Chiese, farmacie, scuole, caffè, teatri: tutti fanno i conti con l’epidemia
di Bruno Bonino
Questa terribile pandemia, che dilagò a livello mondiale tra il 1918 e il 1919, fece solo in Italia circa 400 mila vittime. Fu definita “spagnola” poiché la notizia della diffusione del morbo fu segnalata nella stampa spagnola già da febbraio 1918 in quanto, non essendo la Spagna coinvolta nel conflitto, i giornali locali non erano sottoposti alla censura di guerra in vigore nei Paesi belligeranti. Nella Provincia di Torino l’influenza iniziò a manifestarsi verso marzo 1918 e poi nell’autunno in una seconda ondata che fu più virulenta di quella precedente e causò il maggior numero di decessi. Per cercare di contrastare la diffusione del contagio, ad inizio ottobre, il Prefetto dispose alcune misure di emergenza come la sospensione di tutti gli spettacoli teatrali, cinematografici e dei caffè-concerto; la sospensione degli accompagnamenti funebri in forma solenne e con cortei numerosi; la riduzione dell’orario di apertura dei pubblici esercizi; l’apertura delle farmacie prorogata sino alle 22.30; la sospensione nelle chiese, in accordo con le autorità ecclesiastiche, delle funzioni non necessarie al culto pubblico. A dicembre la sospensione degli spettacoli venne revocata introducendo tuttavia dei limiti al numero delle rappresentazioni e degli spettatori, degli intervalli tra gli spettacoli e delle norme sulla pulizia e ventilazione dei locali. Una nuova ondata dell’epidemia si ebbe all’inizio del 1919 e per questo non vennero riaperte le scuole dopo le vacanze di fine anno e furono mantenute o reintrodotte varie limitazioni.
Nelle illustrazioni sono riportate alcune comunicazioni riguardanti l’epidemia tratte dai settimanali chieresi L’Arco e Il Faro e due pubblicità di medicinali per le forme più lievi della malattia.