CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – La cappella di Sant’Irene a Superghetta

Fu costruita verso la metà del XIX secolo per iniziativa dei proprietari delle ville che nell’Ottocento punteggiavano la collina della Serra

di Antonio Mignozzetti

Lungo la Strada della Serra, che iniziando da Porta Garibaldi percorre il crinale della collina compresa fra la strada per Baldissero e quella di valle Pasano, nel punto in cui incontra una stradina che sale da quest’ultima, sorge la cappella campestre di Sant’Irene, detta anche “Superghetta”, in una splendida posizione che la rende visibile da ogni dove. È un edificio a pianta circolare del diametro di 3,50 metri, sormontato da una cupola che a sua volta culmina in un’agile lanterna. Alla sua struttura, molto semplice, conferiscono eleganza e movimento alcuni sobri elementi decorativi: la linea spezzata del tamburo sul quale poggia la cupola, il forte aggetto del cornicione, il pannello con l’immagine della Santa titolare, il piccolo campanile metallico, la serie di finte finestre, la scritta con l’invocazione “S. Irene prega per noi” che compare sopra l’ingresso. L’interno, rischiarato soltanto dalla luce della lanterna, è scandito da lesene che incorniciano nicchie con numerose statue in gesso. Sulla parete quadri e alcuni ex voto. Di fronte all’ingresso, in corrispondenza di una nicchia più grande, è collocato l’altare di legno, dotato di un bel Crocifisso e di begli arredi essi pure scolpiti in legno. La cappella, inizialmente intitolata alla Santa Croce, venne poi dedicata a Sant’Irene Martire, sembra per desiderio di uno dei fondatori, il senatore  Celestino Quadrelli di Lesegno, la madre e una figlia del quale portavano quel nome. Fu costruita verso la metà del XIX secolo per iniziativa dei proprietari delle ville che nell’Ottocento punteggiavano la collina della Serra: quasi tutti esponenti della borghesia chierese e Torinese, come il senatore Quarelli, i Mens, i Broglia, il notaio Giacomo Filippo Masera, l’avvocato Filippo Saraceno di Torre Bormida, il giudice Angelo Cantara, i notai Montefamerio, il veterinario Francesco Bertinetti, il commerciante Stanislao Candellero, i fratelli ebrei Salvator e Caliman Sacerdote, essi pure commercianti. Costoro venivano a trascorrere i mesi estivi nelle loro ville, i cui terreni, più o meno estesi, affidavano  alla cura di contadini che abitavano gli edifici rustici vicini o attigui alle ville stesse. Famiglie spesso molto numerose perché, cosa molto frequente in passato, erano composte da nonni, genitori, figli, nuore e nipoti, tanto che nel 1853 gli abitanti di questa zona collinare erano circa 1400. Normale, perciò, che ad un certo punto, per facilitare la pratica religiosa, sia sorto il desiderio di costruire una cappella. E quando, negli anni attorno al 1850, si prese la decisione di sistemare la strada della Serra, sembrò l’occasione buona per realizzare quel progetto. A prendere l’iniziativa fu il conte Filippo Saraceno, il più ricco possidente della zona, il quale mise a disposizione un suo appezzamento di terreno piantato a vigna situato nel punto di incontro delle due strade. La cappella fu costruita fra le estati del 1858 e del 1860 con la collaborazione di tutti, e fu lo stesso conte Saraceno a scrivere all’Arcivescovo mons. Fransoni comunicandogli l’avvenuta costruzione “in segno  di attestato a Dio di aver preservato i loro vigneti dalla crittogama” e chiedendone la benedizione. Il Presule, con lettera del 17 agosto 1860, ne dette l’incarico al parroco di San Giorgio, il canonico Giovanni Battista Tamagnone, il quale lo eseguì due giorni dopo, il 19 agosto. Da allora quella della cappella di Sant’Irene è una presenza molto “sentita” dagli abitanti della collina, fino al punto che qualcuno vi ha voluto celebrare anche il proprio matrimonio. Nel corso degli anni è stata affidata, e lo è tuttora, alle cure di due “massari”, eletti fra candidati volontari. Sono loro che la gestiscono e ne promuovono la manutenzione e i necessari restauri, come è avvenuto negli anni 1945, 1973, 1984, 1985, 1990. Ogni anno, la prima domenica di agosto, organizzano la festa patronale, considerata anche festa della campagna, molto frequentata dalla gente del posto e della città. La mattina il Parroco di San Giorgio celebra la Santa Messa e benedice i mezzi agricoli. Il pomeriggio è dedicato a iniziative ricreative destinate soprattutto ai piccoli. (Per ulteriori notizie sulla cappella, la sua storia, la sua festa, vedere il libro: FERRUCCIO FERRUA,  La cappella delle vigne. Sant’Irene a Chieri, Chieri 2010).