Dagli Agostiniani nel 1200 alle suore cistercensi nel 1400, fino a…Juvarra
di Antonio Mignozzetti
A Chieri, come in tutti i luoghi con una lunga storia alle spalle, ogni volta che per qualche motivo si scava, vengono alla luce manufatti più o meno antichi. Inevitabilmente, incomincia la gara per stabilire di cosa si tratti, soprattutto se risulta che, nel tempo, nello stesso luogo si sono succedute realtà diverse (ad esempio, se una chiesa del Duecento ha lasciato il posto ad un convento del Cinquecento, a sua volta soppiantato da un edificio del Settecento, ecc.). In questi casi è difficile, ma anche appassionante, stabilire a quale di quegli edifici appartengano i reperti venuti alla luce. È ciò che sta accadendo a Chieri in questi giorni. In seguito ad alcuni scavi, nel cortile dell’ex edificio scolastico di via Tana angolo via San Pietro sono venuti alla luce resti di fondamenta. Sono difficili da collocare cronologicamente proprio perché in quel luogo nel corso di otto secoli c’è stata un’alternanza di costruzioni diverse. Da ricerche di archivio compiute da Secondo Caselle sappiamo che nel 1261 tale Rolandino di Chieri vi fondò una Prepositura intitolata a Sant’Andrea, retta dai Canonici Agostiniani di Santa Croce di Mortara: la Prepositura constava di una chiesa, dell’annesso convento e di altri edifici di servizio. E’ certo che sia l’una che gli altri in seguito subirono profonde trasformazioni. A partire dal 1411, quando la Prepositura agostiniana si trasformò in monastero femminile. Non molto distante da essa, infatti, nei pressi del Fonte Stivolato, all’angolo fra le odierne vie Roaschia e Vallero, esisteva il monastero delle Monache cistercensi di Santa Maria “de Domo Dei” (“della Casa di Dio”), dipendente dall’abbazia di Casanova presso Carmagnola. Era stato fondato nell’aprile del 1241 da un gruppo di nobili signore chieresi. Si trovava in una zona collinare fuori città, ma quella che inizialmente era sembrata una posizione privilegiata, in seguito, specialmente in periodi di guerra, si rivelò molto pericolosa. Perciò nell’aprile del 1411 fra Antonio Scarta di Gambarana, Rettore della Prepositura di Sant’Andrea, convinse le 12 monache a trasferirsi nella sua Prepositura, che evidentemente era rimasta vuota. Altre trasformazioni e ampliamenti il monastero dovette subirli attorno al 1597, dopo che alle monache di Sant’Andrea si furono unite quelle del monastero di Buonluogo, presso Castagnole Piemonte. Ma arrivò il momento in cui il la comunità monastica era diventata così numerosa e importante che non fu più sufficiente ampliare e trasformare. Le monache decisero di ricostruire dalle fondamenta sia la chiesa che il monastero. Cosa che fecero fra il 1728 e il 1733, dando l’incarico di preparare il progetto della chiesa a Filippo Juvarra, l’architetto più quotato del momento, il quale eseguì uno dei suoi più importanti capolavori, e ad un architetto ignoto il progetto del monastero. Ma nel 1802 Napoleone, diventato padrone del Piemonte, soppresse tutti gli Ordini Religiosi. Tale sorte toccò anche il monastero cistercense di Sant’Andrea, quando le monache non avevano ancora finito di pagare le spese di costruzione. Chiesa e monastero vennero venduti ai migliori offerenti. La chiesa nel 1811 venne demolita. Il monastero, dopo vari passaggi di proprietà, venne in possesso del Comune di Chieri, che nel 1961 lo rase al suolo per costruire al suo posto gli edifici scolastici prefabbricati tuttora esistenti (ma a loro volta in attesa di demolizione).
Da questo excursus storico ci si rende conto di quanto sia difficile stabilire a quale antico edificio appartengano le fondamenta venute alla luce recentemente. Potrebbero essere della Prevostura del Duecento, oppure di edifici del Quattro, Cinque o Seicento aggiunti al nucleo originale della stessa. O potrebbero essere del monastero e della chiesa settecenteschi. Per stabilirlo, la ricerca archivistica non basta più: occorre lo studio fisico dei reperti.