La festa di Ognissanti e la memoria dei Defunti invitano a dare un senso pieno alla vita!
di P. Pio Giuseppe Marcato op
Il prolungarsi della guerra in Ucraina, la crisi economica e quella energetica che tocca direttamente gli equilibri familiari hanno destabilizzato il clima e la sensibilità culturale e religiosa di molte famiglie. Siamo vissuti per anni, per decenni senza troppa difficoltà nel clima religioso cristiano e non avremmo mai immaginato un capovolgimento così repentino.
Minando la cultura di base e l’unità familiare, anche il fenomeno religioso ha subito serie conseguenze. È serio constatare che il cambiamento epocale ha dato nuove direttive e sostenuto sollecitazioni alternative. Se felicemente resistono le festività natalizie e pasquali, pur assumendo connotazioni più economiche e consumistiche, per altre feste tipicamente locali sfumature e caratteristiche sono ritmate più da interessi di evasione e di fuga. La festa di Ognissanti e il ricordo dei Defunti hanno subito, se non del tutto, una diversa connotazione. Da Halloween, che in origine aveva proprio una forte valenza sacra e il ricordo degli spiriti di famiglia si è passati alla sfilata notturna dei bambini in cerca di novità, non solo dolcetti. Dei morti e del ricordo che gli Anziani ci hanno lasciato, vera eredità di famiglia e di cultura, si è passati a negare il senso della vita e la seria realtà del fine-vita.
Senza drammatizzare e creare false paure è tuttavia necessario sollevare gli occhi e la mente a qualcosa di più grande, di bello e definitivo che solo una fede adulta e matura può assicurare anche nei momenti più difficili, come quelli che stiamo attraversando o quelli che solo in parte abbiamo passato.
Nelle ore di scoraggiamento e sconforto, di fronte a tante prove previste o improvvise, la solitudine si fa pesante, insostenibile, e a volte basta ricordare una o più persone care per ritrovare quella forza, quella fiducia che non ritenevano più possibile. Quella persona forse non è più presente, ma quell’esempio, quella testimonianza, quel suo modo così vero, unico ci aveva all’inizio meravigliato, ora diventa forza trainante per ‘non mollare’. Quell’esempio ancora oggi ci sprona, ci avvince e non lo possiamo dimenticare. Loro vivono nel nostro cuore, illuminano il cammino. Come cristiani, abbiamo troppo presto dimenticato coloro che ci hanno preceduto nel cammino della ricerca di Dio, del senso della fede nella loro vita. E allora, il ricordo, la certezza del legame che ci lega a loro, deve poter ritornare in noi come spinta e ripresa di gioia e di coraggio. La festa dei Santi unitamente al ricordo dei nostri parenti e amici Defunti, quelli che ricordiamo più sovente e di cui forse portiamo anche il nome, quei nomi scelti in famiglia e che richiamavano figure e personaggi particolari, ci invitano a riprendere coscienza dell’immensa catena di amore, di fortezza d’animo che si è dipanata lungo i secoli per arrivare fino a noi. Fare memoria del passato per trovare grazia e forza per il presente!
Nella condizione di vita attuale, molto legata alla precarietà, anche economica, e a vari spettri di limitazione, compresa quella della rottura degli equilibri ecologici con i recenti disastri ambientali di cui stiamo portando le conseguenze (che si amplificheranno se non porteremo urgenti e drastiche riforme concordate a livello planetario), viviamo protesi verso un futuro che vorremmo roseo e carico di felicità e benessere per noi e per ‘tutti’. Il limite del tempo e la parola fine si fa comunque sentire e riesce a penetrare nel nostro intimo. Ma la morte, per il cristiano, non è un momento estraneo al percorso della vita. L’attesa è nutrita dalla fede che assicura l’incontro definitivo con Cristo, Datore e Signore della vita. Un incontro sempre comunque preparato dalle innumerevoli scelte quotidiane che assicurano il positivo dei nostri atti. Accogliendo con gioia la presenza dello Spirito del Risorto intraprendiamo ‘quel cammino’ che ci conforma sempre più a Lui. Questo ha ragione per noi e per quelli che ci hanno preceduto e dai quali ci siamo definitivamente separati. Loro fanno sempre parte della nostra vita, in quella forma spirituale e reale che è la “Comunione dei Santi”. La nostra fede ci assicura, sulla parola di Cristo, che la comunione con tutti non né mito né fantasia, ma quella solidarietà che va al di là del tempo e opera quella purificazione che ci introdurrà all’incontro con Dio. Gesù ha promesso vita e risurrezione, vita e gloria eterna. Lo Spirito di Dio ci conferma che l’amore e il vedere un giorno, nell’ultimo, la gloria del Padre ‘faccia a faccia’ ci darà sempre quella forza di non lasciarci trascinare dal Male. Sarà proprio il Pane della Vita a ricordare che con quel nutrimento abbiamo il pegno della risurrezione, della vita che non finirà mai.