BOOM DEL RISO DALLA BIRMANIA CON SOSTANZE ATTIVE NON APPROVATE NELLA UNIONE EUROPEA
La campagna di commercializzazione 2018-2019 ha registrato in Europa un aumento del 21,3 % di riso proveniente dalla Birmania, paese di stragi e persecuzioni. Per questo motivo il ministro italiano delle politiche Agricole Teresa Bellanova ha chiesto in settimana al commissario dell’Unione Europea Phil Hogan di ripristinare i dazi per le importazioni nell’U.E. di riso tipo Japonica della Birmania, durante la riunione del Consiglio U.E. “Agricoltura e pesca” a Bruxelles.
“Dopo l’attivazione della clausola di salvaguardia che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di risodi tipo ‘Indica’ dalla Cambogia e dal Myanmar si è verificato un aumento sospetto delle importazioni dal Myanmar di riso di tipo ‘Japonica’, che invece continuano a godere delle esenzioni tariffarie per l’ingresso nella Unione Europea. Nella stagione 2018/2019 sono arrivate 85.685 tonnellate contro le 27.334 di quella precedente”. Così ci spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli-Biella, con delega al settore risicolo, e aggiunge: “In Italia, nonostante la forte produzione interna, le importazioni totali di riso straniero sono già cresciute del 46,6 % nei primi otto mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Non possiamo temporeggiare oltre: il riso deve essere considerato un prodotto sensibile dalla Commissione U.E., evitando nuove concessioni all’import e rendendo obbligatoria a livello europeo in etichetta l’indicazione del paese di origine, in modo da indirizzare gli investimenti dei fondi comunitari per la promozione solo verso il riso coltivato nell’Unione europea.”
“Tra l’altro –dichiara Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara-VCO- l’aumento delle importazioni non danneggia solo i nostri risicultori ma anche i consumatori e proprio per la sicurezza di questi ultimi è necessario vietare l’importazione di prodotti agricoli contenenti sostanze attive non approvate nella Unione Europea. I risicultori novaresi devono rispettare, come tutti gli agricoltori in Italia, precise regole per la sicurezza dei consumatori, e lavorare secondo le regole fa aumentare i costi di produzione. Costi che non sono tenuti in conto da questi paesi che non rispettano nessuna regola, nemmeno i diritti umani.”
Infatti oltre ad una concorrenza sleale, la ex Birmania è accusata anche di violazione dei diritti umani ed addirittura di genocidio internazionale della minoranza mussulmana dei Rohingya. “E’ quindi necessario –conclude Dellarole- passare al più presto alla sospensione del regime EBA, il regime agevolato che permette ai paesi in via di sviluppo di esportare più facilmente tutto tranne le armi e, al tempo stesso, attivare un monitoraggio quotidiano e coordinato a livello europeo delle importazioni di riso Japonica.”
E.D.P.