LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati
Franz Joseph Haydn- Concerti per Esterhazy
Concerti n. 1 in do maggiore e n. 4 in sol maggiore per violino e orchestra; Concerto n. 1 in do maggiore per violoncello e orchestra
Solisti. Armandine Beyer (violino), Marco Ceccato (violoncello)
Ensemble “Gli Incogniti” Harmonia Mundi HMM 902314 durata: 58′.01″ reg. Poitiers, Auditorium, gennaio 2018, pubblicato dicembre 2018
La presente registrazione consente un breve excursus storico circa il binomio Franz Joseph Haydn-casata dei principi Esterhazy presso cui fu al servizio negli anni 1776-1790. Haydn incontrò il principe Pavel Anton Esterhazy di Eisenstadt che lo nominò secondo kapellmeister.elevato al rango di primo maestro dal suo successore principe Nikolaus. Quest’ultimo era molto esigente: due melodrammi e due concerti per settimana. Un lungo periodo che si rivelò fondamentale per Haydn che a Eisenstadt scrsise un numero notevole di lavori. Un aneddoto riguarda le sinfonie del compositore (n. 44 degli addii scritta in occasione della minaccia di scioglimento dell’orchestra. Si tratta di una protesta garbata: infatti , nell’ultimo movimento, i musicisti escono poco alla volta, lasciando così il primo violino solo in scena. La protesta ebbe l’esito sperato e l’orchestra non venne sciolta. Dopo la morte di Nikolaus, Haydn continuò a ricevere con regolarità uno stipendio annuo di mille fiorini d’argento, compenso per i suoi doveri di maestri di cappella e acquistò casa a Vienna. Le origini degli Esterhazy risalgono al secolo XII°. L’ultimo discendente maschio è stato Peter Esterhazy, scomparso sessantaseienne nel 2017, scrittore e matematico. Con lui si estingue la dinastia in linea maschile. Sopravvive Melinda Ottobray (93 anni), ex ballerina dell’Opera di Budapest che nel 1946 sposò il principe Paolo V Esterhazy (deceduto nell’89) e da cui non ebbe figli maschi. Oggi Palazzo Esterhazy è visitabile e una parte occupata da un albergo di lusso. La costruzione, trionfo del barocco e del rococo, venne edificato nel 1720 dall’architetto Erhard Martinelli. I lavori terminarono nel 1790 con abbellimenti e ampliamenti, rispetta il moto della dinastia Ciò che può fare l’imperatore, lo posso fare anch’io (niente male come modestia per una delle casate più potenti dell’impero). L’imperatrice Maria Teresa visitò la residenza la cui orchestra godeva di fama europea. Tale risonanza portò a Eisenstadt una vita culturale di alto livello con le presenze di Goethe o di Pavel Petrov Romanov, futuro zar della Russia. All’interno del palazzo è presente un teatro di 500 posti, tuttora attivo con regolari stagioni, voluto dallo stesso Haydn. Nel giugno 2009 un gruppo di trenta chieresi visitò Eisenstadt dove nella chiesa di San Michele riposano le spoglie di Haydn, nell’ambito di un tour nei luoghi musicali dell’Austria, durato una settimana, in occasione della grandiosa mostra dedicata albicenteanrio della morte del compositore. Eisenstadt è una cittadina di 15mila abitanti nella regione austriaca del Bugerland a pochi chilometri dal confiene ungherese. Nota fin dal tempo di Celti e Romani, subì le invasioni di Unni e Bavari. Citata per la prima volta nel 1264 come castrum ferrum. Poi, possedimento del duca Alberto VI d’Asburgo fino al 1807, le guerre napoleoniche e le due mondiali. Bombardata nel 1944 e l’anno dopo occupata dalle truppe dell’Armata Rossa fino al 1955. Un preamblo ritenuto utile per comprendere il titolo del disco I concerti per Esterhazy. Meno numerosi delle sue sinfonie, non sono meno interessanti e mostrano felicità di scrittura. Il Concerto n. 1 in do maggiore, dedicato al primo violino dell’orchestra Luigi Tommasini, è di struttura relativamente tradizionale, ancora legata allo stile galante, mentre l’Adagio sviluppa una bellissima cantilena sui pizzicati degli archi e il Presto finale mette in risalto il solista. Il Concerto n. 4 in sol maggiore rivela una certa audacia innegabile: l‘ Adagio dipana una sinuosa canzone a favore del solista e l’Allegro è un serrato dialogo tra solista e orchestra. Molto più noto il Concerto n. 1 in do maggiore per violoncello, riscoperto a Praga solo nel 1961, è un lavoro di immediata seduzione tra lirismo e virtuosismo. L’Adagio è un vero e proprio canto di tenerezza dove domina il clima elegiaco, L’ultimo Allegro è pressante dove il solista è gratificato da passi di grande difficoltà tecnica. Il disco si segnala per la straordinaria acustica dell’Auditorium di Poitiers che offre un perfetto equilibrio solisti-orchestra. I solisti e l’ensemble sembrano divertirsi come amici che fanno musica dove leggerezza, brillantezza e scorrevolezza rendono piena giustizia al mite Haydn.