CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. CURIOSITÀ CHIERESI – Sei bussolotti che raccontano

Il mese di maggio, da 837 anni, porta all’attenzione dei chieresi una ricorrenza antica: la processione in onore dei Santi Giuliano e Basilissa, preceduta dalla Messa in Duomo e da una novena celebrata nelle cappelle campestri che sorgono nella nostra campagna.

Da 837 anni i nostri contadini ci invitano a ricordare il ritrovamento delle preziose reliquie. Ritrovamento che avvenne mentre un contadino stava arando un campo, facendo sorgere una disputa con la vicina Andezeno su chi potesse vantare la proprietà di quelle reliquie, essendo il campo posto sul confine con Chieri. E ci invitano anche a ricordare il suggerimento dell’allora Vescovo Arduino, di collocare, cioè, le reliquie su di un carro trainato da due buoi e affidare così alla sorte la soluzione. Era il 21 maggio 1187 e i buoi si diressero verso Chieri.

I buoi sono da secoli chiamati a rievocare quel momento. Ogni anno vengono portati davanti al Duomo. Ogni anno vengono rivestiti con le antiche coperte di velluto con le immagini di San Giuliano e Santa Basilissa. Ogni anno percorrono le vie del centro, trainando il carro con la cassa reliquiario.

E ogni anno, attraverso un rito antico, i contadini decidevano chi avrebbe prestato i buoi per la processione dell’anno successivo. Così nella domenica del Corpus Domini, dopo la Messa, i sei massari vecchi e i sei nuovi (in riferimento alle sei porte della città) si recavano nella sacrestia del Duomo per il passaggio delle consegne. Qui ogni massaro nuovo prelevava da una scatoletta un bussolotto, cinque contenevano un foglietto bianco e uno conteneva un foglietto con un bue disegnato e colorato. Al massaro, a cui capitava quest’ultimo bussolotto, era affidato il compito di curare i due buoi per la processione dell’anno successivo. Anche in questo rito ci si affidava alla sorte. Prima, però, era consuetudine togliere un bussolotto perché il massaro “grosso”, quello del centro della città, non potendo tenere i buoi veniva sollevato dal rito. A lui veniva affidato, invece, il compito di tesoriere, oltreché quello di organizzatore della festa.

Ne abbiamo parlato al passato perché questo antico e curioso rito, da tempo non si attua più.

Il motivo è da attribuire al fatto che nelle cascine non si usano più i buoi per i lavori agricoli; così da oltre cinquant’anni ci si rivolge a degli allevatori esterni capaci anche di addestrare i buoi, particolare importante perché né i rumori della città, né la musica, né chi si avvicina loro troppo li innervosisca.

Così da oltre cinquant’anni la scatoletta con i sei bussolotti non viene più aperta.

 

Anche sei bussolotti possono essere spunto per raccontare la nostra storia.

 

 

Roberto Toffanello