CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. Andezeno. Quando la pelatura dell’aglio diventa un ricordo

“L’aglio non si pela più, lo compriamo già pelato”. Il racconto di Carla

di Adelino Mattarello

Ho chiesto a Mattia Bergantin, responsabile per la Pro Loco della bagna cauda in occasione della Fiera del cardo avorio di Andezeno e della Cipolla piatlin-a, di farmi conoscere qualcuno/a tra i più anziani pelà aj (pelatori d’aglio) di Andezeno. Mi ha risposto:” Ma l’aglio non si pela più”. “Come non si pela più?” “Si, dopo il Covid, lo acquistiamo in confezioni già pelato”.Sono rimasto basito (e credo lo saranno tanti altri oltre il sottoscritto), perché non mi aspettavo una simile risposta. Il Covid sarà ricordato, a tutti gli effetti, come un muro. Da una parte il punto terminale di una corsa, un percorso, una esperienza. Dall’altra, una ripartenza di tutto, che cancella usi e tradizioni.Sono andato così, ancora più motivato, a trovare Carla Vacchina Bechis, una delle più “anziane” pelatrici d’aglio.Di una simpatia unica, mi ha raccontato una storia partita dopo la metà del secolo scorso. Allora, la bagna cauda si preparava per l’equivalente consumo di un giorno (non come ora che si inizia il venerdì fino alla domenica e anche due volte al giorno) e veniva consumata quasi esclusivamente dai paesani.“Ci sono stati momenti in cui eravamo anche 60 o 70 persone a pulire l’aglio – dice Carla – Era come una Vija’ che si faceva nelle stalle d’inverno. C’era chi raccontava storie, chi barzellette, chi recitava stranot e poesie come Lino Vaschetti, chi cantava come Aldo Della Casa. Si iniziava alle 20 e spesso si andava avanti sino alle 24. Qualche volta venivano ad aiutare anche le maschere dei paesi vicini (poi invitate all’inaugurazione della Fiera) che in tanti anni erano diventate amiche e ci tenevano a venire in nostra compagnia. Qualche volta, questo negli ultimi anni, nella sala dove si pelava l’aglio, venivano proiettati filmati degli anni precedenti ed erano motivo di commenti e sane risate”.Carla ricorda che i Bechis erano produttori di cardi e cipolle e il loro prodotto, ogni autunno/inverno, finiva al mercato di Porta Palazzo e nei migliori negozi di primizie di Torino. In occasione della Fiera di Andezeno preparavano il banchetto con trecce di cipolle ambite da tutti.In quelle serate di lavoro in compagnia si rinsaldava l’amicizia, tanto è vero che se c’era qualcuno un po’ “recalcitrante”, l’anno dopo non veniva invitato. Si rideva, si scherzava e non mancavano mai, un bicchiere di vino, una fetta di salame e qualche biscotto fatto in casa. Carla ricorda anche che c’è stato un periodo in cui venivano persino addobbati dei carri con cardi e cipolle.Purtroppo, quei tempi sono passati. I produttori di cardo avorio di Andezeno e di cipolla piatlin-a sono rimasti solamente in 3 o 4. Però, la tradizione rimane e si va avanti. Anche con l’aglio acquistato già pelato e con le acciughe anche loro già senza lisca e dissalate.Era radiosa Carla mentre mi raccontava tutto ciò e penso sia così anche per tutti coloro che hanno fatto e fanno questa esperienza (anche se ultimamente in modo diverso).Ringrazio la figlia Mariangela (che tra l’altro è stata Bela Cardera) per avermi fatto conoscere la mamma e avermi dato l’opportunità di raccontare questa storia.