Il sacerdote che vorrei…l’ho già avuto
(Pierluigi Bersani Osservatore Romano17 aprile 2024)
È lo stesso ex segretario dem a spiegare su X (ex Twitter): “proposta inaspettata. Nella giornata delle vocazioni il direttore dell’Osservatore ma ha chiesto di raccontare che sacerdote vorrei. Come non rispondere?”
«(…) Ne ho avuti due: un parroco e un professore di religione. Don Vincenzo il parroco di una delle due parrocchie di Bettola, il mio paese (…). In chiesa ancora appeso, seppur sbiadito, l’avviso di scomunica ai comunisti voluto dalla Curia di Piacenza. Alla messa domenicale, ai funerali, alle prime comunioni sempre presenti un bel numero di comunisti. (…) Un sagrato con bambini e adolescenti, maschi e femmine, liberi di giocare a pallone o rubabandiera. Una piccola società sportiva di ragazzi che pretesero, con provocazione giovanile di intitolarla ‘Diavoli neri’ (…). Poi una corale buona per i canti sacri nelle funzioni solenni e per canti popolari da portare nelle sagre paesane, nelle case di riposo e anche nei manicomi, che c’erano ancora. (…) Quando, da chierichetto, gli organizzai uno sciopero dei chierichetti per una questione di equità nella distribuzione delle mance, don Vincenzo corse da mia mamma per il timore (giustificato) che mi punisse: “Cara Bruna lo lasci stare. Ho sbagliato io”. (…). L’unica persona per la quale, commemorarne la morte, è stata impossibile alla mia voce vincere le lacrime (…). E poi don Niso insegnante di religione in quello che allora si chiamava ginnasio. In quegl’anni l’unica, assolutamente unica occasione di poter discutere in libertà: l’ora di religione. Un pretesto per cominciare: un fatto di cronaca, un problema scolastico, una frase del Vangelo. E don Niso a provocare, a sollecitare (…). A ruota per un’ora e alla fine un modo breve di tirare le fila (…). Sacerdoti fatti così. Avessero potuto darti la fede togliendola dal suo andamento carsico e gratuito te l’avrebbero portata con le mani. Ma sapevano di doverle solo aprire la strada, mostrandoti il volto di una Chiesa maestra in umanità. Lasciandoti l’idea, per dirla con Albert Camus, che l’irreligiosità è la più grave forma di volgarità. E che sia possibile continuare a cercare».