Due opere bisognose di restauro (e il sogno di una pinacoteca cittadina)
di Antonio Mignozzetti
A Chieri, oltre alle opere d’arte esposte nelle chiese, ce ne sono molte altre conservate nelle sedi di Enti vari. Nelle stanze del Municipio, ad esempio, oltre alla decina di dipinti ed incisioni che formano l’inizio del costituendo “corpus” di opere del pittore chierese Alberto Maso Gilli, sono esposti molti quadri di artisti moderni, chieresi e no, vincitori della “Navetta d’Oro” e di altre mostre svoltesi negli anni, a suo tempo acquistati dal Comune di Chieri. Anche la Casa di riposo Giovanni XXIII dispone di una abbondante raccolta di dipinti (fra cui un Mattia Preti) formatasi nel tempo grazie ai lasciti dei benefattori. Lo stesso dicasi per l’ASL TO5 di via Silvio Pellico n. 1, che conserva, fra l’altro, parti di un polittico quattrocentesco fiammingo e il famoso ritratto di Giovanni Battista Balbo Bertone opera di Charles Dauphin. Ma anche le parrocchie e i conventi, oltre alle opere, evidentemente intoccabili, esposte nelle rispettive chiese, ne conservano altre relegate in ambienti meno importanti o accatastate nei magazzini. Si potrebbe proprio realizzare il più volte ventilato progetto di una pinacoteca cittadina, mettendo insieme le opere migliori esistenti presso le diverse realtà religiose e laiche (le quali, evidentemente, ne resterebbero proprietarie: un po’come è accaduto a Torino con il Museo Diocesano di Arte Sacra). Esposte in una pinacoteca, quelle opere verrebbero maggiormente valorizzate, e nel contempo la città disporrebbe di un’attrattiva in più da mettere a disposizione dei cittadini e dei turisti. Rimuginavo fra me e me queste cose mentre esaminavo i quadri della Casa di riposo Giovanni XXIII, provvisoriamente accatastati nei locali attigui alla cappella. Fra i quali ne ho notati due particolarmente interessanti e, insieme, bisognosi di un accurato restauro.
ANNUNCIAZIONE (Olio su tela, cm. 200 x 145, inizio XVII sec.) . È un quadro molto deteriorato non solo nel dipinto ma anche, e soprattutto, nella parte inferiore del supporto, dove la tela appare sgualcita in più punti. La Vergine, vestita di rosso e di blu e con il capo coperto da un velo grigio, inginocchiata e in un atteggiamento di umile accettazione, occupa la parte sinistra della scena. Di fronte a lei, l’Arcangelo Gabriele indica con la mano destra il cielo, al centro del quale compare la colomba dello Spirito Santo, mentre con la sinistra stringe il tradizionale giglio, simbolo di purezza. Coppie di angioletti svolazzano attorno. Si tratta di un’opera di buon livello, molto fine nella resa dei personaggi e delicato nella gamma cromatica. L’unico difetto è l’eccessivo affollamento della scena. Gli elementi stilistici tardo-manieristi lo fanno datare alla prima metà del Seicento. L’ignoto autore porrebbe essere un lombardo o un piemontese che guarda alla pittura lombarda del Seicento, soprattutto a quella di Giulio Cesare Procaccini. Il quadro introduce una nota di originalità nel panorama artistico chierese del Seicento, dominato quasi esclusivamente dalle opere del Moncalvo e della sua scuola.
SANTA ROSA DA LIMA (Olio su tela, cm. 145 x 115, 1668-70 ca.)
La Santa (1586-1617), vestita con il saio domenicano, porta in braccio Gesù Bambino che le offre una rosa, con evidente riferimento al suo nome. Allude al nome della Santa anche la corona di rose che due paffuti angioletti pongono sul suo capo. Lo stile fa del quadro un’opera che richiama molto da vicino il ritratto di Santa Rosa da Lima conservato nella cappella omonima della chiesa di San Domenico. Entrambe, a loro volta, hanno molte somiglianze stilistiche con l’altro quadro, probabile opera del pittore della Savoia Lorenzo Dufour, già conservato nella sacrestia del santuario dell’Annunziata e ora esposto presso il Museo Diocesano di Torino, raffigurante due angeli che, su un vassoio, presentano il capo mozzato di San Giovanni Battista. Il quadro potrebbe provenire dal soppresso monastero delle monache domenicane di Santa Margherita. È verosimile, infatti, che anche esse, come i frati dello stesso ordine, abbiano voluto possedere un ritratto della prima Santa domenicana del Sud America.