PIEMONTE ARTE: ROCCATI, GALLINO, DE-COLL’, SESIA DELLA MERLA, NEGRO, SAN PIETRO, VEZZOLANO, BORGO MEDIEVALE…
”LUIGI ROCCATI PITTORE, ARCHEOLOGO, POETA”
Mostra dedicata a Luigi Roccati alla Pinacoteca Albertina a cura di Olga Gambari
Dal 22 marzo al 5 maggio 2019
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 – chiuso il mercoledì
Ingresso 7 euro, ridotto 5 euro
Pinacoteca Albertina
via Accademia Albertina, 8 – Torino
Nelle sale della Pinacoteca viene dedicato un omaggio particolare a Luigi Roccati (1906 – 1967), noto come “Vigin”, pittore, archeologo, poeta e narratore del suo tempo, “ristoratore” di quel Caffè della Stazione crocevia di personalità e storie nella Chieri anni ’40 e ’50, dove divenne amico di giornalisti, intellettuali, imprenditori e artisti. Giorgio Bocca scrisse di lui ne “Il Provinciale”, Lidio Ajmone e padre Angelico Pistarino furono i suoi primi mentori nella pittura. Il percorso della Mostra, a cura di Olga Gambari, si sviluppa seguendo l’idea della wunderkammer, che ben si confà alla personalità di Luigi Roccati, la cui vita muove dalle colline chieresi per esplorare le terre dell’antica Etruria, fino alle marine di Venezia, con una cultura autodidatta curiosa di arte e archeologia, botanica e letteratura. Un’urgenza artistica naturale la sua, che inizia a muovere i primi passi nel ristorante davanti alla Stazione di Chieri per arrivare a debuttare ufficialmente alla galleria La Bussola nel ’51, la più importante di Torino allora, e poi fino alla Quadriennale romana e a una serie di mostre anche in Europa, nonostante la morte prematura. Nei suoi lavori il tempo storico dell’arte si coagula in una convivenza contemporanea dove tutto si tiene, con una visione personale raffinata, colta ma sempre ‘vera’, tra elementi stilistici e atmosfere dove traspaiono gli etruschi e il medioevo, gli impressionisti, Van Gogh e Cézanne, le avanguardie novecentesche (futurismo, cubismo ed espressionismo), Marino Marini, l’informale e la pittura metafisica. Avendo negli occhi maestri vicini e lontani, come la figura di Mario Sironi, come l’amico Luigi Spazzapan. Tutta la sua vita è presente e intessuta nelle sue opere, dedicata a una costante ricerca tematica e stilistica, in cui ogni elemento risulta filtrato da una sensibilità che si alimentava della realtà e di un profondo ascolto interiore. Segno e colore, ma anche parola, come nelle sue poesie, in cui sembra trasfondersi quella nostalgia terrosa e dolce, antica e saggia della bruma che aleggia sui campi all’alba. In quell’ora, sembra che la Vita, che la Storia non si sia mai mossa dal suo inizio. E quella Luigi Roccati ricercava dietro alle forme dell’esistenza. A cura della Pinacoteca durante la Mostra saranno organizzati Laboratori di pittura per famiglie e bambini, visite guidate per gli allievi dell’Accademia, per le scuole e le comunità. Questa personale si inserisce nel contesto del vasto Progetto “I Poeti non muoiono mai”, dedicato alla memoria di Luigi Roccati e di suo figlio Cesare Roccati (1942 – 2008), giornalista alla Gazzetta del Popolo e poi Caporedattore delle pagine economiche a La Stampa, Presidente dell’Associazione Stampa Subalpina e successivamente Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e Valle d’Aosta, ma anche artista. In occasione dell’anniversario dei cinquant’anni dalla morte di Luigi e del decennale della scomparsa di Cesare è stato dato vita a un ampio programma di eventi culturali nel biennio 2018 – 2020, tra Torino e Chieri (città natale delle due figure), rivolto alla collettività e ai giovani promosso dalla Associazione Cesare e Vigin Roccati, di cui fanno parte Istituzioni, Enti, Fondazioni, Associazioni ed esponenti delle professioni intellettuali e della cultura. Tra le iniziative principali dell’Associazione la pubblicazione a cura di ADD editore del memoir di Cesare Roccati “L’Uomo che coltivava conchiglie”, presentato con grande successo al Salone del Libro di Torino e la Mostra congiunta alle Imbiancherie del Vajro di Chieri delle opere di Cesare e di Luigi Roccati “I Poeti non muoiono mai”, un padre e un figlio legati dal talento e dalla passione per l’arte e testimoni di un patrimonio artistico, letterario ed etico prezioso, oltre che di un modello al di là di tempi e geografie attraverso cui rileggere una storia che, attraversando il secolo breve e fino ai giorni nostri, diventa racconto e storia collettiva. L’omaggio a Luigi Roccati prende corpo in un allestimento prezioso ed emozionale che ne esprime l’identità e l’evoluzione attraverso opere e documenti, seguendo criteri evocativi e simbolici. Si parte dalla serie di dipinti ispirati agli Etruschi, popolo misterioso che costituiva la sua grande passione e che lo rese anche archeologo, connotate da un minimalismo essenziale e grafico che sfocerà nel ciclo dei cavalli e dei cavalieri, dalla monumentalità sacrale e la simbolicità arcaica, che evocano il graffito e l’iconografia medioevale. In un prezioso gioco di scoperte, poi, per la prima volta viene presentata una raccolta inedita di disegni e pitture su carta, conservata a lungo in una cartella, dove si alternano ritratti femminili, cavalieri, paesaggi e anche un bozzetto pubblicitario. Un’installazione declinerà invece un altro suo tema caro, quello della natura morta con soggetto il “vaso di fiori”. Corredano questa wunderkammer elementi biografici come fotografie, le cartoline che disegnava per inviare auguri agli amici, altri documenti e opere di artisti della scena torinese con cui condivise amicizie ed esperienze come Mario Sironi, Marino Marini, Luigi Spazzapan, Francesco Tabusso e Raffaele Pontecorvo. Nella Mostra saranno esposti anche alcuni reperti etruschi – urne funerarie in alabastro e in terracotta – provenienti dalle collezioni dei Musei Reali – Museo di Antichità di Torino, grazie alla collaborazione della curatrice delle collezioni archeologiche degli stessi musei, Elisa Panero, e della dottoressa Francesca Restano del Segretariato Regionale del MiBAC.
VALENZA, MOSTRA “PROPOSIZIONI” DI THEO GALLINO
Definire con un titolo un’esposizione significa tracciare le linee di comprensione e le motivazioni di quell’ hic et nunc in cui l’artista agisce con le proprie opere in una determinata condizione ambientale, in quel microcosmo che la galleria d’arte rappresenta come vero e proprio contesto sociale. Per Theo Gallino avrei potuto invocare le solite poetiche alchimie che in fin dei conti ogni artista compie nel processo di trasformazione della materia. Ritengo però che al di là della poesia, della leggerezza estetica di cui parleremo più avanti, Gallino vada oltre, creando i presupposti strutturali di una nuova linguistica, il che significa -vedremo- ripensare in modo differente la realtà. In grammatica la proposizione è l’elemento essenziale del discorso (soggetto/predicato), in linguistica l’elemento strutturale della frase, nella logica è l’enunciazione di un giudizio (vero/falso) in un andamento pressoché simmetrico e binario. I mattoni del linguaggio dunque si rivelano fondamento del pensiero e di identificazione della realtà… In principio era il Verbo…o per dirla con Hegel è “la forza della parola (Kraft des Spreches) che attua ciò che è necessario attuare”. Nell’introduzione alla Scienza della logica, circa il ruolo del linguaggio Hegel infatti sostiene che “Le forme del pensiero sono anzitutto esposte e consegnate nel linguaggio umano (…) tutto quello che l’uomo estrinseca nel linguaggio contiene una categoria”.
Questa consustanzialità di logica, pensiero e linguaggio riprende una tesi centrale della filosofia parmenidea in cui essere-pensare-dire non sono livelli di coscienza diversa ma sono la stessa cosa. Il linguaggio è oggettivazione della coscienza. Nella proposizione il soggetto pensante predica l’oggetto e lo rende realtà. Facendo un ulteriore balzo in avanti la forza oggettuale del linguaggio non rimane in ambito personale o privato ma essendo un codice di comunicazione ovviamente esprime quei contenuti e quei valori in cui ciascuna comunità si identifica assumendo valore politico.
Rifondare il linguaggio con nuove proposizioni dunque diventa metodo per pensare realtà diverse, esprimere nuove identità, dare nuovo potere, nuova coscienza all’agire sociale.
Questa lunga ed apparentemente sterile premessa evidenzia a mio parere in maniera estremamente chiara il valore etico della ricerca di Theo Gallino, che esce dalla dimensione puramente lirica e onirica per fondare una nuova coscienza del cambiamento, anche in senso evidentemente e modernamente ecologista.
Nell’arte questo procedere fattuale del linguaggio diventa quindi una rivoluzione copernicana, che non tutti gli artisti sono però in grado di attuare in maniera cosciente ed esteticamente convincente ma che permette di ripensare il mondo, di creare nuovi mondi, di andare al di là del conosciuto. Ecco perché non ho scelto per questa mostra il pur plausibile titolo trasformazioni: la trasformazione implica semplicemente un prima e un dopo e non la possibilità immensa di tirare quella linea continua che va oltre, parallela all’infinito. Quelli di Gallino sono infatti elementi strutturali molto semplici, ma dalle possibilità combinatorie infinite e in grado di superare il binomio verbo/predicato, vero/falso per dare vita a mondi diversi. I mattoni sono il limen, la soglia da varcare, l’inerte costruttivo che recando su di sé le tracce di un mondo di pluriball, di quella plastica che impacchetta e comprime, rifiuta l’anestesia delle emozioni. Eppure le impronte di questo materiale di sintesi sui mattoni, sulla terra, sui vasi, su tutto ciò che limita e contiene, evocano alveari, danze di api, regole e codici non scritti che superano i millenni. Cosi il Taraxacum officinale (tarakè è in greco lo scompiglio) fiore delicatissimo, la cui vita e il perpetuare della specie è affidato al soffio casuale dell’Ananke/necessità, rompe la fatica del quotidiano, sovverte il limite, supera la soglia del conosciuto, afferma identità primigenie salde nei valori, in grado di liberarsi dal male e di rinascere ovunque in forme nuove, ossidandosi nel ferro. In queste strane proposizioni predicato è la forza, il soggetto la leggerezza, l’inconsapevolezza del vivere nonostante la morte. In una continua e strutturale alternanza binaria tra bene/male, vita/morte, casualità/causalità, organico/inorganico Gallino attua una scelta di stile che è posizione etica dove terra e aria possono coesistere in maniera convincente solo grazie all’enorme forza fattuale e simbolica sprigionata da questi nuovi linguaggi. Altro dato interessante nella ricerca di Gallino, non ultimo per importanza e in questa mostra particolarmente evidente, è come il suo lavoro viva di momenti installativi molto forti, pronti però nuovamente a sovvertire un altro assunto del contemporaneo: qui l’installazione nasce dal cuore, non è sterile concettualismo o puro esercizio di stile e riesce comunque a vivere di una dimensione domestica (seppur museale per la forza dirompente) e di una bellezza intima, come quando si è soli
Raffaella A.Caruso
DE-COLL ALLA FONDAZIONE CROCE
Inaugurata alla Fondazione Croce di Torino la mostra dell’artista chierese Pier Tancredi De-Coll’ dal titolo ‘Opere civili ed opere penali’. Nella foto, l’artista accanto ad alcune sue opere.
MONCALIERI: MOSTRA DI GIANNI SESIA DELLA MERLA
Presso l’Associazione Artistico-Culturale Sesia della Merla: “ Il fuoco di una vita”, inaugurazione di una mostra del Maestro Gianni Sesia della Merla che si terrà sabato 30 marzo alle ore 18.00 a Moncalieri (TO), in via Cavour 2/D.
MONTALDO TORINESE, PERSONALE DI FRANCO NEGRO
Franco Negro –Esposizione di 50 opere ( pastelli , oli )
“ Paesaggi” – Castello di Montaldo Torinese
Inaugurazione sabato 30.03.19 ore 18
Fino al 14.04.19
Visite con la presenza dell’artista sabato e domenica ore 10.30-19.00
Franco Negro (Torino 1947), ricevuti i primi insegnamenti da Sesia della Merla , si è poi formato da autodidatta. Dal 1975 ha tenuto mostre in Piemonte ed in Italia, a Jaroslav in Russia , Dijon in Francia e San Diego in California.
“ Il percorso artistico di Franco Negro si snoda attraverso una sequenza di impressioni ,di luoghi che appartengono alla sua storia,alle giornate trascorse dinanzi alle colline delle Langhe, ai caldi colori dell’ autunno .. “ Angelo MIstrangelo
“.. è soprattutto un rigoroso pittore (en plain air) che sa cogliere gli aspetti piu vitali di un paesaggio ..” Marcello Salvati
“ .. per Franco Negro dipingere è vivere , dalle sue mani sgorga un continuo fluire di colori che descrivono sereni paesaggi campestri ..” Rosanna Perilongo
“ ..Franco Negro narra poeticamente quello che lo circonda. Ma dopotutto i paesaggi che lo circondano sono quelli che possiamo scorgere anche noi dal finestrino dell’auto, ce ne siamo mai accorti ? “ Claudia Gastaldi
TORINO, PALAZZO BIRAGO: MOSTRA DI MARIO SAN PIETRO
mostra e performance teatrali
Spazi silenziosi: paesaggi cromatici e teatrali dell’opera di Mario San Pietro
Palazzo Birago, via Carlo Alberto 16 – Torino
29 marzo – 12 aprile 2019
Torino, venerdì 29 marzo, alle ore 18.30, inaugurazione a Palazzo Birago, in via Carlo Alberto 16, della mostra «Spazi silenziosi: paesaggi cromatici e teatrali dell’opera di Mario San Pietro», progetto di Silvio Ferrero, esposizione a cura di Angelo Mistrangelo, con la collaborazione di Clara Passavanti. Contemporaneamente gli attori e musicisti dell’Associazione Maigret&Magritte
dialogano con le opere esposte: dalla visioni utopiche urbane del Mario San Pietro architetto, attraversando le suggestioni fantastiche delle città invisibili calviniane, fino al tracciato artistico del Mario San Pietro pittore. Un intervento-performance con testi liberamente adattati da «Le città invisibili» di Italo Calvino e «I sogni hanno una planimetria irregolare» di Nadia Sponzilli. Regia di Emilio Locurcio e musiche dal vivo di Giovanni Acchiardi (chitarra e voce), Francesco Violato (contrabbasso), Stella Sorcinelli (fisarmonica e voce), Giorgio Bertolusso (percussioni).
La mostra, che si sviluppa nelle sale auliche al primo piano di Palazzo Birago, sede della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino, presenta una trentina di opere che concorrono a creare un percorso conoscitivo intorno all’attività di Mario San Pietro che, nota Angelo Mistrangelo, si «colloca all’interno delle esperienze espressioniste del Novecento, di un linguaggio che trova rispondenze nella gestualità di Emilio Vedova, nella tensione figurale di Francis Bacon e, in sintesi, in un cromatismo che fluisce dalla profondità dei neri all’accensione dei rossi. Una pittura che insieme ai collages e i riferimenti al tessuto urbano, rappresenta un momento delle sperimentazioni che si sono sviluppate nella Torino del secolo scorso. Espressioni di un dipingere messo in evidenza da critici come Marisa Vescovo».
TORINO, MOSTRA “L’ARTE RISVEGLIA L’ANIMA”
L’arte risveglia l’anima è una mostra itinerante, un progetto internazionale di inclusione culturale e sociale che valorizza le potenzialità creative delle persone con disturbi dello spettro autistico, con l’obiettivo di contribuire a innescare un cambiamento culturale profondo che porti al riconoscimento e all’apprezzamento della varietà di forme dell’intelligenza umana. La mostra, partita da Firenze nell’aprile del 2017, presenta i percorsi creativi di artisti provenienti da varie parti d’Italia, tra cui i piemontesi Stefano Musso, Valentina Negro e Francesco Saverio Perra. Per l’edizione torinese i tre artisti hanno collaborato alla realizzazione di un’opera collettiva, dal titolo Sguardi sul ponte, in cui l’immagine della città si fonde con il vissuto di ciascuno. Ai dipinti e alle illustrazioni in mostra si accosta una piccola selezione di ceramiche dipinte. La varietà delle soluzioni espressive trova corrispondenza nelle infinite sfumature dell’autismo e le opere si offrono come strumenti per creare relazioni e opportunità di incontro con gli artisti.
L’arte risveglia l’anima
Mostra itinerante
Promossa da
Associazione Autismo Firenze
Associazione Culturale L’immaginario
Ass. Amici del Museo Ermitage (Italia)
In collaborazione con
Museo di Stato Ermitage, San Pietroburgo
Anton’s Right Here, San Pietroburgo
Programma di attività sviluppato
in collaborazione con
Torino, Sala Mostre Regione Piemonte
Piazza Castello 165
Orari
Tutti i giorni 10.00–18.00
Ingresso gratuito
Per le attività multisensoriali alla
mostra e per gli incontri di formazione
è necessaria la prenotazione a
info@larterisveglialanima.it
Info
www.facebook.com/larterisveglialanima
www.larterisveglialanima.it
M.A.O.: SULLA VIA DELLA FOLGORE DI DIAMANTE
Rotazione di dipinti nella Galleria della Regione himalayana
Dal 27 marzo 2019 al 5 aprile 2020
MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
A partire da mercoledì 27 marzo, grazie alla selezione che presenta nuovi soggetti iconografici, i visitatori potranno ammirare altra parte della collezione di dipinti del MAO appartenenti alla tradizione religiosa tibetana. Il termine thang-ka indica un tessuto dipinto che può essere arrotolato. I dipinti sono eseguiti a tempera, il supporto è una mussola di cotone e la base di preparazione è realizzata con una mistura di gesso e caolino. I dipinti sono considerati oggetti sacri non solo perchè presentano soggetti religiosi e simboli pertinenti alla complessa iconografia buddhista tantrica, ma anche perché fungono da supporto concreto alla meditazione. Le thang-ka, anche quando incentrate sulla raffigurazione di un unico soggetto religioso, sia esso simbolico, umano o divino, intendono trasmettere una complessità di conoscenze filosofico-religiose che si esplicitano attraverso la definizione di elementi iconografici minori, immediatamente colti dai devoti buddhisti. I soggetti iconografici esposti spaziano dalle raffigurazioni del Buddha Shakyamuni a quelle del Buddha Primordiale e dei Cinque Grandi Buddha Cosmici che da esso discendono. Nel sistema Vajrayana – la Via della Folgore di diamante – i Cinque Grandi Buddha sono infatti considerati essere emanazioni delle qualità spirituali del Buddha Primordiale, personificazione dell’Illuminazione innata. Ciascuno dei Cinque Buddha Cosmici è associato a una direzione dello spazio. Amitabha, il “Buddha della Luce Infinita” è collocato a Occidente, mentre Amogasiddhi “Colui che conduce all’infallibile realizzazione” è il reggente del Nord. Nell’ambito di questo universo spirituale così spazialmente definito, si collocano esseri intermedi, quali i Bodhisattva, ovvero coloro che rinunciano all’estinzione dal ciclo di nascite e morti (nirvana) per indicare la via della salvezza a tutti gli esseri senzienti. Oltre alle figure spirituali pacifiche troviamo divinità protettrici della religione, dall’aspetto terrifico, come Mahavajrabhairava, il Grande Terrifico, o Yamantaka, il distruttore della morte, così come maestri e adepti tantrici, che a loro volta si mostrano gentili come Tson-ka-pa, fondatore della scuola che dal XVI secolo sarà retta dai Dalai Lama, o terrifici nell’atto di scacciare i demoni. Due thang-ka tibetane del XVIII secolo, piuttosto rare sono quelle prodotte nell’ambito della scuola monastica del Bon. Si tratta di una via spirituale parallela al Buddhismo, risalente come quella dei Rnyng-ma-pa a un gruppo antico di lignaggi di praticanti tantrici. È la principale forma religiosa del Tibet non buddhista. Oltre a vari soggetti religiosi, le opere esposte mostrano alcuni tratti stilistici appartenenti a diverse scuole pittoriche. Lo stile della thank-ga Storie di Mandhatar, Candraprabha, Supriya del XVIII secolo, si rifà alla scuola karma sgar bris, una delle due grandi correnti stilistiche in cui si divide la pittura tibetana degli ultimi quattro secoli. Questa bella thang-ka proveniente dal Khams, Tibet orientale, si distingue per la levità e delicatezza dei toni con cui viene trattato il paesaggio e per l’eleganza da miniatura con cui sono dipinte le piccole figure collocate nei vari edifici o distribuite nei larghi spazi aperti, elementi che rimandano immediatamente all’estetica del Celeste Impero. Tali caratteristiche sono presenti anche nella thang-ka Il Palazzo Celeste di Shyamatara (Tara verde), dove l’accento posto sull’architettura e la concezione vivace del paesaggio conferiscono alla composizione una notevole freschezza, nonostante l’artificiosità della costruzione. Anche se un poco indurite, sopravvivono nelle descrizioni della zona inferiore del dipinto le tracce del trattamento del paesaggio proprio di questo stile. Oltre ai soggetti rappresentati frontalmente, con una disposizione geometrica delle figure minori, che ricordano il primo stile d’origine nepalese, come nella thang-ka Vajradhara e i mahasiddha, si segnalano dipinti dalla gradazione cromatica particolare, come nella thang-ka Rol-pa’i-rdo-rje e nove manifestazioni di Amitayus che appartiene al gruppo dei mtshal-khang (pittura vermiglia), realizzata con sottili tratti dorati su fondo preparato con il rosso cinabro. Il dipinto Amoghasiddhi, una thang-ka di carattere misto, vede la figura centrale dipinta a tempera con vari pigmenti su un fondo realizzato con la stessa tecnica delle mtshal-thang.
VEZZOLANO, CONVEGNO “UOMINI E LUPI”
Canonica regolare di Santa Maria di Vezzolano
Sabato 13 aprile 2019
Convegno Uomini e lupi. Le Colline del Romanico tra arte e biodiversità
L’idea di organizzare un incontro informativo e divulgativo sulla vita del lupo nasce da alcuni avvistamenti avvenuti in questi ultimi anni, che hanno segnalato il suo ritorno nelle aree boschive non lontane da Vezzolano, provocando un certo scompiglio presso la popolazione della Collina torinese e dell’Alto Astigiano e creando talora timore negli escursionisti. Attraverso l’informazione e la diffusione della conoscenza si vuole ricollocare la ricomparsa del lupo nella giusta prospettiva, al fine di evitare facili ed ingiustificati allarmismi. Durante il pomeriggio di studio si tratteranno, infatti, diversi temi, tra i quali gli aspetti della vita del lupo ed il suo ambiente, il lupo nella letteratura e nell’arte, l’ecosistema bosco, la rete escursionistica nella Riserva della Biosfera CollinaPo e gli usi del paesaggio agrario in funzione delle politiche di conservazione della natura.
“… Stando sempre attenti al lupo…”
Inizio: ore 14,30
Saluti Istituzionali
Valentina Barberis, Polo Museale del Piemonte, Direttore del Complesso Canonicale di Santa Maria di Vezzolano
Giorgio Ferrero, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte
Associazione la Cabalesta
Modera e introduce
Franco Correggia, Naturalista, curatore dei Quaderni di Muscandia
Relatori
Luca Giunti, Guardiaparco Aree Protette Alpi Cozie
Le domande del lupo
Irene Borgna, Antropologa Alpina
Il lupo che ci gira in testa: immaginario di un animale
Dino Genovese, Dottorando di ricerca presso l’Università di Torino
Uscire dal sentiero
Antonello Murgia, Presidente Ambito Territoriale Caccia Asti 1-2 e Sindaco di Piovà Massaia
La testimonianza di un amministratore pubblico nel contesto della fauna selvatica e il rispetto delle norme in materia venatoria
Chiusura lavori ore 17,30
TORINO: SBOCCIA IL BORGO MEDIEVALE!
Il Medioevo è un’epoca storica affascinante, che in Italia ha lasciato numerose tracce. Ma non a Torino, sostituita da quella barocca e rinascimentale. Per questo motivo, in occasione dell’Esposizione Universale tenutasi nel capoluogo piemontese nel 1884, si decise di rappresentare il Medioevo realizzando un padiglione davvero speciale. Tanto speciale che, al termine dell’Expo, nessuno volle abbatterlo.
Il Borgo Medievale è un luogo fuori dal tempo e dallo spazio che, a partire dal mese di marzo, riprenderà nuova vita con un ricco palinsesto di esperienze ed attività, grazie alla collaborazione con la Cooperativa Theatrum Sabaudiae, che da 6 anni ne gestisce accoglienza, visite guidate ed attività.
Se in autunno si guarda il cielo, in primavera si guarda invece la terra (cit. da Kirkegaard) i suoi colori, i giardini, gli orti. E’ il momento giusto per degustare un buon calice tra i fiori, mentre una botanica esperta illustrerà la flora del “giardino dei semplici” del Borgo.
Anche la fauna di questo luogo è speciale. Una rondine non fa primavera ma molte, che nidificano nei sottotetti delle botteghe artigiane, sì. A loro, grazie agli amici della LIPU, sono dedicate due giornate per avvicinare grandi e piccini a questi speciali uccelli e al significato del loro particolare, quanto spettacolare, volo.Il Borgo è ciò che i francesi definirebbero ecomusée. Diversamente da un normale museo, un ecomuseo è un sito non limitato dai muri di un edificio in cui è conservata una collezione, ma si propone come una zona di particolare interesse da promuovere e scoprire per mezzo di percorsi predisposti, di attività didattiche e di ricerca, proponendo “come oggetti del museo” non solo gli oggetti della vita quotidiana, ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare.
Per questo sono importanti le visite alle botteghe artigiane funzionanti e portatrici di un know- how antico da salvaguardare. In particolare vi sono due eccellenze artigianali, sempre aperte, che abitano al Borgo e svolgono lì la loro professione: Mastro Corradìn con la sua Bottega del Ferro Battuto e la Stamperia di Mastro Cerrato.
Le novità di quest’anno:
Il Borgo, oltre a permettere di immergersi in un’epoca passata e vivere esperienze, consente anche di apprezzare lo studio, l’ingegno, la tecnica, la sensibilità scientifica ed artistica di coloro che lo hanno progettato e costruito.
Così, nell’anno delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, sarà dedicata alle famiglie una parte importante dell’offerta culturale, a tema.
Il parallelismo è chiaro e va al di là delle discrepanze temporali. Leonardo Da Vinci, è uno tra i massimi esponenti del dialogo tra discipline scientifiche e umanistiche. La sua attività poliedrica si è nutrita di abilità creative, di capacità di osservazione e di un costante lavoro di ricerca e sperimentazione, proprio come gli studiosi e artisti che hanno realizzato il Borgo.
Lo stretto rapporto tra scienza ed arte, l’importanza dell’esperienzialità per l’educazione, la conoscenza, la fruizione, l’influenza del bello sul vivere bene, il legame tra manualità creativa e tecnologie sono alla base delle nuove partnership attivate.
Esperti di tinkering, design e arti fluide sono stati chiamati a collaborare, per assicurare l’alta qualità di questo calendario culturale per grandi e piccini, promuovendo un apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
Insieme a FuturMakers, nata all’interno di Synesthesia, una delle più importanti digital factory torinesi dove il digitale fa parte del quotidiano, vi parleremo di fortificazioni e macchine da guerra e vi faremo provare l’esperienza della proiezione di un ologramma “tutto leonardesco” che nasce dal vostro smartphone.
The PaperLab, associazione che ha creato un micro FabLab in un’osteria di Borgo Aurora, generando una start up di innovazione sociale (progettata dall’associazione Miranda e finanziata nell’ambito di AxTO, azioni per le periferie torinesi), esce dalla sua zona per collaborare al Borgo nella creazione di un laboratorio per famiglie sulla fabbricazione a controllo numerico di materiali editoriali interattivi, sia multimediali, sia cartacei.
L’Associazione Liberipensatori Paul Valery è una compagnia teatrale che opera in tutta Europa dal 2002, fondatrice di una importante scuola torinese di musical, (arrivata seconda al talent show Italia’s Got Talent), ha ottenuto dal maestro vignettista Altan il copyright per portare in giro per l’Italia spettacoli teatrali per famiglie sulla Pimpa. Per il Borgo Medievale ha creato una sceneggiatura ad-hoc, per una fantastica serie di visite teatralizzate per bambini e genitori sulla figura di Leonardo Da Vinci e… Pensate se fosse vostro amico!
Info generali di visita
BORGO
Aperto: dal lunedì alla domenica
Orario estivo: 9.00 – 20.00
Ingresso: libero
ROCCA E GIARDINI
Aperto: dal martedì alla domenica
Orario: 10.00 – 19.00 (chiusura biglietteria ore 18.15) – orario estivo in vigore dal 31 marzo Ingresso: con visita guidata al costo di 5€ a persona; ridotto 3€ per guide in possesso di patentino non in servizio; gratuito per minori di 4 anni, visitatori diversamente abili, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e possessori di Torino + Piemonte card.
Prenotazione obbligatoria; per motivi di sicurezza i gruppi dovranno essere obbligatoriamente accompagnati da personale abilitato di Theatrum Sabaudiae Torino
AOSTA: CONFERENZA L’UMORISMO INTERNAZIONALE DI JACOVITTI
Centro Saint-Bénin. Via Festaz, 27 – Giovedì 28 marzo 2019, ore 17
L’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta comunica che giovedì 28 marzo 2019, alle ore 17, al Centro Saint-Bénin di Aosta, dove è in corso la mostra Il mondo di Jacovitti, si terrà un incontro, moderato dal curatore Dino Aloi, con Gianfranco Goria, direttore di AfNews, sceneggiatore ed esperto di fumetti, Luca Boschi, vignettista, critico, giornalista e curatore della ristampa completa dell’opera di Jacovitti per le edizioni Hachette e François Corteggiani, fumettista, sceneggiatore e caporedattore del giornale Pif Gadget dal 2004 al 2008.
L’incontro, sul tema del fumetto, oltre a un’analisi sull’opera di Jacovitti, sarà l’occasione per parlare di altri artisti internazionali che hanno dato vita a personaggi indimenticabili, da Topolino a Tintin.
L’esposizione Il mondo di Jacovitti, curata da Dino Aloi e Silvia Jacovitti, presenta 250 disegni originali attraverso i quali è possibile ricostruire una carriera di quasi sessant’anni, che ha portato l’autore a creare personaggi indimenticabili. Completa la mostra un volume edito da Il Pennino, con contributi critici di Fabio Norcini (critico d’arte), Daria Jorioz (storica dell’arte), Gian Paolo Caprettini (già docente di Semiologia all’Università di Torino), Vincenzo Mollica (giornalista Rai), Gianni Brunoro e Luca Boschi (tra i più importanti jacovittologiitaliani), François Corteggiani (autore di Fumetti) e Goffredo Fofi (saggista e critico cinematografico).
In occasione della presentazione l’ingresso è libero.
Per informazioni:
Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali
Regione autonoma Valle d’Aosta
www.regione.vda.it
CRIPTA747, OPEN STUDIO
Open studio degli artisti in residenza João Drumond, Pete Fleming e Emmy Skensved che si terrà giovedì 28 marzo dalle ore 18,00 presso gli spazi di Cripta747 in via Quittengo 41b a Torino.
Questo evento apre la terza edizione di Cripta747 Studio, che quest’anno ospiterà 13 artisti e un curatore provenienti da Canada, Francia, Gran Bretagna, Italia, Lituania, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Cripta747 Studio è un programma di studi d’artista in condivisione nato nel 2017 con l’obiettivo di promuovere la mobilità internazionale, la permanenza in città di artisti, curatori e ricercatori di tutto il mondo e la crescita del tessuto culturale e produttivo del territorio.
ACCADEMIA ALBERTINA: “DISEGNIAMO L’ARTE” PER I BAMBINI
Domenica 31 marzo disegniamo l’arte, con tanti ingredienti: allievi dell’Accademia di Belle Arti pronti a fare il ritratto ai più piccoli, specchi e pc per guardare e rappresentare noi stessi! Vi aspetta un divertente pomeriggio, tra la collezione della Pinacoteca Albertina e la mostra Me, My Self(ie) and I. L’autoritratto a fumetti. Due gli orari tra i quali scegliere (15.00 e 16.30), diverse le proposte a seconda dell’età dei partecipanti (dai 5 ai 13 anni).
Costo attività didattica € 4,00 a bambino + biglietto d’ingresso (gratuito con Abbonamento Musei e under 6 anni, ridotto € 5,00). Gli adulti pagano esclusivamente il biglietto d’ingresso (gratuito con Abbonamento Musei, intero: € 7,00 | ridotto € 5,00).
Prenotazione obbligatoria:
011 0897370
pinacoteca.albertina@coopculture.it
MUSEO PIETRO MICCA: CONFERENZA: “LA DIMENSIONE RELIGIOSA DURANTE L’ASSEDIO DEL 1706”
Mercoledì 27 marzo ore 17.30
Conversazione con Monsignor Renzo Savarino, docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica di Torino sul tema: “ La dimensione religiosa durante l’assedio del 1706”. L’incontro si svolge nell’ambito della prima delle Mostre nel museo sul tema “Torino e l’assedio 1706. La condizione spirituale” nell’occasione del 390° anniversario di nascita del Beato Sebastiano Valfrè (9 marzo 1629), che tanta parte ebbe all’epoca dell’assedio nell’assistenza alla popolazione assieme alla Beata Maria degli Angeli, per approfondire gli aspetti religiosi, di devozione, di assistenza e di solidarietà umana e spirituale svolta dalla Chiesa torinese in un momento significativo della vita di Torino e della sua popolazione.
Tra i documenti storici in esposizione: sei incisioni pregiate dei Patroni della Città nominati nel periodo con delibera comunale e custoditi dall’Archivio Storico della Città, e i due grandi dipinti dell’epoca relativi ai due citati Beati, normalmente custoditi rispettivamente nelle sale interne dell’Oratorio di San Filippo Neri e del Carmelo di Moncalieri.