Asti Pride: attacchi diffamatori via social. Scattano le denunce?
Si avvicina la data dell’Asti Pride, la manifestazione che si svolgerà il 6 luglio e mentre si susseguono gli eventi per la raccolta fondi di autofinanziamento, crescono anche i toni degli attacchi dei leoni da tastiera, quelli che vogliono far conoscere al mondo un unico e basico pensiero: il gender non esiste.
Finora gli organizzatori di Asti Pride non hanno dato molta importanza alla contrarietà di chi non vorrebbe la manifestazione sfilare in città, ma alcuni degli ultimi commenti pubblicati sui social arrivano al limite della diffamazione con il, purtroppo, già sentito corollario dei riferimenti alla malattia mentale e all’immondizia.
L’innalzamento dei toni non rientra più in una normale dialettica ideologica, ma oltrepassa i limiti del rispetto. Per questo da Asti Pride fanno sapere che ci saranno delle contromisure.
Asti Pride rispetta profondamente la libertà di pensiero – è scritto nella nota degli organizzatori – proprio per questo totale rispetto che, in questi mesi di avvicinamento al primo Pride di Asti, abbiamo fatto uso di tutta la nostra “elasticità” nel leggere alcuni commenti social (ma non solo), non certo teneri nei confronti della comunità LGBTQI. Cosa diversa, però, è l’incitazione all’odio, l’insulto, la denigrazione e la diffamazione. Quelli sono limiti invalicabili e quei limiti oggi sono stati, a nostro parere, abbondantemente superati. Per questo motivo stiamo valutando tutte le strade possibili a tutela della nostra dignità e di quella di tutte le persone LGBTQI. Una delle prime risposte concrete a tali attacchi sarà la massiccia partecipazione alla parata del 6 luglio delle persone, e sono tante, che credono nel rispetto e nell’inclusione”.
Lunedì 24 giugno si svolgerà una riunione in cui saranno valutare le varie possibilità di tutela.
Non abbiamo certo intenzione di partire lancia in resta – dice Patrizio Onori, segretario di Nuovi Diritti Cgil Asti – ma valuteremo, con l’ausilio di un legale, se ci siano gli estremi per una denuncia per diffamazione. Ricordo che è notizia recente la condanna del senatore Simone Pillon per aver postato dei commenti omofobi sul suo profilo social”.
Carmela Pagnotta