L’Arco: se ci sono donne dottoresse, perché non elettrici, per cui non necessita nemmeno la laurea?
di Daniela Bonino
Il 26 gennaio 1896 a Chieri si svolsero le elezioni per la nomina del nuovo parroco di San Giorgio. Le elezioni dovevano avvenire entro quattro mesi dalla morte del parroco precedente, com’era prescritto dal lodo del 1359, e avevano diritto di voto tutti i capofamiglia, senza distinzione di sesso. Venne eletto don Giuseppe Olivero.
La settimana successiva su L’Arco comparve un articolo firmato Salice, che era lo pseudonimo del direttore Nicolò Francone, dal titolo “Donne elettrici”.
L’autore commentava il voto femminile, scrivendo che tutto si era svolto regolarmente, al massimo qualche marito si sarà lamentato per il pranzo che sapeva di bruciato. Continuando con un ironico maschilismo, l’articolo considerava che se ci sono donne dottoresse, perché non elettrici, per cui non necessita nemmeno la laurea? E ancora: i candidati che usavano promettere ai maschi impieghi e vil metallo per acquistare voti, per il gentil sesso, in specie vedove e zitellone, avrebbero potuto far balenare la speranza di trovar loro un marito. Scriveva Salice: “Con soli elettori maschi un’invasione di candidati vi opprime di visite quando si approssima il solenne giorno del voto. Poi, eletti 0 no, questi signori si eclissano e chi s’è visto, s’è visto. Son certo che si ritirano a meditare come essi stessi possano credere a tutte le mirabolanti promesse che hanno fatto”. La considerazione continuava che con le elettrici giovani, belle e graziose sicuramente le visite non si sarebbero interrotte, per mantenere i contatti col corpo elettorale. E non basta, perché un’altra osservazione, di gusto discutibile, era che se le donne avessero preso viva parte alla politica i maligni avrebbero potuto chiamarle “donne pubbliche”. Si può rimanere perplessi, visto che il ricordo di Nicolò Francone è legato non solo alla Biblioteca, ma al suo impegno in ambito culturale e sociale tanto da ricevere la medaglia d’oro per benemerenze cittadine. Però, da allora sono passati 125 anni e anche una persona colta come Francone non poteva sfuggire alla mentalità comune. Probabilmente oggi si esprimerebbe diversamente.