“La ragazza del Professore”, la storia di Caterina Bauchiero vedova Monti in un libro di Valeria Martano
Giovedì 30 maggio, presso l’auditorium del Liceo Monti di Chieri, viene presentato il libro di Valeria Martano “La ragazza del Professore – Storia di Caterina Bauchiero, vedova di Augusto Monti”. Intervengono con l’autrice Gianfranco Giusta, dirigente del Monti, il giornalista Luciasno Genta e la protagonista, Caterina Bauchiero vedova Monti. Scrive Gianni Oliva nella prefazione:
“La prima impressione, leggendo queste pagine, è di stupore per la frattura cronologica: le conversazioni dell’autrice con Caterina Bauchiero Monti si sviluppano in questi ultimi anni, ma gli argomenti trattati risalgono all’Italia di tre generazioni fa, alla stagione orgogliosa del dopoguerra e della ricostruzione democratica. I nomi che compaiono, Franco Antonicelli, Massimo Mila, Giuseppe Saragat, Giulio Einaudi, sono quelli dei “maestri” e degli “uomini illustri” della nostra giovinezza; e sopra di loro, campeggia quello ancora più antico di Augusto Monti, l’icona del Liceo D’Azeglio, il professore di un’educazione al pensiero libero impartita negli anni del Ventennio, a dispetto della censura fascista.
Mano a mano che si procede nella lettura, ci si accorge però che questa “frattura cronologica” è, al tempo stesso, il fascino del libro, perché i racconti e le confidenza fatte da Caterina Bauchiero a Valeria Martano sono una rilettura del passato onesta e disincantata, senza retorica e senza malinconie: i grandi intellettuali e i politici di cui si parla vengono proposti come “persone”, con le loro debolezze e le loro virtù, non come “personaggi” imprigionati negli stereotipi consegnati dalla memoria ufficiale. Antonicelli bello, affascinante, seduttivo eppure depresso per un amore non trovato, che si confida con la giovane amica di Chieri; Saragat presidente della Repubblica, che si informa preoccupato della salute del “vecchio” Monti; Salvemini, dal severo piglio intellettuale, che scherza su Caterina non più analfabeta perché ha smesso di scrivere “cuore” con la “q”; Mila, ricoverato in ospedale dopo un incidente in montagna, che non dice nulla ma piange in silenzio; Einaudi che si fa mandare dal consolato francese una bandiera perché vuole quella particolare tonalità di blu nel suo bagno di via Biancamano: attraverso i ricordi di vita vissuta, i personaggi escono dalla cornice della loro immagine pubblica e la stagione storica di cui sono stati protagonisti, gloriosa e lontana, si avvicina alla nostra sensibilità di lettori, diventando più intellegibile e familiare.
L’importanza e l’originalità di questo libro discendono dall’eccezionalità dell’esperienza umana della protagonista: nata a Chieri nel 1924 in una famiglia modesta di operai, operaia essa stessa nel settore tessile, priva di un’istruzione regolare, Caterina Bauchiero incontra nel 1944 un signore già avanti con gli anni, venuto ad abitare all’ultimo piano del suo stabile, di cui si dice sia un generale in pensione. In realtà è il professor Augusto Monti, pedagogista, scrittore, riferimento di una generazione di giovani destinati ad un grande avvenire (da Pavese a Einaudi, da Antonicelli a Mila, a Pinelli). A dispetto degli studi mancati, Caterina ha una grande curiosità intellettuale, ha voglia di leggere e di sapere, cerca libri e riviste: iniziati per caso, i colloqui con l’anziano professore (che è nato nel 1881 e ha quindi 43 anni più di lei) diventano una consuetudine e proseguono dopo la fine della guerra, tra incontri in un caffè di via Po, passeggiate in collina, lettere. Da una parte c’è il fascino intellettuale, la forza della parola e della cultura; dall’altro la freschezza dell’età, la bellezza, la seduzione di formare una giovane mente. Il risultato non è soltanto il matrimonio (celebrato tra le perplessità di familiari e conoscenti), ma un rapporto felice, fatto di stima, di affetto, di complicità, vissuto tra l’alloggio torinese della Crocetta, quello romano di Lungotevere Flaminio e i soggiorni a Sorrento e nelle città d’arte italiane: quindici anni (il professore muore nel 1966) in cui la “sartina” di Chieri diventa una signora apprezzata nei salotti bene di Torino e della capitale, si rapporta con naturalezza con intellettuali famosi, coltiva amicizie socialmente “impensabili” con la marchesa Giuliana Benzoni o il conte Franco Grottarelli. Intrecciando i racconti di Caterina con le citazioni tratte da numerose lettere inedite, la narrazione si sviluppa fluida e facile: è l’affresco di un mondo che in tanti di noi suscita suggestione, visto attraverso gli occhi spontanei di una donna che a quel mondo si è affacciata per un capriccio del destino.
L’ultima parte del libro è dedicata al periodo della vedovanza e alla necessità di ricostruire la propria vita: impiegata prima alla Rai, poi alla casa editrice Einaudi, Caterina Bauchiero trascorre gli anni guardando al passato con una nostalgia che non diventa mai autocompatimento, confermando la stessa forza d’animo che le ha permesso di entrare a pieno titolo in un ambiente così distante da quello di provenienza. Dopo la pensione, il ritorno a Chieri, e la vecchiaia negli stessi luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, dove adesso il liceo cittadino è intitolato al nome del marito. Davvero un bel libro, costruito con intelligenza e ben scritto, dunque di facile (e piacevole) lettura; un libro al quale ci si avvicina pensando di trovare la “storia della vedova di Augusto Monti” e vi si trova invece la storia di Caterina Bauchiero, che è stata la moglie di Augusto Monti ma che è stata soprattutto se stessa, una giovane operaia di Chieri proiettata nel mondo dell’intellettualità antifascista del dopoguerra.