CENTOTORRI – SFOGLIA LA RIVISTA – Chieri e le donne della Resistenza

Per i 76 anni dalla Liberazione, il ricordo sul ruolo femminile in quei tragici giorni

di Valerio Maggio

Settantaseiesimo anniversario della Liberazione da celebrare all’insegna di come sia ancora necessario non abbassare la guardia anche a così tanto tempo da quei sanguinosi fatti. Ma oltre a non abbassare la guardia occorre alzare lo sguardo davanti alle donne partigiane troppo spesso dimenticate. In 35 mila fecero la Resistenza, 70 mila aderirono ai gruppi di difesa della donna, 1859 furono oggetto di violenza e stupro, 4635 vennero arrestate torturate condannate, 2750 deportate, 623 le vittime fucilate o cadute in azione. Sono numeri da tenere a mente visto che soltanto nel 1965 Liliana Cavani riuscì – con il documentario Le donne nella Resistenza – a squarciare il velo sul ruolo femminile nel movimento di liberazione dai nazifascisti.

Non erano delle fanatiche agognavano soltanto spazi di libertà al di fuori degli schemi precostituiti del regime. Molte combatterono in montagna dimostrando abnegazione e coraggio, altre cospirarono, fiancheggiarono, fornirono supporto di ogni tipo ai ribelli nella più totale clandestinità, altre ancora tennero tenacemente in piedi famiglie divise, segnate da violenze e lutti. Quello delle donne impegnate nella Resistenza dopo l’8 settembre del 1943 fu un “maternage di massa”, concetto con cui la storica Anna Bravo alludeva alla «disponibilità femminile nei confronti di un destinatario ben determinato, il giovane maschio vulnerabile che si rivolge in quanto tale alla donna come a una figura forte e protettrice, vale a dire a una madre». Madri che continuarono a lavorare, tagliare, cucire, preparare indumenti, confezionare pacchi viveri portati ai partigiani dalle staffette, avvisare dei rastrellamenti consentendo ai loro uomini di mettersi in salvo. Nella provincia di Torino caddero 99 donne partigiane operanti sui monti, nelle valli e sulle colline. A causa di rastrellamenti le vittime civili furono 38, mentre 183 – per lo più ebree –  vissero la deportazione nei campi di concentramento.

Risfogliare con un occhio al femminile il libro curato dall’Anpi di Chieri: Per non dimenticare, storia della Resistenza a Chieri (Il Tipografo Riva presso Chieri 2008) ci permette di dare spazio a molti volti di donne (cattoliche, ebree, comuniste; di tutte le età, di diverso ambiente e ceto sociale, di ogni mestiere e professione seppur con una preponderante presenza di operaie) testimoni di una capacità di scegliere «nella “nuova Italia” il ruolo conquistato con lacrime a sangue».

Diamo un nome almeno alle chieresi: Domenica Polastro (uccisa con una raffica di mitra), le sorelle Felicita e Virginia Ruffino (decedute in combattimento). E poi Maddalena Pesando Giordano, Rosa Franca Gallina Gastaldi, Anna Bechis, Beatrice Vergnano, Laviletti Maria, Nilla Polledro allora felici di poter raccontare, con un tuffo indietro negli anni, quella vita irruenta, coraggiosa, giovane, appassionata e convinta.

Il poeta dialettale chierese Beppe Barberis le ricordava così nel 1994: «Cantavo “Bela ciau” e “Subia ‘l vent”/adòs ëd pòvre còse e pòch mangé,/ma tanta ràbia contra jj prepotent,/ma tanta veuja d’unisse për loté…/Parèj l’han afrontà la ditatura/lassand a ca, giu al pian, cheur e paura/. (…) dòne fòrte e bele/ch’a l’han donà la vita/ për n’ideal ëd giustissia e ‘d libertà:/Patriòte da tròpi dësmentià.»