Il Birraio di Preston: quel libro che è stato a casa di Andrea Camilleri
Per gli amanti della buona letteratura oggi è un giorno triste: Andrea Camilleri non è più. Lascia questo mondo che ha tanto amato, affamato di vita fino all’ultimo giorno, con progetti non nel cassetto ma in pieno svolgimento. Non lascia però i suoi lettori orfani dei suoi romanzi e dei suoi saggi che vivranno per sempre. E non si parla solo di Montalbano, il commissario più amato dagli italiani, ma anche dei suoi affreschi storici con i quali ha raccontato una Sicilia delle piccole storie, nascoste dietro ai grandi avvenimenti.
Nei momenti di lutto ognuno cerca un ricordo che lo accomuni alla persona che se ne è andata. Un modo per rendere omaggio alla sua memoria e alla propria. Nei ricordi di chi scrive scorrono i tanti momenti immersa nelle pagine dei romanzi di Camilleri fin da quel primo libro blu Sellerio, scoperto sugli scaffali di una libreria, “Il Birraio di Preston”, e fin da quella prima frase che descriveva un’atmosfera ed era già un manifesto della lingua dello scrittore : “Era una notte che faceva spavento, veramente scantusa.”
Per uno strano gioco quel destino, quel libro è tornato più volte ad accomunarmi ad Andrea Camilleri. E venne il giorno, come direbbe un bravo scrittore, che Andrea Camilleri giunse ad Asti. Fu in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nel 2011. L’università di Asti organizzò un convegno dal titolo “Il Principe di Salina. Letteratura e Risorgimento”, al quale feci di tutto per non mancare e nel quale Camilleri era l’ospite d’onore. Si dice spesso che non ci si dovrebbe avvicinare troppo ai propri miti per non correre il rischio di esserne delusi, ma il personaggio meritava questa opportunità. La sala era affollata, come prevedibile.
Durante il convegno Camilleri, già 86enne, fu brillante come sempre e discettò di Pirandello, cugino della madre, di Tomasi di Lampedusa, di Gattopardi (letterari e reali) e dell’argomento a lui più caro: la storia d’Italia vista dalla Sicilia. Accettò di rispondere alle domande del pubblico senza ritrosie. Fu in incontro perfetto.
Molti suoi ammiratori arrivarono con i suoi libri con la speranza di portarli a casa con una sua dedica autografa. Camilleri aveva già problemi di vista, ma non volle deludere nessuno. Non potendo sottoporsi al rito del “firma-copie” in quelle condizioni, chiese ai presenti di scegliere un libro, di inserire all’interno il proprio nome e indirizzo e di consegnarlo agli addetti dell’università. I libri sarebbero stati spediti a casa dello scrittore che li avrebbe autografati con calma, rispedendoli poi ai legittimi “lettori”.
Fu così che la mia copia de “Il Birraio di Preston” andò a casa del suo autore, Andrea Camilleri. Per qualche mese non ci pensai più, anche se la parola di un grande come Camilleri non poteva tradire. E infatti il libro tornò, dopo circa tre mesi, in un plico postale con la sua semplice e preziosa dedica: “A Carmela Pagnotta, Andrea Camilleri”.
Oggi quel ricordo mi è ancora più caro perché mi racconta la grandezza di Camilleri più delle sue opere: una promessa è una promessa e le persone perbene le mantengono. Sempre!
Andrea Camilleri è morto. Viva Andrea Camilleri… Perché per noi vivrà per sempre.
Carmela Pagnotta