CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. Chieri e i sindaci della Repubblica: 1946-2024, da Menzio a Sicchiero

 

Il primo eletto, nel 1946, fu Giuseppe Franco. Poi, Caselle, il recordman Berruto, Gay….

di Valerio Maggio

 

giuseppe franco

Secondo Caselle negli anni Cinquanta

A partire dal giugno del 1945 il Ministero dell’Interno fa sapere come sia necessario che «in seguito alla Liberazione (…) ed alla cessazione delle ostilità» si renda «necessario realizzare i presupposti per la piena formazione delle liste elettorali affinché non subisca intralci o ritardi il ripristino delle forme elettive». A Chieri, per portare avanti queste indicazioni insieme a molto altro, verrà chiamato dal locale C.L.N. Angelo Menzio (1880 – 1966), il ‘grande vecchio’ antifascista, cui seguirà – con le elezioni ammnistrative della primavera 1946 –  l’imprenditore tessile Giuseppe Franco (1910 – 2000) alla testa di una Giunta monocolore democristiana che può contare su altri ventitré consiglieri su trenta. I principali provvedimenti adottati dal sindaco Franco riguarderanno, nel quinquennio, principalmente la sistemazione del Bilancio (in deficit) e del Personale, settore quest’ultimo, assai delicato dovendo procedere allo spinosissimo problema sia dell’ “epurazione” dei dipendenti troppo compromessi con il Regime, che della riduzione degli impiegati comunali. Oltre al disbrigo dell’ordinaria amministrazione – seppur di vitale importanza in quei frangenti a causa dell’abbandono venutosi a creare nei cinque anni di guerra (viabilità, igiene pubblica, fognature, lavoro) – saprà anche lanciare lo sguardo verso traguardi da raggiungere in tempi più lunghi. Non si ricandiderà ma la sua partecipazione politica, nel quinquennio successivo, sarà dirottata dalla dc piemontese verso il Consiglio provinciale dove verrà eletto nel collegio di Chieri. In Municipio lo sostituirà Secondo Caselle (1914 – 1992) dipendente del Consorzio Antitubercolare di Torino con la qualifica di Economo.  Tra il 1965 ed il 1969, lo stesso Caselle, potrà contare su un secondo mandato, sempre a capo di Giunte monocolori democristiane, avendo la d.c. mantenuto la maggioranza assoluta sino alla legislatura 1970/1975 compresa.  Caselle è stato un reale protagonista della vita politica e culturale di Chieri difficilmente sintetizzabile in questo ristretto spazio. Mi limito pertanto a riproporre un frammento tratto dalla testimonianza della studiosa Daniela Biancolini che sottolineava «il senso di rispetto per l’ampiezza del suo lavoro, la gratitudine per il suo lavoro di storico, la tenerezza per il suo stile unico». Tra il primo ed il secondo ‘governo’

Egidio Olia

Giuseppe Berruto e Giulio Rocco

Caselle siederanno sullo scranno più alto del Municipio dapprima Giovanbattista Bruno e, successivamente, Giuseppe Manolino. Consultando i settimanali locali non si riesce a capire come Bruno (classe 1894) – avvocato torinese ormai sessantaduenne al momento della sua elezione a sindaco, datata luglio 1956 – sia entrato a far parte della locale lista d.c. (magari paracaduto già allora da un ‘signore delle tessere’ ? n.d.r.) formata per gli altri ventinove trentesimi da chieresi puro sangue. Verrà comunque eletto primo cittadino soprattutto grazie al ‘no’ pronunciato dal consigliere Felice Tabasso in risposta alla scelta del partito che lo immaginava l’ideale candidato sindaco. Capiterà così anche nella legislazione successiva quando Felice Tabasso – ancora una volta tra i più votati in quanto a preferenze – farà un passo di lato a favore di Giuseppe Manolino (1927 – 2022) che, nel frattempo, ha acquisito notevole esperienza e grande visibilità a fianco di Bruno. Manolino – imprenditore edile di professione – figura spesso contestato da agguerrite minoranze locali (per la maggior parte non politiche) – saprà tenere la barra dritta in tutte le Amministrazioni da lui guidate (Comune, Ospedale, Orfanelle, in sequenza) portandole a traguardi di tutto rispetto, convinto com’era che soltanto il dialogo e la tolleranza avrebbero fatto ripartire una Chieri allora davvero in crisi di identità. Ed a proposito di crisi di identità cittadina è davvero notevole quella che dovrà affrontare il nuovo sindaco Egidio Olia (1930 – 1987) al momento dell’abbandono di Secondo Caselle per gravi motivi di salute. Siamo

Agostino Gay

Francesco Lancione

Giuseppe Manolino

nel 1969 e per un decennio Olia si metterà al timone della ‘cosa pubblica’ iniziando un ‘nuovo corso’ grazie alle sue scelte capaci di privilegiare le nuove generazioni ed i meno fortunati. Emblematico quanto succederà al momento del suo primo discorso programmatico. Sostanzialmente positivi saranno i giudizi di socialisti e comunisti; qualche riserva arriverà soltanto dallo p.s.i.u.p.  e dai liberali. Olia in ogni occasione testimonierà un sentimento antifascista davvero convincente. Soleva sovente fissare con questa frase la sua fedeltà ai valori nati dalla Resistenza: “L’atteggiamento antifascista mio e del mio partito è noto. Su quel punto non si scherza. Libertà e democrazia sul lavoro sono ancora lontane (…) ma bisogna intestardirsi e lavorare (…)”. Gli succederà Giuseppe Berruto (1943 – 2000) – insegnante di professione – che rimarrà alla guida del Comune per oltre due lustri con maggioranze diverse: (p.l.i., p.s.i., p.r.i., p.s.d.i., lista civica Insieme per Chieri). Guido Bodrato scriverà come l’esperienza politica di Berruto non sia stata segnata «soltanto da successi ma anche da contrasti e delusioni» e come lo stesso Berruto abbia «mai trasformato le amarezze in inimicizie neppure quando rimase vittima di congiure o ferito dalla

Claudio Martano

spregiudicata lotta per la poltrona di Sindaco  subendo ribaltamenti di posizioni che avevano come obiettivo più che la sua persona il dominio della città» [Periodo della Giunta laica ‘1981 – 1983’ guidata dal sindaco  liberale Giulio Rocco (1921 – 2012) con l’appoggio esterno del p.c.i. e con la d.c. all’opposizione dilaniata da faide interne] cui seguirà una Giunta di centrosinistra guidata dal socialista Germano Patrito. Con Berruto, salgono a quattro i sindaci provenienti dalla ‘scuola salesiana’ di San Luigi (gli altri sono i già citati Giuseppe Franco, Secondo Caselle, Giuseppe Manolino); «una ‘scuola salesiana’  – come ebbe a scrivere lo stesso Berruto – continuamente attenta al quotidiano impastata com’è di operosità e buon senso». Il dopo è cronaca di ieri e di oggi che tutti conosciamo. Alla guida della città si alterneranno Aldo Vergnano, Agostino Gay per due mandati, Francesco Lancione, Claudio Martano e Alessandro Sicchiero che sta cercando la riconferma nell’appuntamento elettorale dell’8/9 giugno prossimo.