Celebriamo la Pasqua in clima di guerre
di P. Pio Giuseppe Marcato op
Vorremmo celebrare e vivere con gioia questo momento ma ci viene impedito in diversi modi. Le drammatiche immagini e notizie di distruzioni e di morti che quotidianamente ci raggiungono e che traumatizzano nazioni e paesi non facilitano il desiderio di vivere una festa che dovrebbe illuminare la mente e il cuore di tutta l’umanità. La Pasqua di Cristo è per eccellenza una festa cristiana, ma raggiunge a diverso titolo tutte le culture e tutte le espressioni religiose: è la festa della vita, della riconciliazione, della misericordia, della primavera, della gioia e della pace. Nel Cristo Risorto si riaccende la speranza di una umanità riconciliata, di un rapporto gioioso e filiale con il Dio della Vita e dell’amore, tutto rinasce e si rinnova. Ma questo resta soffocato, negato, distrutto dalla volontà di una sistematica distruzione di tutti i valori fondamentali dell’esistenza e della convivenza tra i popoli. Non ci sarà pace senza giustizia e non ci sarà amore e verità senza la volontà di una fattiva solidarietà nel reciproco rispetto delle diversità.
La Quaresima ci aveva sollecitato a preparare la Pasqua col “digiuno” non solo del cibo a ricostruire la dignità e libertà di ogni uomo e donna, con “l’elemosina” a desiderare la misericordia per costruire un nuovo e giusto tessuto sociale, con la “preghiera” per allontanare il male, la gelosia, l’avarizia del cuore e invece ci siamo accorti che questi impegni comuni sono rimasti fermi, bloccati, repressi per la violenza di politiche e ideologie che hanno soffocato questi desideri impedendo un futuro certo per l’umanità.
Con la Pasqua del Signor Gesù sentiamo il bisogno di vivere vere e sincere relazioni personali che permettano di esprimere sentimenti ed emozioni, ma abbiamo timore di essere fraintesi, rifiutati e allora la paura per queste inevitabili sconfitte non ci permettono di manifestare apertamente quanto stiano provando e restiamo privati di quella gioia cristiana che vorremmo partecipare e condividere. Proprio l’incontro con il Risorto, con Colui che ci offre la gioia della vita, ci offre un’esperienza rinnovata del perdono, la forza della grazia e dello Spirito che ci sollecita ad uscire da noi stessi e vivere la primavera dello spirito condividendo con tutti la freschezza della rinascita battesimale. Allora le nostre relazioni diventano autentiche e positive. La gioia pasquale si fissa nel nostro animo attraverso quel dono che solo il Risorto può dare perché capace di togliere la paura e la tristezza. La presenza dello suo Spirito si fissa in noi in modo indelebile con la presenza dell’amore. Secondo quella solenne affermazione dei padri della Chiesa: “Nulla è più dolce dell’amore”! Il Vincitore della morte ci restituisce, con l’abbraccio misericordioso del Padre, la dignità di figli, la vera libertà”. Non si tratta di emozioni o sentimentalismo ma della certezza che la vita ha ritrovato la sua esatta dimensione e può cambiare il corso della storia troppo intrisa di sangue. Già l’apostolo Paolo aveva sperimentato la potenza del Risorto e ne esprime la profondità in quell’inno che dovrebbe risuonare nelle comunità che celebrano il mistero della rinascita: “ogni dote umana senza amore, non costruisce nulla; ogni cultura senza amore, si perde nel vuoto, è solo rumore; solo l’amore opera in pienezza, con generosità e con spirito di servizio, sopprimendo ogni violenza e rancore”. Una comunità stanca e sfinita come appare la nostra in questi giorni ha necessità di far rifiorire le qualità dell’amore: la generosità, l’umiltà, il perdono, la tolleranza, la giustizia e la verità. Questa non è velleità ma coerente espressione di quella rinascita spirituale che il Risorto propone ai suoi discepoli. Quando finalmente potremo riproporre un cammino pasquale ai tanti fratelli che sono disperati e che cercano cammini di morte, noi con serenità indicheremo le qualità di una umanità riconciliata nell’amore e sapremo pronunciare quelle parole che sono sempre presenti nel cuore dell’uomo: misericordia, amicizia, solidarietà, comunione fraterna, accoglienza dell’altro, del profugo e dello straniero. Fanno eco le parole di S. Agostino: Che volto ha il Risorto, che volto ha l’amore? Nessuno lo può dire! Ma l’amore ha i piedi che portano alla Chiesa, le mani che donano ai poveri, ha occhi con i quali si scopre chi è nella necessità, ha orecchi con i quali ascolta Colui che parla di amore e di pace.
Un sincero e cordiale augurio di buona e santa Pasqua nel Signore Risorto!