CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – L’ Edicola di ieri, a cura di Valerio Maggio

Il presente acceca, la memoria ci rende umani

Come l’oblio diventa uno dei nemici della democrazia

(Mario Calabresi, La Stampa 5 dicembre 2020)

“(…) «Si deve cominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita. Senza di essa non siamo nulla». Sono parole del regista spagnolo Luis Bunnel ma mi fanno pensare a Maria, mia nonna materna, che ogni pomeriggio, fino all’ultimo giorno dei suoi 94 anni, dopo pranzo si sedeva in poltrona e chiudeva gli occhi. Non per dormire ma per ricordare. Ripercorreva pezzi della sua vita. (…) Tutto le apparteneva (…). Ripercorreva il passato non solo perché le faceva compagnia ma anche perché aveva paura che anche solo un frammento di quello che aveva vissuto potesse andare perduto. Pensava che ricordo e verità coincidessero, che la memoria servisse a tenere fede ad un’idea di giustizia. (…) Da lei ho imparato a viaggiare nel passato. (…) Ci sono stati giorni in cui mi sono sentito come quegli olandesi che per secoli hanno sottratto la terra al mare: riuscire a strappare dall’oblio un pezzo di verità, farla riemergere, è un’operazione necessaria e indispensabile. Oggi più che mai perché viviamo nella dittatura del presente. Ogni cosa deve essere immediata, istantanea e condivisa in tempo reale. In rete i materiali non hanno una profondità nel tempo, esiste un immenso archivio del presente ma il passato esiste quasi solo nelle reinterpretazioni che vengono prodotte oggi. Ma così avanziamo nel buio, giriamo su noi stessi. Recuperare storie e memorie significa accendere la luce, poter dare un nome alle cose, ai fatti e costruire antidoti al falso, alle suggestioni e alle nuove superstizioni che avvelenano il nostro tempo”.