CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Chieri 1961, la ‘pace sociale’ dentro la fabbrica

Cronaca ‘datata’: quando all’interno delle tessiture chieresi si faceva in modo che regnasse, nell’obbedienza più consolidata, un’apparente pace sociale oltre ad una amorevole e vicendevole comprensione.

di Valerio Maggio

Da Il Chierese del 16 settembre 1961: «Martedì 12, festa del nome di Maria – onomastico della Signora Madre dei titolari della Ditta Tabasso – nel pomeriggio lo stabilimento era in festa. Si sono abbinate due manifestazioni di carattere intimo, familiare: la consegna di una medaglia da parte della Direzione all’operaia anziana Gillio Ludovica (nella foto premiata dalla signora Tabasso) che dal lontano 1907 lavora presso la Ditta Tabasso, e la inaugurazione dei nuovi locali modernissimi (…)». «A destra di chi entra nello Stabilimento si trova un vasto salone, capace di ospitare circa mille persone (le seicento ivi radunatesi lasciavano ancora molto vuoto), che deve servire per ogni specie di adunanza aziendale. Quivi si erano radunati operai e operaie che salutarono cordialmente l’ingresso delle personalità (Notammo R.R. Parroci della città, del cappellano del lavoro P. Garelli, il sig. Sindaco Geometra Manolino, il Presidente della Camera di Commercio, Comm. Dott. Mario Vitelli, l’ing. Norzi Eugenio, il Cav. Stefano Vergnano, P. Goria.) invitate per la duplice manifestazione. Dalla bigoncia – si è pensato anche a questo – salutato dagli applausi di tutti i presenti, ha parlato per primo il titolare sig. Felice Tabasso per dire lo scopo di quella adunanza. La Ditta aveva voluto inaugurare i locali nuovi alla presenza degli operai, con la consegna di una medaglia alla più anziana, per 54 anni parte dell’azienda, a significare il riconoscimento dell’apporto allo sviluppo industriale di tutta la mano d’opera. Di dare questo riconoscimento all’ottima Ludovica era contento e fiero, come lo erano i suoi fratelli e la Mamma.

Era poi lieto che a quella cerimonia ci fosse presente la Mamma sua, perché, anche se apparentemente estranea, di fatto, soffrendo e pregando consigliando

aveva dato il più alto contributo al superamento delle difficoltà, al raggiungimento delle ultime mete. Dopo ha parlato, a nome degli operai la signorina Meinardi Giovanna, per porgere gli auguri onomastici alla signora Maria, Mamma della Fabbrica, e per offrire una preziosa caraffa alla collega anziana, decorata di nuova medaglia. Presente non poteva non parlare P. Goria (Gesuita n.d.r.) che sintetizzò il significato della festa come esaltazione del lavoro e dell’amore. “Veramente il lavoro, scelto come occupazione ordinaria da Cristo, è nobile fonte di virtù, veramente glorificazione dell’amore tra Dirigenti e operai. Non basta la giustizia, sbandierata da molti, questa deve essere vivificata dall’amore. Sull’amore si basano i rapporti cristiani tra imprenditori e lavoratori”.

Ritornava su questo concetto dell’amore il Cav. Vergnano, auspicando, lui che aveva sentito dalla bocca dell’amico Felice – lo lega antica amicizia alla Famiglia Tabasso – come il movente dei suoi grandi lavori era stato il desiderio di venire incontro ai suoi operai affinché la comprensione, l’amore vicendevole abbia a diventare il clima di tutte le aziende. Disse infine poche parole di ringraziamento e di augurio pure l’Arciprete, prima di dare la benedizione ai nuovi locali. Un ricevimento signorile affiatava ancora tutti i presenti e chiudeva in bellezza la deliziosa festa di famiglia (…).»