Pescarmona, direttore generale dell’asl To 5: “Critiche eccessive, pochissimi episodi. E sui medici ‘a gettone’…
di Gianni Giacone
L’ospedale di Chieri nell’occhio del ciclone? Le critiche al Pronto Soccorso da parte di alcuni cittadini? “Situazione sotto controllo. Situazioni un po’ troppo enfatizzate.” Il direttore generale dell’asl To 5, Angelo Pescarmona, esce allo scoperto dopo giorni non facili, in cui all’improvviso sembra vacillare una certezza fin qui mai messa in discussione: quella che a Chieri andare all’ospedale per farsi curare sia una operazione buona e rassicurante. “I casi che qualche giornale ha raccontato e amplificato sono in realtà pochissimi, soprattutto se rapportati all’enorme numero di passaggi nel pronto soccorso dei nostri tre ospedali. Può succedere che un problema tecnico crei preoccupazione e un po’ di disagio, ma è sbagliato creare allarmismo. Così come la questione, che per settimane ha tenuto banco, dei cosiddetti ‘medici a gettone’ al pronto soccorso. Facciamo chiarezza: per far funzionare il pronto soccorso di Chieri, Moncalieri e Carmagnola servirebbe un organico di 42 medici di emergenza-urgenza. E’ una specialità nata da pochi anni, non se ne trovano. Noi attualmente ne abbiamo 17, e copriamo gli altri 25 posti con personale dipendente di area medica e chirurgica, tranne 4 o 5 unità che abbiamo dovuto cercare attraverso il ricorso a medici esterni, ‘a gettone’ appunto. La società che ce li fornisce non ha, a sua volta, specialisti in emergenza-urgenza e quindi ci mette a disposizione colleghi di area medica o chirurgica. In passato, il pronto soccorso era totalmente gestito da professionisti di questo tipo.” Il direttore sanitario, Giovanni Messori Ioli, precisa però: “Il personale esterno è comunque sempre affiancato da medici dipendenti dell’asl ed è stato prima selezionato e poi formato prima di prendere servizio.”
Il fatto che, oggi, un ospedale pubblico non possa fare a meno di ricorrere a personale medico esterno, a livello nazionale è un dato più che acquisito. “Molti DEA di ospedali piemontesi – prosegue Pescarmona – sono totalmente gestiti da personale esterno. Noi lo siamo oggi solamente al 10%. Stiamo anche raggiungendo una maggiore autonomia con la pediatria, dove il ricorso a medici esterni, che avviene da anni, si sta riducendo di molto. Abbiamo assunto un nuovo pediatra e presto ne entrerà in servizio un secondo.”
La prospettiva che si costruisca nel prossimo futuro un nuovo ospedale unico per tutta l’asl non permette di tirare i remi in barca. “La prospettiva, ben che vada – prosegue Pescarmona – è di dover reggere un periodo di transizione di 7-8 anni.” Nel frattempo? “Intanto, avere cura degli ospedali che abbiamo. Poi, puntare sull’attuazione nel Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, che per la nostra Asl vuol dire avere a disposizione, entro la primavera del 2026, sette case di comunità e due ospedali di comunità. Capendo, nel frattempo, quali dovranno essere in futuro i compiti dei tre attuali ospedali.”
A chi teme che, comunque vada, l’ospedale adesso molto vicino, in Piazza Duomo per i cittadini di Chieri e del Chierese, sarà in futuro un po’ più lontano, Pescarmona risponde con semplicità: “Le prestazioni che la gente chiede ad un ospedale sono di due tipi. Ci sono interventi di cui una persona ha bisogno una o due volte nella vita, e per queste si accetta volentieri, anzi si sceglie spesso, di andare a cercarle magari lontano, penso alla cardiochirurgia. E ci sono interventi a cui un paziente deve sottoporsi magari tre volte la settimana, come la dialisi. Per queste cose, la vicinanza e la comodità sono fondamentali.”