PIEMONTE ARTE: CHIERI, BENSO, LEVI, BORGOMANERO, MONFORTE, BIELLA, ALESSANDRIA…

 

CHIERI, ORATORIO SAN FILIPPO: GLI EX LIBRIS DI NICOLA CARLONE

Alla presenza del Sindaco di Chieri Claudio Martano, di artisti come Michele Sicchiero e un folto pubblico, è stata presentata nell’Oratorio di San Filippo la mostra «Sulle orme del leone», composta da una collezione di pregevoli Ex Libris di Nicola Carlone, esperto e collezionista chierese (sino al 16 dicembre, orario:sabato e domenica 10-13/16-19). E gli «Ex libris» appartengono alla storia della civiltà, all’evoluzione della società, al fascino indiscusso di una immagine essenziale, simbolica, immersa nello spazio della memoria. Un’immagine che Nicola Carlone ha cercato, raccolto e trasmesso attraverso le pagine del catalogo-volume «Sulle orme del leone, Edizioni Gaidano&Matta (2018) che è documento e testimonianza di una collezione interamente dedicata al «Leone». Una collezione del tutto singolare, caratterizzata da una ricerca che idealmente unisce i segni tracciati dagli uomini preistorici sulle rocce della Grotta Chauvet alla Grande Sfinge di Giza, dalle fiabe di Fedro e Esopo(«Il leone va alla guerra») al culto del leone nella civiltà cinese, dove la «Danza del Leone» favorisce, con l’anno nuovo, l’arrivo della fortuna e protegge gli uomini dagli spiriti negativi. Vi è, quindi, nella suggestiva sequenza degli «Ex libris» il clima di una profonda narrazione che dai cani-leoni guardiani dei templi giapponesi alle morsure delle incisioni, comunica il senso di una particolare interpretazione del soggetto in «uno spazio di libertà in pochi centimetri quadrati»(Gastone Mingardi) e, in estrema sintesi, sottolinea il valore «di un’intimità lirica e introspettiva» (Fiorenzo Degasperi). In tale angolazione, l’appassionato impegno di Nicola Carlone si traduce in una serie di raffigurazioni, di piccole «opere d’arte», di frammenti di una realtà rivisitata e tradotta mediante una «scrittura» che stabilisce una determinante connessione tra iconografia e ironia, spontaneità d’esecuzione e linguaggio. E così il rapporto tra i bambini e il leone, la forza e la sua fiera presenza dinanzi al Palazzo d’Estate a Pechino e la nobiltà del Leone di marmo ad Ascoli Satriano, stabilisce un legame tra le tradizioni culturali dei singoli paesi e, contemporaneamente, rivela la bellezza di un’immagine elaborata con l’impiego della xilografia, delle acqueforti e acquetinte, delle preziose punte secche, sino alla maniera nera e alle serigrafie e litografie. E ogni segno, ogni tessitura, ogni trama dalla sottile grafia, determina l’essenza di una rappresentazione che ricrea il profilo di un leone o la grande criniera o il regale Leone di San Marco (Leone Alato) a Venezia, che «occupa» una «piazza di pura pietra e pura idea,/ sotto il cielo di zinco e fumo e quarzo» (Diego Valeri, «Poesie», Arnoldo Mondadori, 1967). Un segno che è codice, alfabeto, simbolo a cui Nicola Carlone affida la «costruzione» di un itinerario quanto mai ricco di impressioni, scansioni, scorci d’ambiente, che si snodano lungo un percorso comprendente circa duecento autori internazionali: dal bulino di Ven Zoltan alle pagine incise (acquaforte)da Giacomo Soffiantino, Daniele Gay e Paolo Rovegno, alle maniere nere di Alberto Rocco e all’«Ex libris» di Vincenzo Gatti. E attraverso il confronto fra l’artista e lo spazio e la tecnica utilizzata, emerge il dialogo che coinvolge le linee e le immagini evocate da Yuri Jakovenko, Kalinovich Konstantin, Antanas Kmielauskas, Yuri Nozdrin, Maurizio Sicchiero e Remo Wolf, solo per citare alcuni degli autori riprodotti insieme alle «etichette» di Elena Carlone e Nicola Carlone. E gli «Ex-libris», che personalizzano i libri conservati dai collezionisti o negli scaffali delle biblioteche, diventano il segnale e il contrassegno di questa affascinante raccolta che esprime l’incanto di una lieve, nitida e sorprendente iconografia del leone delineata in atmosfere limpidamente definite e accuratamente interpretate.

 

                                               Angelo Mistrangelo                           

 

 

MARIA ROSA BENSO ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA

Lo spazio espositivo dell’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, ospita, sino al 15 dicembre, la mostra personale della pittrice Maria Rosa Benso intitolata «Haiku: La poetica del segno»(orario apertura:lunedì-venerdì 10-18, sabato 10-13, Info:eventi@abnut.it). Una poetica scandita da una visione in cui sul mare s’alza la luna lieve, immateriale, splendente nel silenzio della notte, nell’attesa dell’alba, nel fluire delle stagioni come lieve è il segno che percorre una tela, un foglio di carta, una macchia di china che esprime una segreta riflessione. E dai versi del poeta giapponese Masaoka Shiri (1869-1902), si coglie il senso di una ricerca che ha il valore di un’interiorità rivelata: «Da lontananze/ di freschezza-sul mare/ s’alza la luna». Un’interiorità che in Maria Rosa Benso segna il cammino di una pittura legata a una meditata interpretazione delle proprie emozioni, della volontà di attraversare il tempo per consegnare e consegnarci il clima di una scrittura che unisce «Si les signes vous fachent…» a «Pastel Blues in Four Movements /4, in una sorta di racconto per immagini e segni e dato cromatico. Vi é, quindi, nella Benso l’essenza di un dipingere legato alla sensibilità dell’acquerello, degli «ideogrammi di una poesia mentale» e di quel ripercorrere le partiture di una musicalità che le appartiene e traduce in misteriose tele percorse da inesplorate galassie, grumi di materia, improvvise apparizioni. E il ritmo compositivo, sempre estremamente controllato, «genera altre immagini e infiniti interrogativi» – suggerisce la Benso -, sottolinea la forza evocativa dei segni disposti sulle superfici con inchiostro sumi, con una visione sospesa nell’atmosfera. In tale angolazione, le opere «Dialogo», «Sulla diagonale del cosmo/1» e «L’ombra» appaiono quali momenti di un’esperienza che può essere ricondotta alla scuola giapponese del gruppo «Gutai», a un astrattismo-informale» risolto mediante una misurata gestualità. Una gestualità capace di trasmettere una spontanea e pulsante ispirazione, mentre afferma Gillo Dorfles, parlando del «segno e gesto nella pittura contemporanea», che ogni procedimento tecnico è riconducibile a una particolare velocità ed «immediatezza dell’esecuzione(…)una contemporaneità assoluta tra pensiero e azione; il che spiega le misteriose basi di molta arte orientale fondata sul gesto folgorante e ineluttabile». E le forme composte con inchiostro nero, le «macchie» indefinibili che si espandono sulla carta, la purezza dell’immagine che non occupa per intero lo spazio ma crea un senso di «vuotezza», stabiliscono un determinante rapporto tra ricerca, esecuzione e tensione espressiva. Al di là di ogni lettura o rilettura della pittura della Benso, si assiste a una limpida definizione della raffigurazione che, con il trascorrere del tempo, assume sempre più l’efficacia di un linguaggio personale, di una ricerca che attinge la propria ragione d’essere da una sperimentazione caratterizzata dall’impiego di nuovi materiali e colori e supporti. E, così, emerge il ciclo «Assemblage», che costituisce un punto di riferimento del suo attuale discorso, dell’interiore necessità di «comporre» tecniche miste utilizzando la foglia d’argento su carta da riso, frammenti di ferro, seta, radice di corallo. In questo caso, la disposizione nello spazio di ogni singolo elemento concorre a creare un’immagine leggerissima, suggestiva come le parole di un haiku, avvolta dal silenzio. E dal silenzio affiora il pensiero di Jack Kerouac, esponente della Beat Generation di Ginsberg e Ferlinghetti profondamente amati da Fernanda Pivano, che ha scritto:«Bach all’alba/da una finestra aperta -/gli uccelli stanno in silenzio». In catalogo, realizzato con progetto grafico di Matteo Cordero,  una poesia della statunitense Ricia Gordon e testimonianza da New York dell’artist curator Katerina Lanfranco.

                                             Angelo Mistrangelo                    

 

 

TORINO: MOSTRA CARLO LEVI E LA BASILICATA: DAL CONFINO A ITALIA ’61

Presso la sede della Fondazione e dell’Associazione in via Tollegno 52 – Torino

La mostra espone 39 opere del grande artista, intellettuale, scrittore e politico torinese.

Le opere rimarranno esposte sino al 28 febbraio 2019.

È convinzione del Comitato Scientifico e del Consiglio di Amministrazione della Fon-dazione Giorgio Amendola e del Direttivo dell’Associazione lucana in Piemonte Carlo Levi che Matera, Patrimonio dell’Unesco nel 1993 e Capitale europea della cultura 2019, non sarebbe arrivata a tanto, se non ci fosse stata la penna di Carlo Levi pittore, che ne scrisse nel suo Cristo si è fermato a Eboli. Non che di Matera non si fosse parlato in precedenza; ma se n’era parlato come un caso di estrema miseria e degrado, “vergogna nazionale” da sanare – disse Togliatti nel 1948 tanto da arrivare all’emanazione, da parte di De Gasperi, di una legge speciale nel 1952. Ne avevano parlato soprattutto visitatori e giornalisti venuti da lontano, inorriditi da uno spettacolo inimmaginabile. Nonostante i tempi non fossero ancora di alta civiltà e progresso, nessuno poteva mai pensare che ci fosse una città intera, i cui abitanti, tranne pochi privilegiati, vivevano in autentiche grotte, come gli antichi trogloditi. Così disse, fra gli altri, il Pascoli, docente di latino e greco nel Liceo di Matera tra il 1882 e il 1884. Il problema, però, era politico e sociale, non certo culturale. La penna e la fantasia di Levi pittore fecero il miracolo. Ad Aliano, dove era venuto a contatto diretto con l’anima contadina, Matera, per lui, così come descritta dalla sorella Luisa, diventava la capitale del mondo contadino che, al di là delle grotte e nonostante le grotte, cioè la miseria, non poteva considerarsi ad un grado di civiltà inferiore rispetto a quella moderna, industriale, borghese, torinese. Nasceva, anzi, il mito di Matera, capitale dei contadini, simbolo di una umanità integra da salvare e da riversare, come lievito, nella civiltà industriale, corrotta e deviata dall’anarchia dell’individualismo. Con queste considerazioni, Levi affascinò Adriano Olivetti, Giorgio Bassani, Fede-rico Friedmann, Gilberto Marselli e altri. A Matera, nell’immediato dopoguerra, letto Levi, arrivarono cineasti, pittori, scultori, fotografi, filosofi, sociologi. Per tutti la città, “vergogna” per le sue condizioni economiche e sociali, diventava “bellissima, pittoresca e impressionante”. Proprio come l’aveva definita Luisa Levi e, per lei, il fratello Carlo. Sta di fatto che, per tutti gli anni successivi al 1936, Levi ritrovò sé stesso in Matera, in Aliano, nella Lucania di Rocco Scotellaro, suo fraterno amico. Matera fu la sua seconda patria per nascita, forse la prima per afflato spirituale ed etico. Non è un caso perciò se, nel 1961, in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia e su indicazione di Ma-rio Soldati, proprio a Carlo Levi fu dato il compito delicato di rappresentare la Lucania all’interno della grande mostra allestita per l’occasione. E Carlo Levi dipinse il grande telero “Lucania 61”. Perciò, quando, per la legge di risanamento dei Sassi, questi furono chiusi e murati, e mentre molti pensavano di abbandonarli in rovina, o distruggerli, fu Levi ad opporsi, insieme con Giorgio Bassani, dando ai Sassi abbandonati la dignità di “fori contadini”, di pari rilievo con i fori imperiali di Roma. Cominciò così la sua battaglia per la loro conservazione e destinazione a bene culturale, se non artistico. Non è perciò sbagliato, o eccessivo, credere che, se i Sassi si sono salvati e oggi sono una meraviglia del mondo, e non solo d’Italia, il merito è soprattutto di Levi, che un gior-no, da senatore, si occupò, con legge, persino del pane di Matera e della sua tradizione, in contrapposizione alle direttive europee, che non volevano i forni a legna, cioè i forni contadini per eccellenza! Il caso o la storia hanno poi voluto che ben altri legami si stringessero tra Aliano, Matera, la Lucania tutta e Torino. A migliaia, verso la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta del secolo scorso, dalla Lucania salirono nel capoluogo piemontese brac-cianti, contadini e manovali, con donne e bambini al séguito, alla ricerca di lavoro. Lì, quasi sempre nei capannoni della Fiat e delle altre fabbriche torinesi, ebbero la dignità di lavoratori, portatori di diritti, oltre che di doveri. Sta di fatto che oggi la città metropo-litana torinese non sarebbe la città metropolitana di rango europeo senza i circa 50.000 lucani che formano una popolazione pari, se non superiore, a quella di Matera e Potenza singolarmente prese. Si dice, perciò, che essa è la terza città lucana. Sono queste, tra letteratura, arte e politica, le ragioni profonde che ci spingono a celebrare, a cavallo tra il 2018 e i1 2019, in Torino, l’opera pittorica di Carlo Levi con particolare attenzione alle opere dipinte durante il suo confino a Aliano. Il 26 novembre è stata dunque inaugurata una grande mostra che vede esposte, nei locali della Fondazione Giorgio Amendola, le tele che Carlo Levi, dando una svolta alla sua pittura, e segnando il suo destino di uomo e intellettuale, dipinse ad Aliano. Sulla mostra domina la fedele riproduzione del grande telero di “Lucania ’61”, sintesi della lotta per la libertà contadina, tutta incentrata sulla figura del poeta lucano Rocco Scotellaro, che Carlo Levi assimilò ad altro suo “eroe”, Piero Gobetti, simbolo del riscatto operaio al Nord. Due giovani, due mondi, un’Italia nuova, da cui, senza retorica, è nato il fiore di “Matera Capitale europea della cultura 2019”. La mostra è organizzata di concerto con la Fondazione Carlo Levi di Roma e il Polo Museale Regionale della Basilicata. In occasione della mostra sono esposti anche gli scatti di scena del film di Francesco Rosi: Cristo si è fermato ad Eboli.

 

BORGOMANERO, MOSTRA ““GLI AMICI DI LUZZATI”.

Opere di: Gianfranco Asveri, Maurizio Barbieri, Paolo

Chiodoni, Emanuele Luzzati, Emanuela Mezzadri

Presentazione: Mauro Chiodoni

Galleria Borgoarte – Borgomanero

1-12-2018 / 30-12-2018

INAUGURAZIONE: sabato 01-12-2018 Galleria Borgoarte dalle ore 18.00

Per la tradizionale esposizione natalizia, Borgoarte presenta una mostra intitolata: “Gli amici di Luzzati”. Di Luzzati sono esposte delle grafiche e tecniche miste dall’inconfondibile stilizzazione. Gli altri amici presenti sono: Manuela Mezzadri, Gianfranco Asveri, Chiodoni Paolo, Maurizio Barbieri. Il filo rosso che unisce questi artisti a Luzzati, in una esposizione eterogenea per tecniche e stili, è il medesimo sguardo sulla libertà creativa del fare, declinata nelle differenti personalità artistiche. Come per Luzzati, i pittori hanno elaborato un modus operandi del tutto originale: Manuela Mezzadri nei suoi lavori comunica una sentita armonia, un’essenzialità che diviene rarefazione ed equilibrio che emoziona ed attrae, per il senso di pace spirituale che l’immagine dipinta emana. Gianfranco Asveri ricerca una poetica filtrata dallo sguardo di un bambino e i personaggi che animano le sue composizioni si tingono di colori intensi e vitali. Il gesto artistico è ora dipinto ora scolpito nella materia colore, donando alle opere l’immediatezza ideale di un disegno. Paolo Chiodoni si esprime con delle tecniche miste, come collage, tempera ed altro. I suoi soggetti sono particolari di alberi centenari e boschi, temi su cui elaborare una sentita ricerca della luce, con un linguaggio visivo contemporaneo che vive una continuità con la tradizione della pittura figurativa otto- novecentesca. Maurizio Barbieri nei suo dipinti ricerca un accordo nelle tonalità dei colori che si relazionano alle attente inquadrature, sempre ricercate con un personale equilibrio compositivo. Le sue tele comunicano il senso dell’attesa e del silenzio, lasciando emergere una percezione metafisica che il fruitore intuisce nelle luci che animano le sue architetture notturne.

Una mostra questa che attrae per l’evidente volontà di manifestare contenuti autentici e personali, dove la bellezza dell’arte racconta la verità dell’umano.

Azienda vitivinicola Mazzoni – Cavaglio d’Agogna

Borgo Arte corso Mazzini, 51 – 28021 Borgomanero (No)

Tel/fax 0322 834262 cell.: 333-8093905 email: galleriaborgoarte@gmail.com

orari:

Galleria Borgo Arte

mercoledì, giovedì dalle 16.00 alle 19.30

venerdì e sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30

domenica dalle 16.00 alle 19.30

 

TORINO, LA SCULTURA ACCESSIBILE AI DISABILI VISIVI

 

MONFORTE D’ALBA: AL VIA LA SERIE DI INCONTRI “ASPETTANDO IL PICCOLO PRINCIPE”

Primo appuntamento con la lettura animata dal racconto di Saint-Exupéry

a cura di Santibriganti Teatro, in attesa di Vivolibro 2019 a Monforte d’Alba

Venerdì 30 novembre, ore 16.30

Biblioteca Pinacoteca “Mario Lattes”

(via Garibaldi 14, Monforte d’Alba)

Ingresso libero e gratuito

Sarà Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry il protagonista di Vivolibro 2019 (20-26 maggio, Monforte d’Alba), la manifestazione a cadenza biennale ideata dalla Fondazione Bottari Lattes nel 2011 per avvicinare i bambini delle scuole elementari alla lettura e stimolare l’interesse degli alunni alla conoscenza, alla comprensione dell’altro e all’accoglienza delle diversità. Dedicata a personaggi della letteratura per l’infanzia o della narrativa internazionale che hanno saputo fare breccia nell’immaginario dei più piccoli (da Marco Polo a Don Chisciotte, da Pinocchio a Mr Fogg), Vivolibro giunge alla sua quinta edizione.  In attesa di Vivolibro 2019, la Fondazione Bottari Lattes propone, come nella precedente edizione, una serie di appuntamenti dal titolo “Aspettando Il Piccolo Principe” alla Biblioteca Pinacoteca “Mario Lattes” a Monforte d’Alba (Via Garibaldi 14), quest’anno sostenuti dalla Biblioteca civica “Giovanni Ferrero” di Alba (centro rete del Sistema bibliotecario delle Langhe) e dall’Associazione culturale La Nottola di Minerva. Il primo incontro è per venerdì 30 novembre alle ore 16.30 con Santibriganti Teatro. Una lettura animata dal racconto di Antoine de Saint-Exupéry, fra le opere letterarie più celebri e amate del XX secolo, farà rivivere ai bambini la storia del Piccolo Principe e dei personaggi da lui incontrati nel suo viaggio, avvicinando i più piccoli ai temi universali presenti nell’opera, come il senso della vita e il significato dell’amore e dell’amicizia. Al termine della lettura animata sarà offerta una merenda a tutti i partecipanti. L’appuntamento è ingresso libero e gratuito. Pubblicato nel 1943 a New York e poi nel 1945 a Parigi, tradotto in circa 250 lingue diverse, Il Piccolo Principe continua a incantare grandi e piccoli, fornendo veri e propri consigli di vita, costituendo quasi una sorta di trattato di educazione personale e sentimentale. Ciascun capitolo del libro racconta l’incontro tra il protagonista e diversi personaggi, su diversi pianeti. Ogni persona lascia il Piccolo Principe stupito dalla particolarità degli adulti e ogni incontro può essere interpretato come un’allegoria o uno stereotipo della società.

A gennaio continuano gli appuntamenti di “Aspettando Il Piccolo Principe”. Sono previsti: la proiezione del film di animazione “Il Piccolo Principe” uscito nel 2015, il laboratorio artistico a cura di Monica Bono e molto altro.

 

BIELLA: BOTTIGLIE D’ARTISTA

Matilde Domestico e Luisa Valentini

24 novembre 2018– 17 febbraio 2019

Chiostro di San Sebastiano – Biella

Nella prestigiosa cornice del Chiostro di San Sebastiano a Biella, a partire dal 25 novembre le sculture, Oggetto domestico di Matilde Domestico e Spirito e bellezza di Luisa Valentini, incorniciano l’ingresso del Museo del Territorio Biellese. Le Bottiglie d’artista sono state realizzate nel 2013 dalle due artiste torinesi grazie all’Associazione Culturale Cre(at)ive, associazione senza scopo di lucro nata dal dinamismo di sei imprenditrici astigiane. Nel 2014, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, Banca Patrimoni Sella & C., la banca del gruppo Sella specializzata nella gestione dei patrimoni, ha acquisito le due opere contribuendo alla raccolta fondi per l’Associazione Onlus “One More Life”. Inizialmente esposte nelle esedre dello storico Palazzo Bricherasio di Torino, sede istituzionale di Banca Patrimoni Sella & C., oggi le Bottiglie d’artista affrontano un nuovo cammino che, partendo da Biella, si trasforma in una mostra itinerante lunga 365 giorni. Dopo Biella, la mostra itinerante toccherà diverse città italiane per concludere a Palazzo Bricherasio il 25 novembre 2019, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, a vent’anni dalla ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’esposizione sarà visibile al pubblico gratuitamente.

Bottiglie d’artista. Matilde Domestico e Luisa Valentini

Sede: Chiostro di San Sebastiano – Via Quintino Sella Biella(BI

Date: 28 ottobre 2018 – 17 febbraio 2019 

 

CHIERI, PRESENTAZIONE LIBRO DI RITA CLEMENTE

A Chieri, presso l’ associazione  “Robe dell’altro mondo” via Vittorio Emanuele n.33, presentazione  del   libro di    Rita Clemente “Traversata del deserto con oasi”,     Memoriale scolastico. (Ed. Gaidano&Matta).

Spigliata e vivace narrazione degli anni d’insegnamento di una professoressa di Lettere, nel suo percorso dalla Puglia a Perugia ed infine a Torino.

Guiderà la presentazione  Maria Teresa Lisa (docente della scuola media Quarini)

Leggeranno alcuni brani Rita Clemente e Giulia Mazzone

Sabato 1 dicembre 2018 ORE 16.00   ingresso libero

 

PINACOTECA ALBERTINA: ABC DELL’ARTE

In occasione del Festival dell’educazione la Pinacoteca Albertina invita le famiglie con bambini e bambine dai 6 ai 10 anni a partecipare ad una visita-gioco sabato 01 dicembre 2018 alle ore 16.00.

ABC DELL’ARTE

Che cos’è una Pinacoteca? Che differenza c’è tra una pala d’altare e un quadro su tela? Perché alcune statue sono in gesso ed altre in marmo o in bronzo? Un percorso rivolto alle famiglie con bambini e bambine da 6 a 10 anni di conoscenza per le sale che riservano molte sorprese! Costo dell’attività: 2 euro a bambino.

Biglietto d’ingresso: RIDOTTO 5 euro (per gli accompagnatori e per i bambini dai 6 anni in su), GRATUITO (fino a 6 anni, possessori tessera Abbonamento Musei).

Agli accompagnatori verrà offerta da Coopculture la visita guidata alla mostra “AD ACQUA. L’acquarello all’Accademia Albertina e in Piemonte dal Novecento a oggi”.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

tel. 0110897370

 

ALESSANDRIA: INAUGURATA LA NUOVA SCULTURA DI ANTONIO SAPORITO

Inaugurata mercoledì 21 novembre alla presenza del Sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Pier Angelo Taverna, e delle Autorità cittadine,  l’installazione dell’imponente scultura del maestro Antonio Saporito, posta a Parco Italia, presso il Ponte Meier ad Alessandria.

L’opera — la scultura spazialista “Il Pianeta Marte” messa a disposizione della Città di Alessandria dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, in occasione delle celebrazioni per l’850° anniversario fondativo della Città (1168-2018) — è alta 6 metri ed è posta su un basamento di 2 metri di diametro. Le dimensioni dell’opera sono davvero notevoli e la sua collocazione è destinata a cambiare profondamente la vista d’insieme del Ponte Meier ad Alessandria. La scultura è stata ideata, nel suo prototipo originale nel 2005 ed è pubblicata nel catalogo Mondadori 2012. Si tratta di una colossale struttura di acciaio e alluminio: un rappresentazione del pianeta Marte con 4 satelliti, per concretizzare il fascino di Antonio Saporito per lo spazialismo, l’arte spaziale, l’idea dell’oltre e la ricerca dello spazio. La citazione a Lucio Fontana qui, è inevitabile. E altrettanto inevitabile è l’accento sull’assoluta originalità di maestro Saporito: «Sono architetture, uno spazio dedicato alla scultura contemporanea. Acciaio, Colore, Forma, io tento di creare nell’interazione tra diverse forme riflessive, una sorta di tensione e di confronto reciproco». Sculture di acciaio, di forme e di colore che sono lo spazio, unico nella sua dimensione quasi ecclesiale. Esse trovano una nuova identità a secondo di dove sono collocate e come la luce e il riflesso di chi si specchia dentro cambia. Tagli precisi, superfici lucide un contenitore-contenuto fatto di linguaggi espressivi, vuoti e pieni, tutto è ricerca come modo di agire e di pensare, come forte istanza visionaria, accompagnata da un’altrettanta capacità di realizzazione. «Si tratta di un progetto — dichiara ancora Antonio Saporito — che segnerà il mio futuro nel mondo dell’arte astratta geometrica sullo spazialismo». L’opera che è stata inaugurata ad Alessandria mercoledì 21 novembre — con la collaborazione di Cristina Fresia — è stata oggetto di una presentazione in anteprima in una delle puntate della trasmissione culturale “Artisti Contemporanei”, ideata dall’organizzatore di eventi d’arte Paolo Vassallo, visibile su Sky in tutta Italia e in altri paesi.

 

 

TORINO, MOSTRA “IL PIEMONTE PER IMMAGINI: CITTÀ, CULTURA E PAESAGGI”

30 novembre – 16 dicembre 2018

Sala Mostre Regione Piemonte

Piazza Castello 165, Torino

Ingresso libero

Orario: tutti i giorni dalle 10,00 alle 18,00

Raffaella Albery, Juan Carlos Almiron, Federico Anzellotti, Chiara Arlotta, Franca Auricchio, Diego Balducci,

Francesco Bedin, Daniele Bertin, Fabio Bianco, Ivan Bianco, Francesca Campagnolo, Marco Carulli, Daniela Ceppa, Maddalena Covello, Linda Decataldo, Mario Di Seglio, Roberta Donda, Sabina Falconieri, Lorenzo Fasoglio, Salvatore Felice, Rosario Gallasso, Domenico Gervasi, Franco Gottero, Rosaria Ianora, Luca William Lucarelli, Marzia Marangon, Silvana Polimeni, Paola Ragazzi, Ugo Rigano, Enrico Romano, Gianfelice Scarpa,

Michela Sgherlino, Gerarda Simone, Vilma Tarable, Giulia Tonda, Debora Ughetti, Francesco Zappone.

 

PALAZZO MADAMA, CONFERENZA SULLA SINDONE

Ultima conferenza del ciclo dedicato alla mostra La Sindone e la sua immagine. Storia, arte e devozione

L’IMMAGINE DELLA SINDONE, DALLA FOTOGRAFIA ALL’ELABORATORE

Relatore: prof. Nello Balossino

Lunedì 3 dicembre 2018 ore 17.00

Palazzo Madama – Gran Salone dei Ricevimenti

Piazza Castello – Torino

In occasione della mostra La Sindone e la sua immagine, Palazzo Madama ospita lunedì 3 dicembre 2018 alle ore 17.00 la conferenza L’immagine della Sindone, dalla fotografia all’elaboratore del professor Nello Balossino, docente a Informatica e a Psicologia criminologica e forense dell’Università di Torino, direttore del Museo della Sindone e vicedirettore del CIS – Centro Internazionale di Sindonologia.

È stata, infatti, la fotografia a “svelare” il carattere negativo dell’impronta impressa sulla Sindone. Ciò è avvenuto con la prima immagine catturata nel 1898 dal fotografo amatoriale, vicino a Casa Savoia, avvocato Secondo Pia, che ha dato inizio agli studi scientifici sul Telo. Anticipa il prof. Balossino: “Le scienze informatiche, a partire dalla prima immagine fotografica, contribuiscono allo studio della Sindone in vari ambiti interdisciplinari, come per esempio quello forense per avanzare ipotesi sulle cause della morte, quello legato alle immagini per l’evidenziazione di particolarità utili alla formulazione di teorie sulla genesi dell’impronta corporea e quello analitico per l’estrazione di informazione latente nonché per la realizzazione di rappresentazioni virtuali a computer o fisiche fruibili da soggetti ipovedenti.” Nel suo intervento il prof. Balossino si sofferma anche sui parametri caratteristici delle varie riproduzioni fotografiche della Sindone, legati al progresso tecnologico, spiegando come l’immagine sindonica sia di difficile riproduzione e come sia arduo il raggiungimento di un divario minimo fra realtà e virtualità, anche quando viene applicata la moderna tecnologia. Emerge su tutto una considerazione cruciale: “Le scienze informatiche – conclude Balossino – coinvolgono la fotografia nello spettro del visibile e non, il riconoscimento di forme, le elaborazioni per estrarre informazione latente, la psicofisiologia della visione. Nella loro totalità esse forniscono importanti strumenti allo studio interdisciplinare della Sindone e permettono di appoggiare l’ipotesi che non si tratti di un artefatto medioevale”.

 

TORINO, BORGO PO: MOSTRA PERSONALE DI PINUCCIA CRAVERO “GLI ALBERI DI COSIMO”

La mostra di quadri e incisioni, in Via Lanfranchi 28 a Torino,  prende spunto dal libro di Italo Calvino “Il Barone rampante”. Due parole per raccontare questa mostra … «Partendo dal fatto che mi è sempre piaciuto dipingere alberi, quando, un anno fa, ho ripreso in mano il romanzo di I. Calvino, Il Barone Rampante, è scattata la molla, l’idea di questo lavoro. Non volevo fare delle semplici illustrazioni, ma cercare di interpretare, attraverso la pittura, quello che ogni singolo albero, con le sue caratteristiche, trasmette al Barone nelle sue passeggiate aeree, identificandomi con lui. La sua vita si svolge sugli alberi, ogni albero diventa un personaggio ed i personaggi sono funzionali alle sue avventure a seconda delle stagioni e degli stati d’animo. Ho preso spunto soprattutto dalle pagine in cui il fratello racconta il rapporto di Cosimo con ogni differente albero. C’è stato un lavoro di ricerca personale dei soggetti, un gioco, una sfida per tentare di tradurre le parole in immagini, in segni, in colore ».

 

TORINO, OFFICINA CON-TEMPORANEA: RESIDENZE PER L’ARTE, SGUARDI INTERNAZIONALI SU TORINO E SUL PIEMONTE

Mercoledì 28 novembre alle 18.00 – per un’unica serata – presso L’OFFICINA con-Temporanea, lo spazio espositivo di Luoghi Comuni San Salvario, saranno presentati i lavori realizzati nel corso della Residenza Artistica Internazionale ideata e realizzata dall’Istituto Garuzzo per le Arti Visive di Torino.  L’Istituto Garuzzo, con il programma Residenze per l’Arte rivolto ad artisti internazionali emergenti under 35, crea delle occasioni di scambio con lo scopo di offrire agli artisti italiani l’opportunità di fare esperienze di crescita professionale all’estero e reciprocamente di ospitare in Piemonte artisti stranieri. Occasioni entrambe per promuovere l’arte italiana e mantenere e rafforzare i rapporti istituzionali con i Paesi partner, creando ponti culturali. L’edizione 2018, a cura di Rebecca De Marchi con Roberta Aureli, ha permesso ai quattro artisti Shota Aptsiauri (Tbilisi, Georgia), Matías Ercole (Buenos Aires, Argentina), Sadaf Hesamiyan (Tehran, Iran), Mananiko Kobakhidze (Tbilisi, Georgia) e ad una curatrice Renata Zas (Buenos Aires, Argentina), selezionati attraverso open call, di trascorrere la residenza a Torino in novembre, mese tradizionalmente dedicato all’arte contemporanea. I giovani artisti hanno alloggiato presso la residenza Luoghi Comuni San Salvario. Non sono mancate le occasioni di condivisione e convivialità, attraverso le quali i giovani vincitori hanno potuto confrontare le proprie ricerche creative e teoriche con quelle di coetanei di altri Paesi e culture. La residenza ha permesso loro di entrare in contatto con artisti, curatori indipendenti, direttori di musei e altri operatori del settore culturale. La serata di mercoledì 28 novembre, nel corso della quale saranno presentati al pubblico gli esiti del lavoro di ricerca sviluppato dai quattro artisti, costituirà il momento conclusivo di questa esperienza. “Abbiamo sempre investito nei giovani” afferma il Presidente Rosalba Garuzzo “è così che nasce Residenze per l’Arte; crediamo nel talento e nel futuro. L’Istituto Garuzzo crede nell’incontro, nel viaggio, nella contaminazione”.

 

TORINO: ASTA PER CASA OZ

 

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NELLA SEDE DELLA CITTÀ METROPOLITANA LA MOSTRA SULLA CECOSLOVACCHIA DAL 1918 AL 1968

Mercoledì 28 novembre alle 18 nella Sala Mostre del Palazzo della Città Metropolitana di Torino, in corso Inghilterra 7, sarà inaugurata la mostra storica didattica “1918-1968. Dalla nascita della Cecoslovacchia alla Primavera di Praga”, promossa, in occasione del Centenario dalla fondazione della Repubblica di Cecoslovacchia, dalle Ambasciate della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca in Italia, dal Consolato onorario della Repubblica Slovacca a Torino e dal Consolato onorario della Repubblica Ceca in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. All’inaugurazione saranno presenti i Consoli onorari della Repubblica Slovacca Giuseppe Pellegrino e della Repubblica Ceca Franco Aprile. L’esposizione sarà visitabile sino a lunedì 3 dicembre dalle 9 alle 19, sabato e domenica esclusi. La mostra ripercorre un cinquantennio cruciale nella storia dell’Europa centrale e orientale. Cento anni fa, dalle ceneri dell’impero austroungarico, nacquero alcuni nuovi stati nazionali, tra i quali la Polonia, l’Austria, l’Ungheria e, appunto, la Cecoslovacchia, di cui la mostra racconta le vicende.