di Gianni Giacone
E’ amaro e al tempo stesso dolcissimo il Natale del nostro volley di vertice. Amaro, perché giocare a porte chiuse vuol dire non sentire il calore e il rumore dei tifosi, essere sospesi in una bolla virtuale dove quel che succede è a metà tra la realtà e il sogno. Dolcissimo, perché, pur costretti alle partite in streaming (e meno male che c’è) i tanti, tantissimi innamorati del Chieri’76 rosa stanno vivendo emozioni e passioni che da almeno tre lustri non si provavano. Le ragazze di Bregoli sono la rivelazione di questo strano, assurdo, irripetibile campionato e stanno dando spettacolo. Letteralmente. Dai tempi di Zetova, Scott e Tom non ricordiamo una squadra chierese così forte, coesa, determinata, spregiudicata. Costruita…a misura di covid, con intelligenza: niente stelle insostituibili, una ‘rosa’ di tutte titolari che garantiscono in caso di bisogno (e il bisogno c’è stato e magari ci sarà ancora, purtroppo) il ricambio all’altezza, in ogni ruolo. Grobelna, l’opposto che risolve le partite, ha una battuta a vuoto? C’è Laak, giovane e spregiudicata. Le tre schiacciatrici (Perinelli, la capitana; Villani e Frantti) sono perfettamente intercambiabili (e c’è pure la giovanissima Meijers), come le centrali (Alhassan sta recuperando il ritardo di preparazione e vale Mazzaro e Zambelli). Persino la regista Bosio, cresciuta in modo esponenziale, ha un alter ego nella giovanissima argentina Mayer). E anche l’imprescindibile libero De Bortoli ha nell’esperta Gibertini una valida alternativa. Insomma, manca solo lo spettacolo del palazzetto stracolmo. Ma in tempi grami come questi, non si può avere tutto.