CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Chieri. A Fontaneto la  cappella della Beata Vergine delle Grazie

Alle pareti sono appesi diversi “ex voto”

di Antonio Mignozzetti

Per andare da Chieri a Cambiano ci sono due strade: la provinciale n. 122, che costeggia le borgate  Maddalene, Falcettini e Monza e raggiunge Cambiano nella zona del cimitero, e la strada comunale di Fontaneto che, staccandosi dalla precedente prima di lasciare la città, passa sotto la ferrovia e, superata la zona industriale, il centro di raccolta del “Consorzio Chierese per i Servizi” e la borgata dei Mosi, arriva al confine con Cambiano. Padre Giovanni Piovano, nel suo libro  “Divagazioni per l’agro chierese. Note toponomastiche”, scrive che la zona di Fontaneto (nel Medioevo “Fontanetum Cherensium”, per distinguerlo da altri Fontaneto), appartenente alle famiglie del clan dei Gribaldenghi, deriva il nome dal fatto che in passato era ricca di sorgenti, che la rendevano paludosa e difficile da praticarsi, tanto che la strada che la attraversava era una cosiddetta “via alta”, cioè rialzata e rinforzata, per agevolare il passaggio dei carri. Nel 1724 c’era un castello-casaforte che, insieme a quelli dei Mosi, Mosetti, Ponticelli e Castelguelfo, fu eretto in contea, col titolo di Contea di Fontaneto, e dato in feudo ai Leprotti (o Levrotti) di Carmagnola. Restò tale fino al 1827, quando morì l’ultimo titolare, il conte Giuseppe Vittorio Amedeo. Intanto, attorno al castello si erano stanziate le famiglie degli agricoltori, dando origine alla borgata di Fontaneto, che si sviluppa sulla destra (andando verso Cambiano) della strada comunale omonima. Proprio sul ciglio della strada sorge la cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, della quale la visita pastorale del vescovo Giovanni Battista Roero, del 1750, dice che era stata costruita dalle sei famiglie che all’epoca costituivano il nucleo abitato. Il problema della sua proprietà, però, ha dato origine a ricorrenti contese fra le stesse e il proprietario di turno del terreno, cioè la famiglia Gillio attorno al 1750, i  Masini attorno al 1780 e i Gonella negli anni Trenta dell’Ottocento. Oggi nessuno contesta più la sua appartenenza alle famiglie della borgata, anche perché probabilmente non interessa più a nessuno, tanto più che versa in condizioni molto precarie, situata com’è sul ciglio della strada e in corrispondenza di una curva, esposta ai possibili urti delle autovetture che ormai transitano molto numerose. La cappella campestre di Fontaneto è un semplicissimo edificio di forma rettangolare. La relazione della visita pastorale di mons. Roero, del 1750, dice che a quell’epoca sull’altare c’era “un quadro di tela dipinta ove rappresentasi in mezzo l’immagine della B. V. delle Gratie col Bambino in braccio corteggiata dalli Angeli, con San Rocco a destra e San Giacinto a sinistra e le anime del Purgatorio sullo sfondo, contornata d’una cornice di stucco dipinta”. Oggi c’è una semplice statua in gesso della Madonna. Alle pareti sono appesi diversi “ex voto”. Curiosa la presenza di un quadretto di una sconosciuta a Chieri Santa Liberata. Dal tetto, sul davanti dell’edificio, emerge un piccolo campanile: un elemento aggiunto solo nell’Ottocento o nel Novecento: nel Settecento, infatti, la funzione di richiamare i fedeli alle funzioni religiose era assolto da “una campana situata nelle cascine poco distanti dalla cappella, appesa a due travi e protetta da coppi” (visita Roero). Oggi la cappella non è più officiata, ma in passato i borgatari vi facevano celebrare la Messa domenicale e impartire il catechismo da un cappellano che stipendiavano ogni anno con nove sacchi di frumento. Anche nella cappella di Fontaneto, come nella Collegiata di Chieri dopo il voto del 1630, il primo settembre, anche se giorno feriale, si teneva la festa della Madonna delle Grazie, con la celebrazione di varie Messe e, nel pomeriggio, con la Benedizione eucaristica. La festa era molto sentita dalle famiglie della borgata, nel frattempo diventate otto, che invitavano anche i parenti, fino a raggiungere le 200 persone. (Archivio arcivescovile di Torino, Carte Sparse, 19. 37).