di Antonio Mignozzetti
A Chieri, all’inizio della strada che da Porta Garibaldi conduce a Baldissero, fin dal 1034 è documentato un luogo denominato “Le Avuglie”. Il nome è una probabile deformazione di “guglie”, e forse deriva dalla presenza in quella zona di mucchi di pietre o di altri materiali. Ed è qui che, sul ciglio sinistro della strada, sorge la cappella di San Martino “de Avuliis”, delle Avuglie, citata fin dal 25 ottobre 1141 nella bolla di Papa Innocenzo II che fa l’elenco delle chiese e cappelle soggette alla giurisdizione della Collegiata di Santa Maria della Scala. Ma anche in seguito essa viene citata in documenti dell’archivio arcivescovile degli anni 1279, 1403, 1426, 1431, 1441, 1462, 1463, 1541, 1542 ecc., quasi tutti consistenti in bolle vescovili di investitura del cappellano di turno. Come altre cappelle antiche, anche questa ha subito varie trasformazioni e ricostruzioni. Sembra, anzi, che attorno al 1856 sia stata addirittura spostata dal lato destro della strada, dove si trovava originariamente, a quello sinistro, dove si trova ora. Si sa che a partire almeno dal 1403 e fino al 1662 essa è appartenuta ai Diano, una famiglia della nobiltà “de non albergo” che possedeva anche un’altra cappella, essa pure dedicata a San Martino, al’interno della Collegiata di Santa Maria della Scala. Ai Diano sono succeduti vari proprietari. Limitandoci ai tempi recenti, attorno al 1813 apparteneva ai conti Masino di Mombello; attorno al 1856 ad Angelo Cantara di Torino; poi seguirono Giuseppe Menzio (1888), l’ebreo Emanuele Sacerdote (1892), Pietro Menzio (1900), Angelo Menzio fu Pietro (1934), Pierina Bagnasacco, nipote di Angelo Menzio (1976) e, da ultimo, Giuseppe Barbero figlio di Pierina Bagnasacco. La gestione e le riparazioni della cappella e l’organizzazione della festa annuale, almeno a partire dal Settecento è stata affidata, e lo è tuttora, alle famiglie del circondario. Un ruolo importante vi hanno avuto la famiglia degli industriali Gambino e, attorno al 1840, e per alcuni anni, la Compagnia dei Mugnai che aveva sede nella chiesa di San Giorgio.
La cappella attuale è un semplice ambiente diviso in due parti: la nave, destinata ai fedeli, e l’abside dove è collocato l’altare. Sia l’esterno che l’interno sono improntati a grande semplicità. Solo la facciata rivela qualche ambizione di tipo decorativo: divisa orizzontalmente in due da un cornicione molto aggettante, culmina in un timpano a gradoni sormontato da un piccolo campanile metallico, a sua volta culminante in una croce. Il portale è incorniciato da due semicolonne cilindriche e culmina esso pure in un timpano con al centro un rosone.
Un tempo, e almeno dal 1991, la festa del Santo era una festa di tutta la città. A partire dal 1422 ad essa fu aggiunta la fiera: una delle due concesse a Chieri dal duca di Savoia Amedeo VIII. “Durante la festa di S. Martino la cappella veniva addobbata e tutta ripulita” – riferiva sul Corriere del 10 novembre 1989 la signora Piera Bagnasco, madre di Luigi Barbero -. Si celebravano quattro Messe e la novena. Veniva gente da Valle Pasano, Grondana, Rocchette, Cascina Nuova. S. Martino era il santo protettore della zona. Venivano tutti quelli che avevano qui un appezzamento di terreno, anche se abitavano al centro di Chieri. Veniva addirittura una cantoria di 80 coristi; si portava un piano e veniva a dirigere i canti il maestro Mondo. Ci si fermava anche a dormire nella cappella per custodire gli oggetti sacri da possibili furti”. Fra gli oggetti da custodire c’era anche il quadro di San Martino, che nonostante tutto nel gennaio del 1974 enne trafugato. Fu sostituito con un altro che oggi, per sicurezza, viene custodito nella sacrestia della chiesa di San Giorgio. Da metà Ottocento in qua la festa religiosa del Santo si celebra solo in questa cappella, organizzata a cura dei due massari eletti annualmente, e culminante nella Messa celebrata dal Parroco di San Giorgio.