Cambio di indirizzo dalla Regione, preoccupazione dei sanitari. E il sindaco di Chieri domanda…
di Gianni Giacone
Si potrebbe definire una telenovela, se non riguardasse il bene prezioso della salute. La nostra, oltretutto. Parliamo dell’ospedale unico, futuro (o futuribile) dell’asl To 5. Affondato, dopo anni, il sito di Vadò, definito inadatto, un gruppo di lavoro tecnico individuato dalla Regione ha (avrebbe) scelto Cambiano, area ex autoparco. L’assessore regionale alla Sanità, di fronte all’ondata di polemiche, inclusa quella dei 133 medici dell’asl To 5 che in una lettera aperta hanno manifestato disagio e preoccupazione per il tempo persoi e quello che si perderà, ha assicurato che saranno rispettati i tempi previsti. L’ospedale, una volta ufficializzata la scelta del sito e aggiornato il progetto, potrebbe essere pronto per il 2030. Nel frattempo, il sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero, in una lettera aperta all’assessore regionale, ha ripercorso i passi fatti negli ultimi 7 anni e ha sintetizzato le criticità. Riportiamo i punti salienti, per capire meglio il quadro complessivo. Scrive tra l’altro Sicchiero:
“Certamente per Chieri, per il chierese e per l’alto astigiano quella di Cambiano rappresenterebbe una scelta consona, ma dopo anni di discussioni oggi sarebbe da irresponsabili aizzare “guerre tra campanili”. A suo tempo abbiamo accettato la scelta dell’area Vadò, tra Moncalieri e Trofarello, evitando di speculare sul timore dei cittadini del chierese, comprensibilmente preoccupati dall’ipotesi di “perdere” il loro ospedale, e scongiurando che rivendicazioni localistiche finissero per mettere in discussione l’interesse generale, che era, ed è, quello di avere un nuovo moderno ed efficiente ospedale destinato alle alte complessità, senza con ciò “chiudere” il Maggiore ed il San Lorenzo, ma riconvertendoli in presìdi per le medio-basse complessità e per la medicina territoriale.” (…) Abbandonare l’area di Vadò vuol dire far passare altro tempo tra discussioni ed approfondimenti, mentre i nostri tre ospedali diventano ancora più vecchi e meno attrattivi. Il vero grande pericolo è che il nuovo ospedale unico non si faccia. Di sicuro, non assisteremo alla posa della “prima pietra” entro questa legislatura regionale. Ritengo che sia urgente e necessario un momento di confronto e chiarimento, con informazioni fornite direttamente da Lei e non “filtrate” dagli organi di stampa, che deve svolgersi nel luogo istituzionale appropriato, ovvero l’Assemblea della Conferenza dei Sindaci dell’AslTO5.” Sicchiero pone poi domande su temi di fondo. “Nel ridisegno della medicina territoriale dell’AslTO5 tramite i fondi del PNRR (case di comunità, ospedali di comunità, Cot), non è stato affrontato il tema del destino dei tre attuali ospedali. Cosa si pensa di fare del Santa Croce, del Maggiore e del S. Lorenzo? Se non saranno né case di comunità né ospedali di comunità, allora in cosa verranno trasformati e quali servizi accoglieranno? Il Santa Croce, il Maggiore ed il S. Lorenzo sono obsoleti ed energivori (come è stato ricordato proprio dagli operatori sanitari, si tratta di strutture cresciute come dei “patchwork” nel corso del tempo, con parti che risalgono addirittura al XIV secolo): non è irrazionale investire ancora per anni risorse in manutenzione di ospedali vetusti e superati, continuando nel frattempo a perdere personale a vantaggio di altre strutture più attrattive?”