PIEMONTE ARTE: CHIERI, ZAGO, FONTANA, “AD ACQUA”, RAO, DEMARCHI, BIONDI

 

CHIERI, MUSEO DEL TESSILE: MOSTRA: “DIRITTO AL BELLO. SENSO ESTETICO E MODA QUANDO SI HA UNA DISABILITÀ”

Apertura 24 Novembre 2018 fino al 1 Dicembre 2018.

Museo del tessile – Porta del Tessile a Chieri in via Santa Clara angolo via Broglia.

Vernissage: Dalle 17.00 fino alle 20.00 di sabato 24/11.

Gli orari di apertura sono: Dalle 10 alle 12 il Lunedì e Giovedì, il Martedì dalle 15 alle 16.30.

Ingresso: Offerta Libera

Si dice che anche l’occhio vuole la sua parte. Che cosa vogliono dire senso estetico e moda quando si ha una disabilità? Ogni mattina ognuno di noi sceglie i propri vestiti. Ciò che indossiamo è un primo segnale di identità che mandiamo alle persone che ci circondano, è dunque una parte importante di quello che ci rappresenta esteriormente. L’attività di riciclo di materiale tessile, merceria e refusi industriali, “Scarto Matto” in collaborazione con BATNA ha risposto proprio a queste domande. Attraverso il progetto “Dritto al bello” ha dato ai partecipanti la libertà di esprimere il loro gusto in completa originalità. Giocando sul significato della parola; si parte dall’origine, da dove provengono le stoffe, sino al connotato creativo del termine con la creazione dei modelli. La mostra che racconta il percorso fatto dagli utenti, inaugura Sabato 24 Novembre 2018 nella sede del museo del tessile – Porta del Tessile a Chieri in via Santa Clara angolo via Broglia. Le porte apriranno al pubblico dalle 17.00 fino alle 20.00 di sabato sera. Alcuni dei partecipanti del Punto Rete area Caselli,  del consorzio dei Servizi Socio – Assistenziali del Chierese, hanno esplorato tutti gli aspetti del design di moda. Dalla ricerca iconografica alla progettazione, sino alla confezione finale degli abiti. Il percorso guidato dalle stiliste Arianna Merlo e Giulia Nota con il supporto delle educatici Monica Pinato e Manuela Conti, ha infine dato vita alla mostra dei lavori degli utenti, immortalati negli scatti della fotografa Elisa Parrino. Il progetto che si è  svolto nell’atelier creativo “Scarto Matto” e nello studio Torinese delle BATNA, ha raccolto il materiale di scarto di alcune aziende del territorio della provincia di Biella, di Chieri e di Alba. Tra le ditte che hanno collaborato donando i loro scarti ci sono: la ditta Corte di Chieri, Tessitura Rivese di Riva presso Chieri, filatura di Trivero a Gaglianico (Biella), ditta Miroglio di Alba.

I lavori saranno tenuti in esposizione sino al 1 Dicembre 2018. Gli orari di apertura sono: Dalle 10 alle 12 il Lunedì e Giovedì, il Martedì dalle 15 alle 16.30.

 

IL CHIERESE LEONARDO ZAGO ESPONE A VEZZA D’ALBA

L’artista chierese Leonardo Guerrino Zago  esporrà una decina dei bassorilievi a Vezza d’Alba, fino al 26 novembre, in occasione della locale Fiera del Tartufo. Tra le opere esposte, una che rappresenta i ruderi dell’antico castello di Vezza, che sarà poi esposta nella sala della locale Confraternita. La mostra rientra in un percorso culturale a sfondo didattico con il coinvolgimento degli studenti delle scuole della zona.

 

 

 

 

 

 

CHIERI: SULLE ORME DEL LEONE, GLI EX LIBRIS DELLA COLLEZIONE CARLONE

Nei locali dell’Oratorio di San Filippo, dal 24 novembre al 16 dicembre 2018, una mostra esporrà 100 originali di ex libris tratti dalla collezione del chierese Prof. Nicola Carlone, una delle più importanti collezioni di ex libris in Europa.

Inaugurazione sabato 24 novembre ore 17

Orari apertura sabato e domenica 10 – 13 | 16 – 19

 

 

 

 

 

MOSTRA “IN LENTO APPARIRE” DEL CHIERESE STEFANO FONTANA

Mostra “In lento apparire”, personale dell’artista chierese Stefano Fontana L’esposizione è allestita nello spazio Mutabilis, in via dei Mille 25/c a Torino, dal 27 novembre al 15 dicembre 2018.

Inaugurazione martedì 27 novembre 2018 dalle ore 18.00

A due anni da TEXTURE, mostra tenutasi nella Cripta di San Michele Arcangelo a Torino,  Fontana espone una serie di tempere e acquerelli su carta intelata. Il suo lavoro viene presentato in catalogo con uno scritto da Ettore Ghinassi che partendo da un’intuizione di Leopardi sul concetto di “sublime” pone l’accento su ciò che compone l’opera d’arte stessa : “… le immagini delle quali non sia evidente la ragione ma quasi nascosta, e tali che elle paiono accidentali e non procurate dal poeta in nessun modo, ma quasi ispirate da cosa invisibile e incomprensibile…” Zibaldone ( I, I06 I ) “Di questa intrusione, di questo puro accadere che trama l’impensato sull’ordito del pensato ( del quale fa esperienza ogni pittore che non si alzi al mattino per finire giudiziosamente il lavoro lasciato interrotto la sera prima ) ho discusso molte volte e a lungo con Stefano… ”  Nel suo sperimentare “…non si tratta di realismo o naturalismo, né di una qualche maniera aggiornata di neo-figurazione ; soprattutto nelle opere recenti, sul tema dell’acqua che da tempo lo affascina, la sua ricerca si muove sempre di più verso una figuratività prosciugata, smagrita, condensata in una grafia quasi astratta, spoglia di qualsiasi traccia di rappresentazione analogica…il suo sviluppo è un processo di sottrazione, di riduzione dell’immagine al suo disegno nascosto, alle sue nervature, alle sue linee di forza, come in un corpo al suo sistema nervoso, alle ramificazioni dei vasi e delle arterie. Ne emerge, per calcinazione del superfluo, una calligrafia pittorica raffinatissima, vigilata dalle sue ossessioni: l’amatissimo Friedrich, la pittura Edo e Meji, i prodigiosi fogli di un anonimo pittore cinese del XIII secolo. E sempre per evitare equivoci, un “purovisibilismo” radicale…”

 

PINACOTECA ALBERTINA: MOSTRA “AD ACQUA”

A cura di Marcella Pralormo e Daniele Gay

Pinacoteca Albertina, dal 1 dicembre 2018 al 27 gennaio 2019

La Pinacoteca Albertina presenta la mostra “AD ACQUA. L’acquarello all’Accademia Albertina e in Piemonte dal Novecento a oggi”, curata da Marcella Pralormo, direttrice della Pinacoteca Agnelli e da Daniele Gay, docente di tecniche grafiche dell’Accademia Albertina. In Piemonte esiste una tradizione dell’acquerello che affonda le proprie radici nell’Ottocento, quando la tecnica dell’acquerello si diffonde dall’Inghilterra e viene portata a livelli altissimi in Piemonte da artisti quali Bagetti e De Gubernatis. La tradizione prosegue nel Novecento e sono ai giorni nostri: la mostra intende raccontare come questa tecnica sia viva e attuale ancora oggi e come sia stata praticata da insegnanti e allievi della Accademia Albertina e da molti artisti torinesi, raccontandone lo sviluppo dalla seconda metà del Novecento a oggi. La mostra prende avvio dalla generazione dei grandi maestri dell’acquarello della seconda metà del Novecento: Mario Calandri, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, Francesco Franco. Questi artisti hanno contribuito a innovare l’acquarello, ciascuno con un linguaggio originale e specifico. Grazie a loro l’acquarello riacquista significato ed esprime contenuti e tematiche contemporanee. Calandri rinnova la natura morta, Saroni e Soffiantino si dedicano alla pittura di paesaggio e di natura attraverso segni aggrovigliati e textures nuove; Francesco Franco rivisita il paesaggio in senso introspettivo, in bilico tra astrazione e figurazione. Saranno esposti alcuni esempi di artisti piemontesi che si sono concentrati sul cogliere la semplicità della natura, del paesaggio e degli oggetti: Francesco Casorati, Ettore Fico, Francesco Tabusso, Mauro Chessa, Nando Eandi. La mostra presenterà acquerelli di generi diversi: dal carnet de voyage, all’acquarello naturalistico, dal ritratto al paesaggio, dai dipinti di interni, agli acquerelli astratti. Artisti più maturi esporranno i propri acquerelli accanto ad artisti giovani, per far capire che la tradizione prosegue e si rinnova, attraverso tematiche molto diverse tra loro e tecniche nuove. Particolare spazio verrà dato agli artisti della generazione “di mezzo”, artisti maturi, 50 enni, che vale la pena di considerare oggi, in quanto hanno rinnovato la tradizione dei maestri, raggiungendo livelli qualitativi molto elevati. Saranno esposti gli acquarelli inondati di luce di Anna Lequio, le nature morte e gli interni bui e intensi di Sandro Lobalzo e quelli abitati da bambine di Titti Garelli, i paesaggi immaginari di Daniele Gay. La pittura naturalistica sarà rappresentata da acquarelli di Nick Edel, Cristina Girard, Anna Regge. L’acquarello viene utilizzato da alcuni artisti per i ritratti e la rappresentazione della figura umana, ad esempio il lavoro di Paolo Galetto sarà esposto accanto ai volti immaginari di Ugo Giletta, e del più giovane Stefano Allisiardi, allievo di Daniele Gay. Un carnet de voyage di Stefano Faravelli racconterà questa tradizione, mentre il paesaggio contemporaneo sarà rappresentato dai piccoli acquerelli di Galliano, dai monocromi di Pusole, dai condomini di Gosia Turzeniecka, dalle vedute torinesi di Piera Luisolo, dai paesaggi con figure immaginarie di Andrea Gammino. Saranno esposti esempi di acquerelli astratti e contemporanei di artisti quali Giorgio Griffa, che lavora sul rapporto tra segni, suoni e colori, Andrea Massaioli, autore di acquerelli in cui prevale il blu oltremare, e Ada Mascolo, che con l’acquerello crea installazioni e sequenze di immagini sul tema del femminile. Conferenze sulla tecnica dell’acquarello e workshop a pagamento saranno organizzati nel corso della mostra, per contribuire alla diffusione della conoscenza di questa tecnica anche presso il grande pubblico.

Artisti in mostra:

Stefano Allisiardi, Mirko Andreoli, Mario Calandri, Francesco Casorati, Mauro Chessa, Fernando Eandi,

Nick Edel, Stefano Faravelli, Ettore Fico, Francesco Franco, Paolo Galetto, Daniele Galliano, Andrea

Gammino, Titti Garelli, Daniele Gay, Ugo Giletta, Cristina Girard, Giorgio Griffa, Anna Lequio, Sandro Lobalzo, Piera Luisolo, Ada Mascolo, Andrea Massaioli, Pierluigi Pusole, Anna Regge, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, Francesco Tabusso, Gosia Turzeniecka.

La mostra è compresa nel percorso di visita della Pinacoteca Albertina, con i relativi biglietti:

intero € 7,00; ridotto € 5,00 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, studenti universitari fino ai 26 anni,

convenzioni; gratuito under 6 anni, insegnanti, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card.

Pinacoteca Albertina, via Accademia Albertina 8 Torino

0110897370 – pinacoteca.albertina@coopculture.it

www.pinacotecalbertina.it

 

TORINO: IL DESIGNER GIANFRANCO RAO A PALAZZO SALUZZO PAESANA

Nelle prestigiose sale di Palazzo Saluzzo Paesana, in via della Consolata 1/bis, a Torino, è aperta dal 17 al 19 novembre, con orario 11-20, la mostra «Stoffe e colori che passione» del designer Gianfranco Rao. Un appuntamento da non perdere per cogliere i vari aspetti della sua attività tra l’alta tradizione sartoriale e la pittura. In ogni caso, il colore è l’assoluto artefice delle composizioni, dei progetti per le collezioni made in Italy, di un dipingere dal pulsante espressionismo: «Quando stendi i colori sulla tela – suggerisce l’autore – subito si riconoscono e iniziano a danzare nella tua fantasia, e tu capisci che stai iniziando a scrivere una storia, che non sai ancora quale sarà, ma senti che ti riempie di energia ed emozione». Un’emozione che si avverte osservando le tele «Target» e «Il mio mondo 2», con tessere musive che vibrano nello spazio, «Snake skin» e «Cattedrale». Quest’ultima ricorda il fascino delle vetrate policrome delle cattedrali gotiche. E dalla astratta e raffinata resa del soggetto, affiora il senso di una personalissima ricerca che, scrive in catalogo Ugo Nespolo, si identifica con «un vasto repertorio di suggestioni pittoriche…di una vasta cultura figurativa che ritroviamo in tutti i suoi lavori artistici come una sorta di tempo della memoria fatto di citazioni più o meno scoperte, di atteggiamenti, e stili rivisitati…». La trama dei tessuti, la materia-colore, l’elegante disposizione dell’immagine, concorrono a delineare il discorso di Gianfranco Rao, che emerge dalle pagine di un diario ricco di annotazioni, di ripensamenti, di essenziali parole che annunciano la «Foresta 2», l’assemblage «Equilibrio incerto» e un geometrico «Diamante» che evoca i versi di un haiku del poeta giapponese Kawabata Bosha: «Come un diamante/ sulla pietra – una sola/ goccia di rugiada».

Angelo Mistrangelo

 

FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO: AT THE CROSSROADS OF DIFFERENT PASTS, PRESENTS AND FUTURES

Simon O’Sullivan | Mohamed Abdelkarim | Nicoline van Harskamp

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

via Modane, 16 Torino

21 novembre 2018, h. 18:30 – 21:00

The Institute of Things to Come inaugura l’edizione annuale 2018-2019 del programma, TERRA INCOGNITA, il 21 Novembre con At the crossroads of different pasts, presents and futures, una serata di lectures, performances e video-proiezioni alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Il termine “Terra Incognita” veniva utilizzato nella cartografia antica per indicare quelle terre non ancora esplorate. Per questa edizione, The Institute si è servito di questo riferimento come punto di partenza speculativo, per riflettere su territori e mondi inventati da artisti, che sono serviti come siti letterali o metaforici di sovversione, anti-autoritarismo, utopia e fantasia. L’evento di apertura del programma annuale, At the crossroads of different pasts, presents and futures riflette sulle rappresentazioni standardizzate delle narrazioni storiche, sull’intrecciarsi di differenti piani temporali e sulla trasmissione come potenziale forma di resistenza a strutture di potere. Gli artisti invitati, Simon O’Sullivan, Mohamed Abdelkarim e Nicoline van Harskamp abitano mondi costruiti con logiche del tutto personali, luoghi dove comunità immaginarie, personaggi inventati e figure storiche intrecciano le loro vite per produrre contro-narrazioni che raccontino l’esistenza di paesaggi e temporalità fantastiche. L’artista Simon O’Sullivan discute di mito-poesis, mito-scienza e mito-tecnica interpretando la finzione come una strategia contro l’attuale terreno politico che utilizza tecniche post-fattuali dominate dalla post-verità; Nicoline van Harskamp presenta il suo film PDGN che racconta di un futuro non controllato da governi nazionali o corporazioni globali, dove un nuovo linguaggio si sta sviluppando tra gli individui attraverso tecniche di auto-istruzione volontaria; infine l’artista Mohamed Abdelkarim mette in scena When it comes to truth I wouldn’t dare to tell it, un’antologia narrativa e fittizia costituita da aneddoti, poesie, canzoni, drammi radiofonici che rileggono la Storia ed il suo impatto su differenti aspetti sociali.

 

TORINO, ARCHIVIO DI STATO: I «FILOSOFI» DI ROBERTO DEMARCHI

Alla presenza di Elisabetta Reale, Direttore dell’Archivio di Stato di Torino, in piazza Mollino 1, si è inaugurata la mostra personale di Roberto Demarchi, intitolata «Alle Radici. L’origine del pensiero in astrazione» (aperta sino al 30 novembre). Architetto, docente di Storia dell’Arte, pittore formatosi sotto la guida di Riccardo Chicco, Roberto Demarchi propone nelle ampie sale dell’«Archivio» nove grandi tavole astratte, che si riferiscono ad altrettanti filosofi «forse superficialmente chiamati presocratici», ma sicuramente personalità di assoluto rilievo culturale: da Talete a Anassimandro e Anassimene, Pitagora, Empedocle, Eraclito, Parmenide, Anassagora e Democrito. Il percorso espositivo, si sviluppa secondo un’impostazione che permette di entrare in sintonia con le rigorose strutture compositive, con un vibrante dato cromatico e una scrittura che libera nello spazio un segno intenso e intensamente evocativo. La luce che emerge dal fondo dei dipinti, la misurata resa del colore, l’energia di una sottesa spiritualità, concorrono a creare il fascino delle opere esposte, dove gli azzurri, i rossi mattone, i gialli e i verdi, partecipano alla definizione delle meditate e controllate immagini.  E «questi nove quadri – suggerisce Roberto Demarchi – mai esposti in precedenza, si ricollegano al ciclo «Perì Physeos» (Sulla Natura) che nasce nel 2001». Un ciclo corredato da una serie di determinanti contributi letterari ed artistici che uniscono il filosofo Emanuele Severino a Yves Bonnefoy, Titos Patrikios ai versi di Andrea Zanzotto: «Qual mai ALTAVISTA d’architetto/ e mago di colori crudi e cotti/ dei materiali, e della lor potenza/ avrebbe meglio colto i segreti che dal fondo di ogni fondo/ ispirando s’insinuano?». Una ricerca, quindi, quella di Demarchi, che esprime una interiore visione del «mistero dell’esistere», un’esperienza in cui cultura visiva, filosofia e materia-colore concorrono a delineare un pensiero che ha attraversato i secoli, la storia e il tempo per consegnare e consegnarci l’essenza di «tavole» permeate da un senso di lirica narrazione.

Angelo Mistrangelo

 

CANELLI: “MIRABILIS. ANGELI, ARCANGELI E ALTRE STORIE”

RICORDO DI ADRIANA BIONDI: DA POETICHE INTUIZIONI

Sfogliare le carte, i fogli di grafica, le immagini impercettibili di Adriana Biondi e come scoprire un territorio inesplorato, un singolare mosaico di poetiche intuizioni, un luogo altro della realtà quotidiana, che si può cogliere nella mostra omaggio allestita dall’Associazione Culturale «Senso del Segno», in via Duchessa Jolanda 34 a Torino, sino al 29 novembre. E in questa direzione, in questo riconquistare un tempo lontano e inarrivabile, in questo entrare all’interno del suo pensiero, per quanto sia possibile, si coglie il senso di un’intera esistenza che la pittura rivela attraverso le sequenze di una rappresentazione raffinata, lieve, sospesa nell’atmosfera. Una rappresentazione che nasce e prende forma lungo gli itinerari della memoria, delle letture, della luce che accende i versi dei suoi haiku («Asfalto/ il marciapiede e il muro/ quattro viole/ viola»), che Paola Gloria Capanna ha incontrato sulle pagine di un personalissimo diario di sogni, di incantamenti, di emozioni purissime, rivelatrici. Il suo discorso unisce, quindi, scrittura e segno, colore e parola, i versi dei poeti giapponesi e il fascino di una interiore visione: «In cielo/ un lampo./ Nel buio della notte/ stridere degli aironi/ in volo» (Matsuo Basho 1644-1694). Ritorna al «Senso del Segno» il ricordo di una stagione artistica mai conclusa, ma sempre presente nel silenzio notturno della città, nelle strade illuminate dalle prime luci dell’alba, nella suggestione di un incontro, di un sorriso, di una frase letteraria che si fa storia: «Silenzio/ graffia la pietra/ la voce delle cicale» (Matsuo Basho). In Adriana Biondi si avverte una musicaltà espressiva che affiora dalle linee compositive, dal delicato dato cromatico, da un oggetto, da una grande foglia e da un semplice chicco d’uva disegnato secondo una cadenza «Tal quale una parola/ mangia un chicco d’uva/ un altro/ e un altro ancora» (Nakamura Kusatao 1901-1983). E’ dimostrato – ha scritto Adriana in una lettera del 1997 – «che si può scrivere tutto poeticamente», mentre se il testo è «estremamente comprensibile com’è rischia di farsi leggere tutto intero». E così le opere esposte parlano di bianche farfalle e di papaveri («Macchie di rosso/ feriscono il grano:/ papaveri» di P.G. Capanna), di viole e rose, grano, giardini, lune d’autunno e dell’incedere di un’impalpabile ombra evocativa che affiora dalla poesia di Taneda Santoka (1882-1940):«E’ la mia/ questa figura di spalle/ che se ne va nella pioggia?».

                                              Angelo Mistrangelo