Dal 1874 il treno nell’economia della città di Chieri
di Vincenzo Tedesco
1874-2024: sono 150 anni da festeggiare per Chieri e Trofarello. Le due località sono legate da secoli nel nome di antichi manieri (il castello di Rivera), di famiglie importanti, i Vagnone, di corsi d’acqua e fruttiferi colline. Eppure, le ha strette in un’inattesa ulteriore alleanza il nastro di ferro che dal 1874 le collega, benefico per la nostra cittadina, che unendosi al paese si agganciò alle correnti del traffico delle due capitali dell’ex regno di Sardegna, Torino e Genova. Da vent’anni esisteva il collegamento tra Torino e la grande città del mare, che passava da Trofarello. Il territorio di Chieri era attraversato e lambito da quella meraviglia della tecnica: la piccola località di Pessione, sonnecchiamnte e pressoché spopolata, aveva visto sorgere la sua stazioncina, la ferrovia le aveva portato la sua benedizione: la fabbrica di vermouth del signori Martini e Sola nel 1864 vi si era tosto installata, occupando una vecchia villa patrizia.Come si era arrivati alla ferrovia? Cose note, si dirà: ebbene, la ferrovia, creata in Inghilterra a servizio delle miniere dal celebre George Stephenson (1781-1848), era giunta in Italia nel 1839 a Napoli per collegare due regge (chilometri 7,25), trastullo della corte, meraviglia per i sudditi. Nel Regno di Sardegna la classe politica maturata nei viaggi e nello studio ne studiavano da tempo le grandi opportunità. Nel giro di un decennio (il celebre Decennio Cavouriano) centinaia di chilometri di via ferrata solcarono le pianure piemontesi e l’Appennino, giungendo a lambire il mare a Genova, la grande città del porto e dei bastimenti.Nel 1853 nasce una società che progetta di unire l’industre Chieri, 14mila abitanti, con la piccola Trofarello, snodo ferroviario tra Torino, Carmagnola, Fossano. La vicina Cambiano è un’altra candidata a collegarsi alla città medievale: un progetto di via ferrata conservato nell’archivio storico vede la strada attraversare i lievi pendii che si trovano a Sud-Ovest di Chieri, ma non se ne fece nulla. Gli intellettuali dell’epoca, fiduciosi nel destino manfatturiero di Chieri, che a metà dell’Ottocento appariva ben delineato, concepivano idee e progetti, in primis nominiamo Alberto Cornaglia, benefattore di operai e impiegati, che al principio del Novecento donò migliaia di volumi alla biblioteca pubblica di Chieri, nata dalla Società di mutuo soccorso (Società di previdenza e istruzione). Nel 1869 egli pubblicò a Torino il suo progetto “Chieri stazione della ferrovia Torino-Genova e testa di linea della diramazione per l’alto Monferrato, la Lombardia e la Venezia”, che prevedeva ulteriori sviluppi verso il Monferrato, naturale prolungamento della via di ferro che molti sognavano.Qual era la consistenza di Chieri a metà Ottocento? Numerose fabbriche punteggiavano il centro antico: stanzoni, piccoli opifici e una miriade di telai casalinghi costituivano un tessuto industriale piccolo, ma ramificato, capillare, segno di grande operatività. Il volto di Chieri era segnato da alcune ciminiere, fornaci per i mattoni, le antiche mura, i campanili numerosi e incombenti. La vitalità del centro era nei negozi, nelle attività artigianali e nei telai e nelle tintorie; gli operai e le operaie erano migliaia, lavoravano incessantemente sotto il controllo ferreo dei padroni, ma cominciavano ad organizzarsi. Le prime società operaie furono favotrite dal Comune, mentre i bambini faticavano negli opifici, gli asili ancora non esistevano i salari non erano commisurati alle fatiche dei lavoratori. Un percorso analogo a quello di altre città industriali, ma qui seguito con premurosa intelligenza da un gruppo di persone colte e attente, di formazione cattolica, come Cornaglia, appunto e, più tardi, Nicolò Francone e altri pensatori.Tra il 1850 e il 1873 non sono testimoniate testate giornalistiche che potessero accompagnare criticamente lo sviluppo dlelle fabbriche, tranne una, la “Gazzetta di Chieri”. La borghesia cittadina e alcuni forestieri da altre zone del Piemonte avevano avviato manifatture piccole rudimentali, ma segnate da fortuna e da rapido sviluppo commerciale. Una rete di rappresentanti si recava fuori Chieri, ma incontrava difficoltà a raggiungere i fiorenti mercati dell’Italia Centrale e Meridionale, che offrivano prospettive molto interessanti.Ecco che il progetto di ferrovia prende forma, ma nel 1873, a metà dell’opera, ancora si recrimina che non si fosse realizzata una galleria che da Torino portasse a Chieri e poi ad Alessandria (“Gazzetta di Chieri, 5 agosto 1873, prima pagina).La ferrovia, in ogni modo, era ormai sul finire e la via di Trofarello era parsa davvero la migliore rispetto al percorso di Cambiano: essa apriva le porte al Cuneese, al mare, ad ulteriore prosperità.La “Gazzetta del Popolo” ci conserva un ragguaglio sintetico della festa chierese, momento memorabile che i contemporanei ritennero un fatto oltremodo benefico. E noi vogliamo credere che questa costosa opera di 8,5 chilometri poptè essere strumento di ricchezza per molti, ma anche un’opportunità di nuovi spostamenti. Partendo da Chieri si giungeva ovunque: i rappresentanti degli industriali si gettarono nei viaggi a Roma, a Messina, nella lontana Alessandria d’Egitto. Gli sposini partivano per i viaggi di nozze a Genova (come i coniugi Gallina) e in posti più lontani. Gli studenti poterono recarsi rapidamente all’università e i docenti poterono raggiungere il liceo-ginnasio di Chieri, primo fra tutti Augusto Monti negli anni Venti del Novecento.In altre occasioni uno studio storico-tecnico della ferrrovia Trofarello-Chieri potrà aggiungere dettagli molto utili e gustosi, sorretti da precise cognizioni documentarie: per ora in questo incipiente autunno dell’anno 2024, preferiamo offrire qualche suggestione che cui aiuti a comprendere come la provvidente saggezza politica di 150 anni fa rese un gran servigio alla città di Chieri, ma anche oggi questo tratto di strada ferrata, debitamente collegato a un flusso continuo di convogli passeggeri fino alle terre del Canavese, continua a fornire quotidiane utilità ai viaggiatori pendolari che dalla nostra piccola patria si recano a lavorare e studiare nel capoluogo, fruitori della linea 1 del Sitema Ferroviario Metropolitano. La memoria della lontana inaugurazione ci aiuta ad apprezzare lo strumento di progresso che percorriamo rapidi a 100 all’ora sui teneri declivi tra Chieri e Cambiano, raggiungendo in 10 minuti la popolosa Trofarello, industre anch’essa di manifatture e commerci. Non ci pare vero di lasciare l’automobile a casa, ne facciamo volentieri a meno, lanciati verso il capoluogo.Quindi, a bordo! Dopo 30 lustri siamo di nuovo in partenza!!