGNOLA, CHIERI, VEZZOLANO, FERRERE, RIVAROLO, LANZO, GRINZANE, BORGOMANERO…
CARMAGNOLA, MOSTRA “STANZE DELLA PITTURA”
Horiki Katsutomi, Italo Bressan, Franco Marrocco, Alessandro Savelli
mostra a cura di Giovanni Iovane
dal 26 ottobre al 25 novembre 2018
Palazzo Lomellini Carmagnola
piazza S. Agostino 17
Orario:
giovedì, venerdì, sabato 15,30 – 18,30
domenica 10,30 – 12,30 / 15,30 – 18,30
Per gruppi e scolaresche anche in altri orari su prenotazione
ingresso libero
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Carmagnola, in collaborazione con l’Associazione Piemontese Arte, presenta a Palazzo Lomellini dal 26 ottobre al 25 novembre, la collettiva Stanze della Pittura. Il titolo stanza si riferisce all’opera di quattro artisti di differenti generazioni come Horiki Katsutomi, Italo Bressan, Franco Marrocco e Alessandro Savelli che, sin dagli anni Settanta, abitano e stanno nella pratica pittorica italiana e, in questo senso, la mostra si offre come una panoramica di una determinata esperienza artistica e di una particolare pratica quotidiana della pittura. Al di là di definizioni, movimenti e tendenze oggi a ben vedere essenzialmente inattuali, ciò che conta e che viene messo in gioco, è una sorta di mondo introiettato, che l’artista proietta sulla tela. Il mondo omerico di Horiki Katsutomi, la riflessione sulle pratiche dell’astrazione di Italo Bressan, la concettualizzazione del paesaggio naturale da parte di Franco Marrocco, le concrezioni paesaggistiche di Alessandro Savelli, corrispondono a una idea e una pratica della pittura che nasce e si ripete dalle ceneri mai sopite del Modernismo. I quattro artisti, pur nelle loro differenze, abitano un fare arte e fare pittura che si muove e tuttavia rimane come un punto fermo, su quel fondo stabile e continuo che determina la pittura del 900 e ovviamente quella contemporanea. Il carattere allusivo, mitologicamente negato di Horiki Katsutomi corrisponde, mediante assonanze e corrispondenze sottili e segrete, con le velature e le cancellazioni di Italo Bressan , con le assonanze e le corrispondenze di Franco Marrocco e infine con il paesaggio stratificato di Alessandro Savelli. Stanze della pittura, si configura come un significativo, importante inciso in ciò che la pittura ancora ci mostra e ancora con forza e con eleganza determina e afferma.
Inaugurazione venerdì 26 ottobre alle ore 18,00
info: Comune di Carmagnola – tel. 0119724238
www.palazzolomellini.com – www.comune.carmagnola.to.it
CHIERI: MOSTRA DI CLAUDIO GIORIA “EMOZIONI TRA LUCI E OMBRE”
Si intitola “Emozioni tra luci e ombre” la mostra personale dell’artista carignanese Claudio Gioria, nella chiesetta di Santa Lucia vicino al Duomo, che sarà inaugurata sabato 20 ottobre alle 17. Gioria, pittore tra realismo e romanticismo, porta sulla tela atmosfere naturali incantevoli attraverso un linguaggio pittorico in cui mil colore diventa mezzo efficace con cui comunicare suggestive sensazioni. La luminosità e l’espressione visiva che si sprigionano nei suoi paesaggi riflettono la semplicità del suo animo pronto a cogliere i mutevoli sospiri della natura.
Orari mostra: 10-12,30 e 16-19,30 il 20-21 e 27-28 ottobre
TROFARELLO: OLIVA PRESENTA “LA GRANDE STORIA DELLA RESISTENZA”
La Sezione A.N.P.I. di Trofarello, in collaborazione con la Biblioteca Civica “Lelio Basso” e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trofarello, hanno organizzato per venerdì 19/10 prossimo alle ore 21, presso il Centro Culturale Marzanati, la presentazione del libro dello storico e concittadino trofarellese Gianni Oliva:
“LA GRANDE STORIA DELLA RESISTENZA”. Per il Comitato Provinciale A.N.P.I. di Torino, interverrà Renato Appiano. Durante la serata sarà infine possibile iscriversi o rinnovare la propria iscrizione all’A.N.P.I, dando così un segno concreto di sostegno, non solo alle attività che la nostra Sezione propone sul Territorio ma alla stessa causa antifascista: mai ce n’è stato più bisogno come negli ultimi tempi!
ABBAZIA DI VEZZOLANO: MOSTRA “L’ARABA FENICE”
Venerdì prossimo, 19 ottobre, alle 16.30 all’Abbazia di Vezzolano ad Albugnano (AT) si inaugura la mostra l’Araba Fenice: Riuso Funzionale, Riciclo Artistico, organizzata dall’Associazione Culturale Peppino Impastato, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali- Polo Museale del Piemonte e l’Associazione La Cabalesta. La mostra è parte di un progetto che ha l’obiettivo di sensibilizzare sul tema ambientale, in particolare sulla sostenibilità dei consumi e sulla riduzione degli sprechi e dei rifiuti. Il tema viene affrontato mettendo in mostra opere artistiche, creazioni fantasiose realizzate con materiale di scarto recuperato e riciclato, e opere di denuncia; il tutto con una particolare attenzione alla bellezza e all’ingegno umano nel trasformare un rifiuto in una risorsa. Oltre l’esposizione, aperta a tutti e gratuita, nelle tre settimane della mostra ci saranno alcuni eventi collaterali per incontrare e dialogare con i visitatori:
- sabato 27 ottobre dalle ore 15, Alice Silvestro presenterà le Pianetine, per vedere e sperimentare il metodo kokedama di creare un giardino aereo, con vasi di muschio volanti;
- domenica 28 ottobre dalle ore 14.30, il pomeriggio è un incontro con artisti e creativi e la presentazione del riciclo dei materiali nella creazione delle miniature di Anna Rosa Nicola, che per l’occasione esporrà la sua “caffetteria”. Anna Rosa Nicola, restauratrice della rinomata e prestigiosa Nicola Restauri, ha creato un presepe “senza epoca e senza stagioni” la cui esposizione nel periodo natalizio avviene proprio all’Abbazia di Vezzolano, con grande successo di visitatori.
- domenica 4 novembre ore 15 appuntamento con “Dall’economia circolare all’economia blu: presentazione dei progetti di casa passiva e del parco divertimenti dedicato al riuso” con Alberto Guggino dell’Associazione CiòCheVale e Marco Mangione per il progetto Reland dell’Associazione OffGrid Italia. Entrambi sono testimoni diretti di iniziative incentrate sulla sostenibilità. La mostra è aperta alle scuole che possono prenotare la visita contattando l’Associazione La Cabalesta: info@lacabalesta.it. Infine segnaliamo che nel 2018 l’Associazione ha avviato una nuova piccola iniziativa coinvolgendo i creativi che espongono a Vezzolano: la realizzazione di originali biglietti da visita, realizzati dai partecipanti che intendono donare ai visitatori un ricordo della loro arte e della mostra, con in più i recapiti dell’Associazione. I biglietti d’artista seguono le cartoline serigrafate su cartacce realizzate nel 2017 da Maurizio Rivetti, grande artisti, maestro artigiano e amico dell’Araba Fenice. L’Associazione continua a riciclare gli stendardi o banner promozionali delle mostre che altrimenti andrebbero buttati realizzando piccoli oggetti utili (borse, cestini, astucci, grembiuli…).
Espongono a Vezzolano: Giulio Agostino, Rita Bo, Gabriella Chiminello, Daniela Evangelisti, Roberto De Fanti, Gianni Depaoli, Margherita Fantini, Irma Fava, Margherita Fergnachino, Caterina Fiore, Mario Giammarinaro, Gianni Gianasso, Antonio La Colla, Giancarlo Laurenti, Angelo Lussiana, Maurizio Rivetti, Marco Roascio, Adriano Rosso, Marilde Saliani, Daniela Santucci, Claudia Scalera, Annarita Serra, Alice Silvestro, Cristina Tomaini, Anna Torazza. La VII edizione della mostra l’Araba Fenice è un Viaggio Onirico, intrapreso nel 2018 e che ha portato prima a Cambiano (16 settembre) e poi all’Abbazia di Vezzolano, È stato organizzato dall’Associazione Culturale Peppino Impastato in collaborazione con il Comune di Cambiano, il Mibac Polo Museale del Piemonte e l’Associazione La Cabalesta. “L’Araba Fenice: Riuso Funzionale Riciclo Artistico 2018” ha ottenuto il logo dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018. Ha ottenuto il patrocinio della Regione Piemonte, Torino Città Metropolitana, Provincia di Asti, CCS- Consorzio Chierese per i Servizi, Abbonamento Musei, Turismo Torino e Provincia, Legambiente Circolo il Platano e l’Associazione InCollina. La mostra, curata da Valeria Torazza, conserva l’impronta ideale di Gianni Cavallini, che è stato Assessore alla Cultura del Comune di Carmagnola, socio fondatore dell’Associazione Culturale Peppino Impastato e promotore dell’iniziativa. Apertura al pubblico dell’esposizione all’Abbazia di Vezzolano: 19 ottobre – 11 novembre 2018 Inaugurazione: 19 ottobre ore 16.30 Apertura: 19 – 27 ottobre da martedì a domenica ore 10.00 – 18.00 28 ottobre -11 novembre da martedì a domenica ore 10.00 – 17.00
ingresso libero
FERRERE D’ASTI: MOSTRA DI ALESSANDRA VIONE CUCCO
RIVAROLO: GAGLIARDINO, PFEIFFER E RAMELLA A VILLA VALLERO
Il tempo, lo spazio, l’ambiente, sono gli elementi determinanti del «corpus» di opere che caratterizza l’itinerario espositivo «Segni, Luci Colori», allestito nelle sale di Villa Vallero, in corso Indipendenza 104 a Rivarolo Canavese, con il contributo della Città, tra indagine concettuale e interiori riflessioni, suggestioni cromatiche e strutture metafisiche. Un itinerario che unisce tre artisti dal linguaggio diverso, ma legati da una comune tensione espressiva che emerge dalle composizioni, dalla trama dei segni, dalla capacità di «occupare» lo spazio con la materia. Una mostra, quindi, che richiama l’attenzione per l’impegno e la creatività degli autori, come si è potuto apprezzare durante l’inaugurazione con la presenza di Costanza Conta Canova, Assessore alla Cultura di Rivarolo, di Karin Reisovà, presidente di Areacreativa42, di Francesco Preverino e Maria E. Todaro in rappresentanza dell’Associazione Piemontese Arte, presieduta da Riccardo Cordero, della pittrice Angela Giuffrey e del grafico Claudio Ruffino, di fotoreporter e giornalisti televisivi, critici d’arte contemporanea e di un pubblico pronto a recepire i loro lavori. E partendo da Enzo Gagliardino si rileva una puntuale analisi intorno alle architetture urbane, alle facciate anonime dei palazzi, alla sequenza delle finestre che si aprono sul mondo con l’intenso e inarrestabile fluire della storia e della società. Nulla è affidato al caso, ma ogni dettaglio, ogni scorcio d’ambiente, ogni frammento di un’identità rivisitata diviene luogo altro per una pittura fortemente meditata, misurata. E come se Gagliardino ricomponesse sui muri di un’intera esistenza un dialogo continuo tra l’uomo e i profondi silenzi, le scansioni dei mattoni e le memorie. Un dialogo che, di volta in volta, trasforma le facciate, rigorosamente e geometricamente essenziali, nella «metafora della vita» e, anche, simbolicamente, esprime l’assenza delle persone dietro ai rettangoli delle finestre mute. E i mattoni costituiscono alcuni aspetti dell’esperienza di Johannes Pfeiffer, che Andrea Balzola ha definito «muratore e fabbro di installazioni», dove il «mattone, di preferenza manufatto artigianale, é il modulo cellulare delle sue forme». Forme che appartengono alla natura, a quel suo disegnare lo spazio con cavi di fibra sintetica, all’incontro con il granito «Un metro cubo», esposto nel parco del Castello di Racconigi, durante la Biennale Internazionale di Scultura del 2013. E sono interventi e situazioni liriche che ricreano la struttura di Santa Maria del Monastero-La Manta o il Museo dell’Opera del Duomo a Pisa. I fili di nylon diventano fasci di luce che illuminano l’interno di una antica navata, il cortile del Rettorato dell’Università torinese, e compongono, in «E la nave va», un omaggio a Giovanni Falcone. Per Giorgio Ramella l’Omaggio a Hokusai», è il filo conduttore di una ricerca in cui si delinea il suo viaggio verso l’Oriente. E i segni graffiti, l’attenzione per il maestro de «La grande onda di Kanagawa» (dalle «Trentasei vedute del Monte Fuji»), l’energia della rappresentazione, richiama i versi haiku del giapponese Fujiwara No Sadaie: «un banco di nubi/ si staccava dalla/ vetta del monte». Ramella affida alle immagini il senso di una «scrittura» dove vi è tutto il suo «immaginario come fossero fotogrammi di un racconto»(Lea Matterella). E sono nuvole lievi, aquiloni, alberi appena definiti e pesci che risalgono la corrente d’acqua, che conferiscono alla narrazione il fascino di un tempo lontano che riemerge con la forza del dato cromatico, del ricordo, di una stagione creativa che magicamente affiora dall’Oriente.
Angelo Mistrangelo
TORINO, GALLERIA AVERSA: “DA BOSSOLI A CASORATI”
Da venerdì 19 ottobre al 17 novembre 2018, presso i locali della GALLERIA AVERSA, in via Cavour 13 a Torino, avrà luogo la consueta mostra autunnale di dipinti: “Proposte 2017- DA BOSSOLI A CASORATI”. Un excursus lungo un secolo di pittura italiana e, in particolare, piemontese. Fra le opere presenti in mostra, un grande ed importante dipinto di Carlo Bossoli del 1848: “Barricate in Piazza San Babila Durante le Cinque Giornate di Milano”, oltre ad altre opere dell’artista. Un percorso cronologico che dalle opere ottocentesche di Reycend, Grosso, Delleani, Maggi, Pittara, Tavernier e altri ancora, arriva al novecento di Luigi Spazzapan con una veduta del Canale Michelotti a Torino e di Felice Casorati con una delle sue tipiche figure femminili. La pittura di altre regioni è ben rappresentata da un grande ritratto del tosco-parigino Vittorio Matteo Corcos, da un romantico, ampio acquerello del napoletano Salvatore Postiglione e da una civettuola figura femminile di Alpenore Gobbi.
Dal martedì al sabato: 10,30/12,30 – 15,30/19
TORINO, GALLERIA COSTA: PERSONALE DI AGOSTINO FERRARI
LANZO, INCONTRO SULL’EREMO
Sabato 20 ottobre alle ore 17,00 presso la Sala comunale ex ATL, Via Umberto I, 19 a Lanzo T.se ‘incontro sul tema “L’Eremo di Lanzo dalla storia gloriosa al drammatico presente: una risorsa o un problema?”, organizzato dalla Società Storica delle Valli di Lanzo con il patrocinio della Città di Lanzo Torinese. Il pregevole monumento, eretto nel XVII secolo e raffigurato in una tavola del Theatrum Statuum Sabaudiae, versa infatti in condizioni di abbandono. Come già avvenuto in occasione della Giornata FAI di Primavera del 2008, la nostra Società vuole farsi parte attiva nel sensibilizzare i rappresentanti delle istituzioni e l’opinione pubblica sull’importanza culturale, storica e artistica dell’Eremo dei Camaldolesi, così da promuovere la ricerca di soluzioni e risorse che consentano l’avvio dei necessari interventi di recupero.
MILANO: MOSTRA “IL BESTIARIO”CON LE XILOGRAFIE DI GIANNI VERNA
Giovedì 18 ottobre 2018 alle ore 17
MILANO – CASTELLO SFORZESCO – SALA WEIL WEISS
CARLO COLLODI LE AVVENTURE DI PINOCCHIO Storia di un burattino
IL BESTIARIO – Xilografie di GIANNI VERNA
L’intera opera sarà esposta nella Sala del Tesoro
Se provassimo a cercare, nella sterminata bibliografia riferita al nostro burattino, un libro che ci enumeri, racconti e descriva gli animali che Collodi ha ospitato nei 36 capitoli delle Avventure di Pinocchio, ci troveremmo smarriti tra cielo e mare, senza una luce a farci da guida. Vecchi e nuovi, pressoché tutti illustrati, con interpretazioni, sfumature e significati che sembrano inesauribili, nel catalogo della “Biblioteca Collodiana” si contano oltre 700 titoli di altrettanti illustratori del nostro eroe, registrati nei 6000 libri collegati alla vita e all’opera del suo autore. Una valanga! E allora che motivo ha Gianni Verna di intrufolarsi tra cotanto precedente sapere? Una ragione c’è, e parla un linguaggio tutto suo, quello della xilografia, la più antica e classica tecnica di stampa. Vi troviamo il Gatto e la Volpe a rappresentare l’umanità malandrina e sfruttatrice, la tavola del processo-farsa a simboleggiare l’aleatorietà della giustizia, la danza dei Ciuchini a dettare la dura legge del contrappasso. Le allegorie si susseguono senza tregua: i falsi sapienti tronfi e narcisi, i profittatori viscidi e untuosi, la generosità nel cuore dei poveri e l’avidità negli artigli dei ricchi. I riferimenti collodiani alla classicità letteraria, già riscontrati nei nomi – Alidoro protagonista dell’Amadigi di Bernardo Tasso, Melampo mitico veggente, le orecchie che fecero impazzire il re Mida –, si accompagnano a quelli inventati dallo xilografo: lo specchio di van Eyck, gli uccellacci di Goya, l’algore metafisico di De Chirico, la luce vivida della lampada di Guernica, le mani dei due protagonisti che nello stomaco del Pesce-cane si toccano al pari dell’incontro michelangiolesco di Adamo col suo Creatore. Non è un Pinocchio facile quello di Verna: non ammicca né cerca consensi o complicità; è duro, anzi, e potrebbe qua e là sembrare persino scostante, poco gentile, irriguardoso. Ma tocca punti alti di estro e di suggestione,
con l’acme nei capitoli di fondo, quando sulla vicenda prevale l’intento etico che porterà al lieto fine.
PREMIO BOTTARI LATTES GRINZANE, VIII EDIZIONE
Ecco gli appuntamenti conclusivi del Premio Bottari Lattes Grinzane:
Venerdì 19 ottobre alle ore 18 l’autore portoghese António Lobo Antunes, vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane per la sezione La Quercia, intitolata a Mario Lattes, terrà una lectio magistralis al Teatro Sociale di Alba, introdotta da Gian Luigi Beccaria e Laura Pariani.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti a partire dalle 17.15.
Info e prenotazioni: 0173.789282 – organizzazione@fondazionebottarilattes.it
https://bit.ly/2MpqO96
Sabato 20 ottobre alle ore 16.30 al Castello di Grinzane Cavour si terrà la cerimonia di premiazione condotta dalla scrittrice Sandra Petrignani (membro della Giuria Tecnica del Premio). I voti di 400 studenti di tutta Italia proclameranno il vincitore tra i cinque finalisti in gara della Sezione il Germoglio: Madeleine Thien, Yu Hua, Andreï Makine, Michele Mari, Viet Thanh Nguyen.
António Lobo Antunes riceverà il riconoscimento per la sezione La Quercia.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Info e prenotazioni: 0173.789282 – organizzazione@fondazionebottarilattes.it
https://bit.ly/2MpqO96
Inoltre vi segnaliamo che la finalista Madeleine Thien incontrerà i lettori anche a Torino per presentare il suo romanzo Non dite che non abbiamo niente (66thand2nd; traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini:
martedì 16 ore 18 presso la Libreria Il Ponte sulla Dora
mercoledì 17 ottobre ore 18 presso la Biblioteca civica Villa Amoretti.
Attraverso la ricostruzione della storia del padre della protagonista e dei suoi due amici (che in Cina combattono per rimanere fedeli ai loro ideali e alla musica), dai primi giorni della Rivoluzione culturale cinese fino agli eventi di piazza Tienanmen del 1989 a Pechino, il romanzo Non dite che non abbiamo niente compone un affresco di un Paese in continua trasformazione e una riflessione sul ruolo della politica e dell’arte nella società.
A gennaio 2019 esce in Italia la raccolta di racconti Ricette semplici (66thand2nd), il primo libro di Madeleine Thien, pubblicato in Canada nel 2001 (Simple Recipes).
TORINO, APPUNTAMENTI AL POLO DEL ‘900
Mercoledì 17 ottobre, alle 18.00 (via del Carmine 14, Sala ‘900), “La caccia. Militarizzare i confini” un appuntamento dedicato ai luoghi di villeggiatura fra Liguria e Francia che si rivelano avamposti militarizzati di frontiera, con Barbara Berruti e Francesco Migliaccio.
Polo Presente: “Razzismi”
Al via un nuovo ciclo di Polo Presente dedicato ai Razzismi organizzato dal Museo Diffuso della Resistenza. Venerdì 19 ottobre, alle 18.00 (corso Valdocco 4/a, Sala Conferenze) Evelyne Heyer (Musée de l’Homme, Parigi), partirà dalla mostra “Nous et les autres“ da lei curata al Musée de l’Homme di Parigi, per stimolare una riflessione sul ruolo dei musei nel dibattito attuale sui temi del razzismo e della xenofobia.
Nube di parole
Con il progetto Nube di parole, i termini ‘Open Data’, ‘sostenibilità’, ‘audience engagement’ e ‘community hub’ diventeranno 4 voci d’enciclopedia pensate anche per chi lavorerà nel settore culturale. La co-scrittura della prima voce, Open data, inizia il 9 ottobre e finisce l’8 novembre. Nube di parole è un progetto di CheFare, WeMake, Centro Studi del Presente nell’ambito del bando Polo del ‘900 della Compagnia di San Paolo.
Gli eventi in programma al Polo del ‘900
Scopri tutti gli eventi in programma al Polo del ‘900. La prossima settimana, fra le attività in agenda, puoi partecipare, tra gli altri, agli incontri: “Il problema del potere. A partire da Norberto Bobbio” a cura del Centro studi Piero Gobetti; “Linee rosse. Mappe per capire il mondo” con Federico Rampini, per il ciclo Spotlight di Biennale Democrazia e 900 Giovani; “Giovani, arti e professioni creative” per il progetto La Piattaforma. La Città Nuova.
Le mostre in corso al Polo del ‘900
Shamal soffia su Torino
Da mercoledì 3 a giovedì 18 ottobre, in un’unica esposizione si incontrano la fotografia, la scultura e la pittura partendo dalle fotografie della fotoreporter di guerra Andreja Restek che descrivono il devastante impatto della guerra sulla popolazione civile siriana.
The Storm.
Da lunedì 15 ottobre a giovedì 8 novembre, una mostra fotografica di Ugo Lucio Borga a cura di Paola Meliga Gallery e Six Degrees. La guerra pone gli uomini di fronte a contraddizioni insuperabili. Fotografare gli esseri umani che ne sono travolti prevede un’intromissione, una frattura dei codici comportamentali che istintivamente applicano.
La bellezza ritrovata – A shot for hope
Da sabato 20 ottobre a domenica 4 novembre, una mostra fotografica di Charley Fazio e dei bambini rifugiati siriani a cura di Titti Di Vito e sostenuta dall’Associazione Joy for Children APS, in collaborazione con l’Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini. La mostra nasce durante le missioni umanitarie svolte dall’Autore nella cittadina turca di Kilis.
You(th) Vision: Becoming Adult Today
Da giovedì 4 a giovedì 18 ottobre 2018 le foto più rappresentative sul tema del lavoro e distacco dalla famiglia in Europa e in Italia, realizzate attraverso il concorso fotografico internazionale You(th) Vision.
12 giugno 1940
Dal 12 giugno al 30 dicembre 2018, presso il rifugio antiaereo del Museo Diffuso, un percorso dal suggestivo impatto scenografico che accompagna il visitatore verso un’esperienza di realtà virtuale.
Il Polo del ’900 è un centro culturale aperto alla cittadinanza e rivolto alle giovani generazioni e ai nuovi cittadini. A Torino, in più di 8.000 mq. il Polo del ‘900 accoglie un museo, spazi per eventi, mostre e performance, una biblioteca, aule per la didattica, un’area bimbi, sale conferenze, un cinema all’aperto e un minicinema. Coprogettato e sostenuto dal Comune di Torino, dalla Regione Piemonte e dalla Compagnia di San Paolo, il Polo del ‘900 è la casa di 19 Enti Partecipanti che rappresentano un punto di riferimento nella ricerca storica, sociale, economica e culturale del Novecento e nella salvaguardia dei valori della resistenza, della democrazia e delle libertà.
CASTELLO DI MIRADOLO, MOSTRA “AUGUSTO CANTAMESSA. FOTOGRAFIE”,
Sabato 10 novembre, alle ore 14, al Castello di Miradolo aprirà al pubblico la mostra “AUGUSTO CANTAMESSA. FOTOGRAFIE”, curata dalla Fondazione Cosso. La più ampia mostra retrospettiva mai dedicata al Maestro: un progetto della Fondazione Cosso, per celebrare il grande fotografo recentemente scomparso, realizzato con la collaborazione di Bruna Genovesio e Patrik Losano, curatori del patrimonio fotografico di Augusto Cantamessa. Oltre 70 fotografie, in bianco e nero, stampate sia in modern print che vintage, tra cui diversi inediti. Roberto Galimberti, con il progetto artistico Avant-dernière pensée, darà vita a una colonna sonora dedicata, un racconto in musica per esprimere il legame di stima e vicinanza consolidatosi nel tempo con il fotografo. Lo speciale allestimento Da un metro in giù, ideato e realizzato da Fondazione Cosso e Avant-dernière pensée, suggerirà al pubblico una nuova prospettiva di osservazione, stimolando la scoperta delle opere, anche da parte dei più piccoli.
BORGOMANERO: MOSTRA “L’ORDINE E IL CAOS”, OPERE DI: VINCENZO MASCIA
Galleria Borgoarte – Borgomanero, 20-10-2018 / 17-11-2018. INAUGURAZIONE: sabato 20-10-2018 Galleria Borgoarte dalle ore 18.00. PRESENTAZIONE: Gioia Cativa
L’arte di oggi è veloce, quasi fugace, in continuo movimento perché risponde ad una società altrettanto mutevole e tecnologica, dove spesso la spettacolarizzazione diventa più importante del
concetto. Eppure, come già anticipato l’arte custodisce i suoi ricordi e spesso si ripropone in modi più “classici” senza però tralasciare la componente concettuale. Il Madì è un movimento artistico che nasce in Argentina nel 1946 per iniziativa di Gyula Kosice, Carmelo Arden Quin, Rhod Rothfuss. Nelle intenzioni originarie vi era l’intento di comprendere tutte le forme di espressione artistica. Con ciò intendevano incidere sulle arti plastiche, pittoriche, musica, letteratura e qualunque forma di espressione potesse essere definita artistica. Il nucleo centrale del Madí era ed é lo studio dello spazio geometrico e il movimento reale in un’opera artistica, nonché la continuazione della pittura nella storia dell’arte. È un movimento che affonda le sue radici dal Costruttivismo, dove se nel primo si cercava un’arte che esaltasse la tecnologia e le parti che la
componevano evidenziando anche il progresso industriale, il Madì cerca di rappresentare la realtà in modo alternativo, creando un’arte costruita che nasce dall’azzeramento linguistico e formale, rompendo comunque con la tradizione, anche se in modo meno spettacolarizzato. Parte anche dall’assunto, già principio cardine del Costruttivismo, che nessuna forma esiste a priori; l’arte non rappresenta, non significa e non fa riferimento a simboli. L’oggetto non rimanda ad altro ed è
autosignificante. Esponente di questa corrente artistica così particolare è Vincenzo Mascia, artista molisano di Santa Croce di Magliano che, nato architetto ha seguito un percorso suo naturale che lo ha portato ad essere anche un artista. I suoi lavori sono un chiaro esempio di come, oggi, si muova il Madì dove nelle opere riscontriamo la volontà di un’espressione estetica nuova, consona ai programmi di modernizzazione della società attuale e che rivela la sua natura di architetto. Lui stesso afferma di amare la sintesi, il lavorare cercando il minimo sforzo e concentrandosi su pochi elementi che diventano intercambiabili, mostrando le infinite possibilità associative. Ha studiato architettura ed e rimase colpito dalle lezioni di Filiberto Menna, teorico della pittura analitica degli anni Settanta. Ciò che colpì Mascia dando vita ad un percorso di sviluppo “materiale” fu ciò che la pittura analitica si proponeva, ossia di analizzare tutti i componenti materiali della pittura,
trasformando la stessa in oggetto di esame. Questo ha portato Mascia verso un’arte che fosse minimale, organizzata e progettata, come la sua natura di architetto tradisce e dagli anni Ottanta in poi la sua produzione ha toccato varie fasi di sperimentazioni. Creando opere strutturate con singoli elementi messi a nudo e in evidenza, Mascia inizia un primo periodo, successivo a quello dadaista dove la sua arte è un po’ più libera prima di trovare una via da percorrere. Questa fase di primo Madì mostra dei lavori dove sembra si stia giocando con una doppia spazialità, dove le forme geometriche nettamente definite si assemblano in quella che mi piace definire zona mista, tra una composizione dada e una visione proiettata verso l’altro, verso una nuova forma di rappresentazione che nasce dalla volontà di evidenziare le singole parti.
Le opere di questa prima fase ricordano un Malevic ai tempi del suo Suprematismo, di quella ricerca che volgeva lo sguardo alla plasticità e ai fondatori del Neoplasticismo, nel quale si annulla la realtà oggettiva dando valore esclusivamente a forme e colori. Vincenzo Mascia, pertanto, “assembla” in sé tutte queste linee guida e si addentra in una ricerca assolutamente personale che lo fanno presto diventare un vero rappresentante del Madì. Però, se si osserva la prima fase
produttiva dell’artista molisano, ad un occhio attento non potrà sfuggire anche il citazionismo a Lucio Fontana. Il richiamo all’artista argentino non è solo un emulare, ma un comprendere e sviluppare la nuova idea di spazio che Fontana aveva scoperto con i suoi tagli. Le fenditure della tela erano il risultato di una ricerca che voleva andare oltre la bidimensionalità,
annullando la stessa. Qualcosa che sembrava impossibile ma che Lucio Fontana è riuscito a realizzare; oltre quei tagli vi era un’altra realtà, dimensione, spazio eterno che rendeva il perimetro della tela completamente nullo. Un nuovo principio di spazialità era entrato nell’arte, una tridimensionalità illusoria che non aveva bisogno di materia per esprimersi, ma che si manifestava attraverso un “passaggio”, un varco nella superficie per eccellenza. Mascia rimane profondamente
ispirato da questo principio tanto da lavorare una serie di opere che rappresentano varie “angolazioni” di taglio proposte in modo plastico, geometrico e schematizzato. Il lavoro di Mascia è un lavoro di “comunione” fra varie linee guida che riesce ad esprimere attraverso forme e colori. Progetta l’unicità, l’essenzialità ed il rigore attraverso i segni o i frammenti mostrando un approccio razionale e progettuale, che mostra la sua formazione di architetto ma, dobbiamo stare molto
attenti a scindere l’architetto dall’artista. Il primo lavora e progetta per il dopo, mentre il secondo genera per il momento, per la situazione contingente, non vi è una proiezione futura se non esclusivamente quella presente. I frammenti, i segni, le singole parti e gli “accenti” si incontrano, si abbracciano, si scontrano e viaggiano su superfici che sembrano aperte come nelle “strutture caotiche”, nel quale assistiamo ad un groviglio di forme che sembrano “esplodere” davanti lo sguardo dell’osservatore.
Borgo Arte corso Mazzini, 51 – 28021 Borgomanero (No)
Tel/fax 0322 834262 cell.: 333-8093905 email: galleriaborgoarte@gmail.com
orari:
Galleria Borgo Arte
mercoledì, giovedì dalle 16.00 alle 19.30
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30
domenica su appuntamento