CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. Il Buon Pastore nel tempo pasquale

Gesù Risorto è il Maestro e la Guida della Chiesa

di P. Pio Giuseppe Marcato op

 

La liturgia della Parola nel periodo pasquale presenta con insistenza l’immagine significativa e consolante del Buon Pastore. Nella cultura moderna questo personaggio ha perso di fatto presenza e identità. I pastori sono figure d’altri tempi e si trovano ormai rari e solo in alcune zone rurali lontane dall’abitato frenetico cittadino e bisogna saperli trovare! L’allevamento ovino si è ridotto tantissimo ed è quasi scomparso, al contrario nel Vicino Oriente e nel popolo ebraico antico la figura di riferimento del ‘pastore’ ha avuto e ha ancora oggi un’incidenza del tutto particolare. L’immagine del pastore buono, attento, premuroso, che sa guidare le sue pecore, era molto familiare a Israele che per natura e tradizione era popolo nomade, e non tardò a considerare la sua relazione con Dio considerandolo suo Unico e Vero Pastore. I suoi capi, i re, dovevano sentirsi umili servitori dell’Unico Pastore, ma non fu così; troppo spesso seguendo i capricci e le bramosie di potere non si comportarono nel modo giusto, rifiutando i rimproveri e le osservazioni dei profeti e hanno di fatto tradito il proprio compito, portando alla rovina il popolo di Dio. Gesù si presenta, e questo è uno dei modelli proposti dalla liturgia pasquale, come pastore con lo stesso cuore di Dio, come più volte suggerito dalla parola dei profeti. Lui che conosce in modo perfetto il cuore del Padre trasmette ai suoi discepoli questa conoscenza. Lui diventa la porta che permette l’incontro con il mistero dell’amore infinito e misericordioso del Padre. È Porta, Pastore, Mediatore tra il Padre e i discepoli ed è totalmente diverso dai falsi pastori che sono mercenari e assassini. Lui si trasforma anche in “Agnello” pronto per il sacrificio pur di dare la massima sicurezza a tutti coloro che lo seguono e gli obbediscono. Lui è l’unica possibile guida che conduce con autorità e con l’autorevolezza di chi sa amare il ‘suo’ gregge fino al punto di poter dare la vita, anzi la pienezza della vita. Anche la prima comunità cristiana ha visto in coloro che il Maestro aveva scelto, negli Apostoli e nei loro successori, quelli che dovevano radunare i fedeli come un grande gregge, le pecore del Nuovo d’Israele. E il loro servizio dovrà essere svolto con stile ‘pastorale’. I richiami di Papa Francesco, fin dall’inizio del suo mandato apostolico, quale Vescovo di Roma e come custode della fede e della carità della Chiesa, si sono caratterizzati dal sollecitare una maggior sensibilità nell’esercizio pastorale e dal porre molta attenzione per non perdere di vista il vero ‘senso del servizio’ a favore dell’intera comunità. L’immagine delicata del Buon Pastore, preziosa nell’immaginario cristiano e di spiccato valore evangelico della presenza di Colui che dà la propria vita, ha favorito la comprensione di Gesù stesso quale Maestro e Custode dei fedeli: Lui, e solo Lui, è il Buon Pastore che guida e protegge il suo ‘piccolo gregge’. Il momento difficile che stiamo vivendo richiede di ascoltare e seguire con attenzione l’insegnamento dei pastori per poter vivere in modo significativo la vocazione e la propria identità di credenti, continuamente minacciata da violenze e false dottrine. Il Salmo 23, del Buon Pastore, che sovente viene proclamato nelle liturgie festive, ricorda l’immagine che Gesù ha scelto per se stesso e che si propone di esserlo, come di Colui che ama e custodisce coloro che gli sono stati affidati dal Padre e ci fa comprendere quante difficoltà, incertezze e sofferenze dobbiamo affrontare in questo clima di guerre, distruzioni, disastri ambientali, culturali e morali, ma Lui resta sempre presente in mezzo a noi. Lui illumina con lo Spirito i pastori della Chiesa, le coscienze dei singoli e delle comunità per poter superare i momenti che soffocano gli sforzi di ristabilire la giustizia e la pace. Certo, questo richiede la costante invocazione perché ci siano vocazioni al ministero sacerdotale, religioso e laicale per favorire una testimonianza autentica e incisiva del dettato cristiano. Non basta lamentarsi della mancata presenza, sempre più evidente di ministri del culto, se poi si affievolisce e scompare l’impegno a soddisfare col proprio contributo personale le esigenze sempre più numerose delle comunità. Esigenti con i pastori, col magistero, verso la Chiesa come istituzione, ma occorre anche avere il coraggio di dimostrare un amore vero fatto di franchezza, carità e obbedienza verso coloro che hanno a cuore il Vangelo e la vitalità della fede nel Cristo Buon Pastore.