CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Chieri 1957, la Lega di Perseveranza festeggia i 50 anni

L’Opera dei “Ritiri Operai” inizia la sua attività in Italia nel 1907 incontrandosi proprio a Chieri

di Valerio Maggio

L’enciclopedia Treccani ci spiega come la “perseveranza” non sia altro che «la costante fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai propri propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta. In particolare, nella teologia morale cattolica: virtù che impegna l’uomo a lottare per il conseguimento del bene senza soccombere agli ostacoli e senza farsi vincere dalla stanchezza e dallo sconforto». Per cercare di capire ciò che sono state nel mondo cattolico – sino ad oltre la metà degli anni ’60 del secolo scorso – le “Leghe di Perseveranza” e i “Ritiri Operai” non si può dunque prescindere dalla definizione appena citata in grado di introdurci nell’universo dell’associazionismo della Chiesa. L’Opera dei “Ritiri Operai” inizia la sua attività in Italia nel 1907 incontrandosi proprio a Chieri (cfr. Civiltà Cattolica 1908, vol. IV, p. 61) dove vent’anni dopo si terrà anche la solenne commemorazione del “Primo ventennio dei Ritiri Operai in Italia”. A raccontarcelo con un fraseggio retoricamente gonfio è L’Alfiere -settimanale cattolico locale – con un lungo articolo dove si evidenzia la «felicissima riuscita della solenne Commemorazione del 1° ventennio della istituzione provvidenziale dei Ritiri Operai in Italia – istituzione che è per Chieri una gloria e un vanto». Erano presenti i rappresentanti: «di Torino, Milano, Bologna, Novara, Bergamo, Saluzzo, Bra, Borgone di Susa Cambiano, Valle Ceppi, S. Giovanni di Riva, Madonna della Scala; i Circoli Silvio Pellico, S. Ignazio, Don Bosco, Dom. Savio, Congregazione Mariana, Unione Agricola S. Giorgio, tutti di Chieri; le Unioni Uomini Cattolici delle Parrocchie S. Giulia, Addolorata, Gran Madre di Dio, Vanchiglietta, S. Agostino, S. Teresa, S. Giuseppe, tutte di Torino: quella di Buttigliera d’Asti; i Circoli Giovanili, di Chieri, di Alpignano, di Poirino, di Riva di Chieri, di Castelnuovo d’Asti, B. Cottolengo di Bra, di Borgone, di Susa, di S. Antonino col labaro federale valsusino; un gruppo di Tramvieri della Consolata colla loro bandiera. Numerosissima (circa un centinaio di soci) la rappresentanza delle Leghe di Perseveranza SS. Martiri e S. Massimo di Torino».

Dovranno trascorre altri trent’anni prima che un simile evento si ripeta anche se in tono minore. Siamo nel 1957 e la Lega di Perseveranza di Chieri (con sede da sempre in via Sant’Agostino ? Chi ne sa di più?) festeggia il cinquantenario della sua fondazione (nelle foto Archivio storico biblioteca civica – sezione storia locale) in «quell’atmosfera di solennità gioiosa, che valse a ricordare – scrive il settimanale Il Chierese organo della d.c. locale – le modeste origini del movimento e le successive, magnifiche sue conquiste». Conquiste che soltanto pochi anni prima (maggio 1948) Pio XII aveva “esaltato” in un discorso rivolto ai membri dei Ritiri di Perseveranza di Roma e Napoli. Leggiamone un brano capace ripotarci all’atmosfera che si respirava in quel periodo (siamo ad un mese esatto dalle elezioni del 18 – 19 aprile che videro la sconfitta del Fronte Popolare formato da p.c.i e p.s.i. e l’affermazione della d.c. sorretta da tutto il mondo cattolico): «Voi offrite al nostro sguardo, diletti figli, uno spettacolo che (…) rallegra il nostro cuore (…). Quando parlate, voi non agitate il popolo alla maniera dei tribuni dalla parola sonora e vuota, ma esercitate non timidi il vostro influsso, da uomini convinti, il cui linguaggio semplice difende i veri interessi materiali, sociali, spirituali del popolo. Voi non lo costringete né con la violenza né con le minacce. Voi lo dirigete con l’esempio di credenti che sanno vivere (…) le loro convinzioni, la loro religione, che si sostengono scambievolmente, che prestano aiuto ai deboli, che riconducono sulla retta via e istruiscono con carità fraterna i traviati e gl’illusi, ma che sanno anche confutare e combattere, con lealtà e cortesia non meno che con energica audacia, gli avversari ostinati e settari».