Una ’giornata particolare’, il 28 ottobre 1922, nel racconto de L’Arco’
di Valerio Maggio
In questo numero oltre alla consueta rubrica “L’Edicola di ieri” ve ne propongo una seconda – formato XXL – in occasione del centenario della Marcia su Roma (28 ottobre 1922). Una “giornata particolare” che porterà al potere il regime fascista riassunta dal settimanale locale L’Arco – ormai allineato e pronto a indossare, senza se e senza ma, orbace e camicia nera il sabato successivo 3 novembre. Eccovene alcuni stralci.
«Il manifesto dei fascisti: (…) Fascisti italiani l’ora della battaglia decisiva è suonata. Quattro anni fa l’esercito nazionale scatenò in questi giorni la suprema offensiva che lo condusse alla vittoria. Oggi l’esercito delle camicie nere riafferma la vittoria mutilata e puntando disperatamente su Roma la riconduce alla gloria del Campidoglio. (…) L’esercito, riserva e salvaguardia suprema della Nazione, non deve partecipare alla lotta. (…) Né contro gli agenti della forza pubblica marcia il fascismo, ma contro una classe politica di imbelli e di deficienti che in quattro lunghi anni non ha saputo dare un Governo alla Nazione. (…) La gente del lavoro, quella dei campi e delle officine, quella dei trasporti e dell’impiego nulla hanno da temere dal potere fascista. (…) Saremo generosi cogli avversari inermi; inesorabili cogli altri.
L’azione fascista a Chieri: (…) Sabato sera, verso le 19, la squadra fascista Mario Sonzini di Chieri si presentava in casa del custode del campo della Società di Tiro a Segno Nazionale a Porta Garibaldi. Non v’erano che la moglie del custode ed un figlio per nome Emilio. I fascisti chiesero le chiavi del poligono. Dapprima i custodi rifiutarono ma di fronte al contegno energico e minaccioso degli squadristi la donna spaventata le consegnò. Entrati nel campo di tiro non avendo le chiavi dell’armeria ne sfondarono la porta con formidabili urti e vi presero 17 fucili. Apertasi pure la porta della segreteria si impossessarono di una cassetta di cartucce. (…) Impossessatesi infine del camion del sig. Scanavino vi salirono sopra e partirono. (…) Si dice che i fascisti chieresi per raggiungere Torino hanno abbandonato il camion per istrada ed hanno proseguito per i boschi dei colli. (…) Mercoledì sera la squadra d’azione ritornava a Chieri (…) con trofei tolti ad organizzazioni rosse di fuori. Erano ad attenderla i triari, le due bande musicali e numeroso pubblico. L’arrivo del treno fu salutato dal suono della marcia reale applauditissima. Al comandante la squadra, Forlano, che era stato ferito alla testa, fu presentato un mazzo di fiori. Un imponente corteo con fiaccolata, preceduto dalle bande musicali Regina Margherita ed Excelsior sfilò per le vie Roma e Vittorio Emanuele, imbandierate, fra due fitte ali di popolo. La marcia reale, sentita a capo scoperto, e gli inni patriottici si alternavano cogli “eia, eia, alala”. Il corteo sostò alla sede del fascio illuminati, al n. 2 di piazza Cavour. Anche il Politeama Chierese era Illuminato a colori nazionali.
Lezione fascista: Al ritorno dal congresso di Napoli, il nostro Bruni, venuto a sapere che sul treno era il disonorevole deputato socialista avv. prof. Arnaldo Luci, il quale in Parlamento aveva detto: “Gli arditi sono delinquenti, perché usano il coltello a serramanico”, con altri fascisti (…) pensò di dimostrargli la loro simpatia. Abbordato l’uomo, esso ammise di aver pronunciata la frase e volle donchisciottescamente scambiare i biglietti da visita con i suoi interlocutori. Ma Bruni interviene (…) e fascisticamente sputacchia il poco onorevole, che per lungo
tempo non osa asciugarsi il viso».
Contributi iconografici: Chieri fascista – Archivio storico biblioteca di Chieri, sezione storia locale.