Terra Santa: oggi terra di tensione e di guerra
di P. Pio Giuseppe Marcato op
Ogni giorno davanti ai nostri occhi scorrono immagini impressionanti di orrore, di guerra e di morte, Non è più la terra ‘lontana’ dell’Afghanistan, dell’Iraq o dell’Ucraina ma la “Striscia di Gaza”, la Terra Santa: Israele-Palestina. Dopo l’8 ottobre la storia si è tinta ancora una volta di sangue. Si sperava non accadesse né più né mai, invece anche questa terribile disgrazia è avvenuta. Nonostante i continui e gli accorati appelli di Papa Francesco la guerra fratricida continua sempre più implacabile e devastante. Neppure la gioia e il tempo di Natale (solo cristiano!) ha impedito il ‘cessate il fuoco’, un momento di tregua per parlare, capire, riconciliarsi con la vita e il diritto. No, solo sangue, morte. E si continua. Aumentano disperati, i numeri dei profughi, delle famiglie lacerate dalla fame, per mancanza di libertà, di vita e di amore. I ‘soliti perdenti: i bambini, le donne, le famiglie, tutti: e non si intravvede nulla di positivo e di pace.
Una Terra di incontro, di dialogo, di fede e di preghiera, ora è martoriata dalla disperazione della presenza di ostaggi e di silenzi di morte rotti solo dal rumore di armi sempre più devastanti. Nel luogo dove si può e si deve poter fare un’esperienza ‘positiva’ di Dio attraverso la fede e il culto delle tre religioni monoteiste, ora solo rumore di missili e bombe, raid aerei, bombardamenti ed esplosioni che, oltre a distruggere abitazioni e luoghi di vita, fomentano odio e violenza. Appelli alla riconciliazione? una parola che è scomparsa dal linguaggio comune tra i ‘Grandi e Prepotenti’. Perdono? Ricostruzione? Civiltà? Identità culturale, politica, economia, sviluppo: parole che forse avranno senso solo ‘dopo’ una disfatta umana totale.
Oggi non si intravvede nulla, il vuoto. Si ripete continuamente: con la guerra si è tutti perdenti e si diventa peggiori di prima! Allora, che senso ha tutto questo? Questa non è più la Terza Guerra Mondiale a pezzi, in una forma strisciante, è il l’incapacità dell’uomo e dell’umanità a fermarsi e interrogarsi su suo presente e sul suo futuro. La Terra Santa, qui è compresa anche la ‘Striscia di Gaza’, e Gerusalemme ne è la ‘perla preziosa’, è solo più terra di massacri, guerra e tensioni e le relazìoni internazionali, gli impegni e gli sforzi della diplomazia, a tutti i livelli, sembrano inefficaci e inconcludenti di fronte all’implacabile determinazione di andare ‘fino alla fine’! Fino a quando?
Tutti, in questi mesi, si sono fatti pellegrini spirituali nel silenzio e nel dolore di vedere questi luoghi sacri nel più assurdo silenzio, nell’abbandono: Gerusalemme e Betlemme, luoghi della vita e della risurrezione, della fede e della gioia, avvolti in un desolante silenzio, nel vuoto. Unica forza per vedere e sperare in un’aurora di pace è la grazia della preghiera, implorare da Dio quel dono unico e divino della riconciliazione, del perdono e del voler costruire insieme un nuovo senso di fraternità e di umanità nel rispetto delle diversità.
Il nostro essere oggi pellegrini ‘spirituali’ significa ancora una volta essere capaci di camminare tra le parti, di desiderare di voler dialogare, anche tra silenzi e rumori assordanti, offrendo ciò che è giusto, vero e buono senza contrapporre diritti e privilegi che finirebbero per corrompere ogni possibile soluzione. Sangue e lacrime sono uguali da ambo le parti e sarebbero purificati e leniti solo dal rispetto e dall’amore fraterno, davvero umano. Solo se si è seduti ad un unico tavolo, senza preconcetti né pretese di operare con violenza, senza rassegnarsi all’uso delle armi sempre più micidiali, si potrà ricomporre un’inutile contrapposizione che dura da decenni.
Desiderio di molti, di tutti, di ritornare pellegrini in Terra Santa significa ridare speranza e forza a coloro che non si rassegnano né ad efferati eccidi né a bombardamenti indiscriminati, ma desiderano proporre e offrire una vita umana, sociale e familiare degni di questo nome. In nome della fede nell’unico Dio e Padre si può solo essere, soprattutto oggi, costruttori di pace.