CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. L’ EDICOLA DI IERI a cura di Valerio Maggio

Ti racconto che cosa ci lega

(Concita De Gregorio, la Repubblica 18 agosti 2024)

«La fine del dialogo, il disprezzo degli altri. Dov’è la sorgente, quale la causa e quale l’effetto? È stata la fine del dialogo – l’isolamento, la vita in cuffia, il soliloquio – ad aver provocato il disprezzo e la paura dell’altro? L’altro in generale (…). Oppure è stata la paura della “contaminazione” – quel timore di essere contagiati da chi ha meno fortuna, salute, da chi con la sola sua vicinanza porta disgrazia – a renderci sordi, dunque inabili alla comunicazione e incapaci di metterci nei panni altrui? (…) Vivo in giorni di grande isolamento in una speciale comunità, quella della cura: qui, in un ospedale, ai margini e nel silenzio, l’equilibrio è tutto: è misura millimetrica dell’ascolto e del rispetto del vicino. Si chiama proprio così, quello di là della precaria tenda: la vicina, il vicino (…). Ho pensato che mettere il bene e il male in due file ordinate, come fanno gli urlatori di slogan, è facilissimo. Il bene e il male però vivono intrecciati, abitano lo stesso appartamento. Stanno nella stessa persona, sempre. È tutto un lavoro di equilibrio, è una faccenda di rispetto degli altri. Rispetto. Al suo posto c’è la paranoia (…) [la] depressione quella che dilaga nei nostri figli (…). Gridate di meno (…). A dire, come mi accade in questi giorni in questo luogo: di cosa hai bisogno, vicina dietro la tenda, vicina che non vedo ma che c’è. Mi senti capisci la mia lingua? Ti aiuto. È così semplice. Come mai, urlando, ve lo siete dimenticati?»