Nel convento. Raffigurano San Domenico e San Pietro da Verona
di Antonio Mignozzetti
Con questa rubrica, iniziata nel mese di dicembre del 2021, Centotorri sta segnalando le opere d’arte bisognose di restauro custodite nelle più disparate sedi del contesto chierese. Lo scopo è quello di risvegliare il mecenatismo che, ne siamo certi, sonnecchia nell’animo di tanti chieresi. Abbiamo cominciato con due grandi tele dell’Istituto Giovanni XXIII che versano in condizioni gravissime e proseguito con altri due quadri, questa volta della chiesa e del convento di San Domenico, i quali, sebbene versino in condizioni migliori, meriterebbero ugualmente una “rivisitatina”. Questa volta facciamo uno strappo alla regola, e presentiamo due opere che, più che di essere restaurate (anche se una “ripulitina” non guasta mai), avrebbero bisogno di essere rivalutate attraverso una più degna e accessibile collocazione. Parliamo di due statue che, quando siamo andati a vedere i quadri ai quali abbuiamo accennato, abbiamo visto fronteggiarsi nel convento di San Domenico, in cima alla scala che conduce al primo piano. Si tratta di due statue barocche, a grandezza naturale, di legno dorato (dalla provenienza incerta, ci dice padre Pio Marcato). Una raffigura San Domenico. Lo si capisce dai particolari iconografici che gli sono propri: con una mano regge un libro, che allude alla sua dottrina; con l’altra sorregge il modellino di una chiesa (che potrebbe essere la chiesa chierese di San Domenico ma anche la Chiesa come istituzione, a sostegno della quale il Santo fondatore spese la sua vita; ai suoi piedi compare il cagnolino con una fiaccola accesa fra i denti: si narra infatti che la madre del Santo, incinta, sognò di partorire un cane che con una fiaccola in bocca incendiava il mondo: la prefigurazione dell’attività di evangelizzazione di San Domenico e dei Domenicani (Domini canes). L’altra statua, collocata di fronte alla precedente, raffigura il frate domenicano San Pietro da Verona o San Pietro Martire, rappresentato con un coltello piantato nella testa e un pugnale nel cuore. Nel 1252, infatti, mentre era impegnato nella sua attività di predicazione contro gli eretici, nei pressi di Meda, in Lombardia, il Santo venne assalito da alcuni di essi ed ucciso. Le due statue, che per la naturalezza della postura e per la fluidità dei panneggi si rivelano opere di uno scultore di buon livello, sono in buono stato generale, compresa la doratura: infatti il restauratore chierese Michelangelo Varetto attesta che sono state restaurate non molti anni addietro. Quello che noi vogliamo proporre (oltre ad una ripulitura) è di dare loro una collocazione più degna, magari in una delle numerose cappelle della chiesa. Sì, è vero, immagini dei due Santi nella chiesa di San Domenico ce ne sono già. Ma niente impedisce di esporre anche queste, aggiungendo per i turisti un’attrazione in più, in aggiunta alle molte che la chiesa di San Domenico possiede già.