CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. 1974: Chieri al Referendum sul divorzio

Bodrato su Cronache Chieresi: “Dobbiamo uscire dalle trincee ideologiche”

di Valerio Maggio

 

1974 – 2024 cinquant’anni dal referendum sul divorzio (59,26% No) (40,74% Sì).

Il 13 maggio la Rai Tv annuncia in diretta i risultati: 19 milioni di italiani hanno scelto di non abrogare la legge ‘Fortuna – Baslini’ che permette loro di divorziare – approvata in Parlamento l’1 dicembre 1970 – dopo un lungo e arroventato iter. Il referendum vedeva schierati sul versante del ‘Sì’ – cioè i contrari al divorzio – la D.C. di Amintore Fanfani (allora segretario del partito) e il M.S.I. di Giorgio Almirante. Tutti gli altri schieramenti sostenevano invece il ‘No’ all’abrogazione.  Si andò incontro così ad una campagna elettorale caldissima non solo sotto il profilo politico ma soprattutto, sotto il profilo religioso – culturale in quanto la stessa campagna mise in risalto una serie di profonde lacerazioni sia all’interno della Chiesa che all’interno della stessa democrazia cristiana. Il dibattito si concentrava, allora come oggi, sul tema della ‘libertà’ ed, in quel caso, sul significato da «attribuire al vincolo matrimoniale ed al suo carattere religioso che non poteva essere imposto a tutti». Una posizione, quest’ultima, che il mondo cattolico più progressista – «pur riaffermando la propria fede nel sacramento del matrimonio e ribadendo il proposito di non divorziare» – riconosce legittima per chi sceglie «per legge di decretare la fine del proprio matrimonio».

All’interno della D.C ci fu, in quel periodo, chi lavorò per il ‘dopo referendum’ qualunque fosse stato il risultato con lo scopo di evitare al partito il ritorno ad antiche tentazioni clericali, mai del tutto sopite, ma soprattutto pericolosi ed ambigui arroccamenti su posizioni troppo vicine alla destra più estrema. Il chierese Guido Bodrato (scomparso proprio un anno fa in questi giorni) fu tra questi.  «Siamo a ridosso del 12 maggio – scriverà su Cronache Chieresi alla vigilia della consultazione – ed anche i più tenaci sostenitori del referendum riflettono con preoccupazione sul processo di radicalizzazione che sì è messo in moto dal momento in cui sono stati chiesti i comizi elettorali su un tema così importante, ma anche così delicato per la coscienza della società italiana». Aggiungerà più avanti: «(…) La realtà sociale e politica del paese, dal ’73, si è modificata nella formula di governo, ma i problemi da affrontare non sono certo meno gravi e si riparla con insistenza di ‘strategia della tensione’ É forse meno facile esprimere queste preoccupazioni nel vivo di una campagna elettorale; ma chi ha una qualche responsabilità politica non può dimenticarle; ed e per questo motivo che anche negli organi nazionali della DC abbiamo sempre affermato che la polemica sul divorzio non doveva compromettere il quadro politico, ed abbiamo chiesto che, per parte sua, la DC, assumendo una autonoma posizione, (…) fosse soprattutto attenta a respingere l’abbraccio fascista. (…) Personalmente preferisco l’intemperanza del dissenso cattolico che riduce il cristianesimo a proposta di rivoluzione umanistica, alla ipocrisia delle correnti tradizionaliste per le quali il cattolicesimo finisce col diventare strumento di dominio sociale e legge di conservazione. (…) Ma riteniamo anche che i divorzisti non possano negare il rapporto di interdipendenza che esiste, in ogni sistema, tra le norme di legge ed i comportamenti sociali». Avviandosi alla conclusione sottolineerà: «(…) Se non vi è, da una parte e dall’altra la disponibilità ad uscire dalle trincee ideologiche, come si può evitare la guerra di religione? (…) Abbiamo sostenuto la linea del partito; ma ci siamo preoccupati anche di ricercare, nel dialogo con le diverse correnti divorziste, un terreno di confronto che possa prefigurare (…) il ‘dopo 12 maggio’ (…)». Per la cronaca anche nella cattolicissima Chieri vinceranno i ‘No’ (62,20%) con una percentuale addirittura superiore a quella raggiunta a livello nazionale.