Fu nel ’55 tra i fondatori della società di calcio cittadina, con Tinelli, Saroglia, Morra e altri
di Valerio Maggio
Avrebbe compiuto novantacinque anni lo scorso maggio ma una grave malattia lo stronca prematuramente nel 1986 a soli cinquantasette. È la sorte che tocca Vittorio Vergnano, nato nel 1929 da Teresa Olivero e Giuseppe Vergnano, detto Pinin, titolare in viale Fasano, insieme ai fratelli, dell’omonima ditta tessile, ora supermercato Carrefour. Terminati gli studi, dopo l’obbligato passaggio in fabbrica come da tradizione, la vita lavorativa di Vittorio si orienterà verso il settore assicurativo con l’apertura prima a Carmagnola, poi a Chieri in piazza Duomo, dell’agenzia Ras (ora Allianz) – allora rappresentata solamente da un subagente rivese; agenzia che, nel giro di pochi anni, si consoliderà sino a diventare una delle più importanti realtà assicurative della zona. Se tanti chieresi lo hanno conosciuto nelle vesti di stimato professionista, molti di più sono quelli che lo ricordano tra i dirigenti rifondatori dell’Associazione Calcio Chieri con gli amici Lino Morra, Giorgio Ronco, Franco e Lele Vergnano, Giovanni Stacchino. Siamo nel 1955 ed il club – come la mitologica araba fenice – sta per risorgere ancora una volta dalle sue ceneri. Questa volta, però, si fa sul serio e lo dimostra il fatto che stiamo per celebrarne il settantesimo di fondazione. Mi racconta il figlio Filippo: “La leggenda vuole che il Chieri sia stato fondato perché al momento della realizzazione del traforo del Pino e di tracciare il relativo percorso che porta ad Asti, i progettisti non si fossero fatti scrupolo di far passare la strada all’interno dell’allora campo sportivo di viale Fiume e che, alle rimostranze dei chieresi più giovani, avessero ribattuto: ma cosa volete. A Chieri non c’è neanche una squadra di calcio cittadina”. Quel campo sportivo inaugurato alla presenza del Podestà il 28 ottobre del 1934 – anniversario della Marcia su Roma – e di cui troviamo ancora traccia (cancelli d’ingresso e parte della biglietteria) alla confluenza di viale Fiume con corso Torino. A dirla tutta non avevano del tutto torto visto che, dal secondo dopoguerra in poi, su quel rettangolo di gioco verranno disputati pochi incontri. Resteranno famosi gli sfuggevoli sprazzi di luce della locale squadra del Torino Simbolo – nata per promuovere manifestazioni in ricordo del Grande Torino scomparso sulla collina di Superga nel maggio del ’49 – che culminerà con un incontro fra una giovane rappresentativa del calcio chierese e la squadra dei ragazzi granata (quella stessa che aveva portato a termine il campionato di serie A 1948-1949 – rimpiazzando, nelle ultime quattro giornate, l’undici di capitan Mazzola). “Comunque sia andata – aggiunge – fu così, che volendo anche sfatare quanto affermato da quei tecnici, quel gruppo di ragazzi poco più che ventenni, con l’ausilio dei più esperti Giovanni Tinelli (coprirà la carica di presidente della società) e di Luigi Saroglia, deciderà di darsi da fare per far nascere nuovamente l’A.C. Chieri”. Ci riusciranno tanto che la stampa locale ma soprattutto Il Chierese del 20 agosto 1955 potrà scrivere: «L’Associazione Calcio Chieri è da questa settimana una realtà. Infatti nei giorni scorsi si è provveduto ad affiliare regolarmente la nuova società presso la F.I.G.C. (….). La prima difficoltà – trovare il campo di gioco – è stata superata con l’appoggio del Comune che ha formalmente assicurato che il terreno sarà pronto per l’inizio del campionato nell’area (adiacente n.d.r.) al vecchio stadio». Filippo Vergnano ci tiene poi a sottolineare come papà Vittorio – raggiunto l’obiettivo di far rinascere la squadra – che in pochi anni scalerà le classifiche del calcio interregionale – lascerà gli incarichi societari (nel frattempo è anche convogliato a nozze con Anna Maria Vitrotti) pur rimanendo attaccatissimo al Chieri Calcio seguendone, per tutta vita, le vicende a prescindere dal gruppo dirigenziale che lo guidasse. Propedeutica si è poi dimostrata la passione per lo sport respirata in casa di Vittorio Vergnano e dell’altro fondatore, Lino Morra, sino a fare dei due figli, Filippo e Fabrizio, appassionati da sempre di volley, i fondatori del Chieri ’76 femminile insieme ad altri numerosi appassionati. Uno fra tutti: Alberto Cento fratello dell’altro Cento, colonna portante (una vita da mediano!) di quel Chieri, tanto caro ai loro genitori e pronto a raggiungere, a cavallo degli anni Sessanta, la blasonata meta della serie D.