Iniziamo il cammino più difficile
di P. Pio Giuseppe Marcato op
Anche la solennità delle Pentecoste è trascorsa in fretta senza troppe emozioni. Era la festa della comunità credente che si fa forza e rinasce con la presenza del Risorto e la gioia di gustare le primizie dei doni dello Spirito. Le circostanze che stiamo vivendo hanno impedito la primavera dei cuori, sempre più indispensabile per una ripresa autentica della vita di fede. Il periodo pasquale, i 40 giorni con il Risorto che ci fa accogliere la presenza del Regno, sembra non abbiano lasciato quel segno di grazia e di novità per renderci testimoni di un presente illuminato rendendoci capaci di aperture e prospettive di un grande futuro. Eppure lo Spirito agisce e ci sollecita ad avere uno sguardo sempre più aperto e sentire il suo linguaggio di amore e verità che ci fa superare gli ostacoli e le inevitabili debolezze della nostra condizione umana. Lo Spirito ci sollecita a costruire il futuro secondo il misterioso e meraviglioso progetto di Dio: il mondo rinnovato dal Sangue del Redentore.
Le nostre più comuni domande in questo tempo di pandemia, fatto di sofferenza, di restrizioni forzate e di doveri riguardano proprio il nostro immediato futuro ancora bloccato da oscure nubi, Gli ambiti sono sempre quelli: salute, lavoro, economia, politica nazionale e internazionale sempre più minacciati da situazioni di guerra… ma alla fine quello che preoccupa di più è la sicurezza della nostra famiglia e la serenità della mente e del cuore. Qui c’è posto ‘anche’ per Dio. È giusto interrogarsi sul prossimo-immediato futuro, immaginarlo per dare significato al nostro tempo. Paure, ansie, speranze…l’emotività quasi si scatena e la ragione non riesce a contenere la crisi. Le esperienze fatte non sono di aiuto. Le risposte della scienza e le rassicurazioni politiche non sono sufficienti a calmare l’inquietudine, la ripresa ventilata e il riordinamento economico con qualche illusione euforica non apre a prospettive positive. Il tempo si ferma e la convinzione di controllare il futuro sembra proprio svanire. Si parla di progetti e di poter anticipare l’imprevedibilità del futuro ma riemergono le contraddizioni che tenevamo nascoste. Allora ci fissiamo sul presente, il nostro presente, a volte confuso e incerto. Con ironia si diceva: ’neppure il futuro è più quello di una volta, ed era migliore’! Non basta ritornare ad una normalità, piuttosto si pone la necessità di invertire la rotta e cambiare la cadenza del nostro cammino. Qui si apre la strada ad una dimensione molto più positiva e spirituale del nostro essere. La Pasqua da poco celebrata e ‘sapientemente’ vissuta (o ricuperata), apre al grande dono dello Spirito, ad una presenza ‘nascosta’ ma forte, divina. Gesù lo ha assicurato risvegliando la coscienza dei discepoli: Io sarò con voi e vi invierò il Consolatore che resterà per sempre con voi e vi guiderà nella vita alla verità. Una rassicurazione formidabile che non permette ripensamenti. Non si danno certezze nell’impazienza e nel pretendere risultati immediati. Viene dato uno spirito di fortezza e di grazia, di sapienza e di amore: elementi essenziali per ricomporre una vita soffocata dal male e irretita da troppe illusioni. È proprio nell’esperienza della fede nel Risorto che possiamo riprendere con coraggio il cammino della ripresa e costruire il futuro vivendo un presente ‘certo’, proprio perché toccato dalla fragilità e dalla sofferenza. Attendere, cioè sperare e prepararsi nell’oggi, è già gustare la benedizione divina dell’adempimento della promessa. Se non si rimane affascinati dal Trascendente, già presente in noi, ed è questa la presenza dello Spirito del Risorto nella Chiesa, se non fissiamo lo sguardo a Colui che ci ha amato e ha dato se stesso fino al dono della vita, si finisce con lo sprecare qualcosa di grande che ci è stato donato in abbondanza. Camminare senza una meta, essere e restare nomadi, viandanti, come facevamo prima, non risolve il senso della vita. Stiamo imparando che la certezza della presenza dello Spirito ci serve proprio per proseguire il cammino, per esistere veramente. Se coltiviamo con fiducia la speranza dell’amore di Dio in noi non saremo più soli, non potremo più rinchiuderci nel pessimismo e supereremo anche questa prova, vivendo già il vero futuro della storia. Allora, il Dio della vita e della gioia sarà con noi.