CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Tempo di Avvento: la rinascita ecclesiale

I grandi temi del Sinodo: dialogo e partecipazione

di P. Pio Giuseppe Marcato op

Alla fine di ottobre si sono conclusi i lavori del Sinodo sulla Sinodalità e sono iniziati gli approfondimenti per rendere più viva ed autentica la vitalità della ‘Chiesa in uscita’. Anche se il momento ecclesiale non ha avuto quella giusta rilevanza che avrebbe dovuto avere nelle Chiese locali, esso si è svolto in un modo decisamente nuovo. Non è stata un’assemblea di soli vescovi con la presenza di alcuni laici privilegiati, quanto piuttosto un incontro che comprendeva vescovi, sacerdoti, religiosi/e e laici che in forza del Battesimo esaminavano i temi emergenti della Chiesa di oggi. La Chiesa si è presentata ‘universale’ in tutte le sue componenti, una Chiesa in preghiera e in ascolto, capace di valorizzare in pienezza lo scambio di vedute personali e comunitarie, facendosi carico delle necessità e delle urgenze che caratterizzano il mondo che cambia. Secondo le indicazioni di Papa Francesco nella Evangelii gaudium non più una Chiesa ripiegata su sé stessa, ma capace di riconoscersi e di restare aperta, davvero ‘in uscita’. Fuori delle porte del Sinodo, i tristi e drammatici rumori di due guerre: in Ucraina, una lotta tra fratelli cristiani ortodossi e nel Vicino Oriente, una lotta tra fratelli e figli di Abramo: sangue versato con incredibile violenza che implora misericordia e giustizia e che impedisce la costruzione di legami di umanità. La ‘missione’ della Chiesa è stato il tema del dibattito sinodale e ha fatto emergere l’esperienza di fede di tanti cristiani delle diverse culture. Il ‘mondo’ con i suoi tanti affanni non è stato escluso ed è rimasto presente mettendo in giusta evidenza i drammi e le paure di oggi: dall’ecologia, al rispetto delle minoranze, dalla tutela dei minori, al rispetto e un maggior inserimento della donna nel tessuto ecclesiale, dalla necessità di una vera cultura e di una giusta informazione; sentirsi più popolo e comunità in un contesto dove l’individualismo sembra prevalere e tiranneggiare in modo esasperato sul ‘noi’; essere meno istituzione senza negare la necessità di avere strutture adeguate. Il Sinodo ha dato indicazioni precise: “è stata un’esperienza senza precedenti e lo stile adottato dovrà rifluire nelle comunità locali. La gioia di ascoltarsi, il modo di affrontare insieme, uniti la realtà quotidiana e l’esperienza della fede ha illuminato in modo insperato la missione dell’intero Popolo di Dio. Sono state date delle tracce di lavoro. Non tutto si può cambiare subito, ma la tensione evangelica che crea comunità, comunione e spirito di servizio produce nella forza dello Spirito quelle novità di grazia e di vita che tutti si sarebbero sognati di avere”. Solo una Chiesa aperta può restare in missione ed essere segno profetico di grazia e pace in un modo segnato da lotte e conflitti. Cristiani di antica data e fedeli di chiese di recente evangelizzazione, donne e uomini, chierici e laici hanno dato prova di solidarietà e di unità nella forza trasformante dello Spirito. L’ascolto della Parola, l’intensa preghiera quotidiana hanno impedito lo spreco di parole e di enunciare slogan vuoti e sterili. Vero protagonista dell’incontro sinodale è stato lo Spirito di verità e di grazia. L’essersi messi in ascolto dell’altro ha creato uno stile diverso, rispettoso e umile, e l’azione dello Spirito non si è fatta attendere: accogliere il Vangelo nella sua interezza, lasciarsi illuminare dalla Parola, non escludere mai nessuno sono stati i doni implorati. È stata un’esperienza che ha cambiato il cuore delle persone che hanno partecipato con fede e con gioia a questo intenso lavoro ecclesiale. I tre temi conclusivi hanno visto un risultato sorprendente: vedere il vero volto della Chiesa; i discepoli di Cristo sono tutti missionari; l’invito a tessere legami e costruire comunità. Temi ambiziosi ma coerenti con la necessità dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo e questo senza negare la presenza di spunti di criticità: la figura diversificata del diacono ‘permanente’, il ministero diaconale alle donne, il celibato dei preti, una maggior responsabilità nei servizi affidati alle donne e ai laici… nessuno di questi temi ha creato conflitti insanabili. Si esamineranno in seguito e con maggior rispetto e attenzione lasciandosi guidare dallo Spirito, ma a strada è stata aperta. Il prossimo Giubileo del 2025 vedrà una più ampia partecipazione e un più attento spirito servizio da parte di tutti, dell’intera Chiesa universale, questi i doni dello Spirito.