CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. Il ‘galucio’ dei vecchi panettieri.Bertolone e Rocca, l’arte e la storia

 

di Valerio Maggio

È prendendo in prestito da un mondo della celluloide un po’ datato il famoso detto ‘successo di pubblico e di critica’ che si può quantificare, per ora, l’operazione ‘galucio’ voluta da un gruppo di soci della Carreum Potentia con l’attiva collaborazione di alcuni pasticcerie e panetterie dei dintorni e di Chieri. Leggo come la ricetta sia stata studiata attraverso il coinvolgimento di almeno un paio di famiglie di panettieri storici. Due in particolare: Bertolone e Rocca. Storici è dir poco se pensiamo che entrambe affondano le loro radici nell’arte del fare il pane sin dal diciannovesimo secolo. Nel 1968 una ricerca di Graziano Camporese, da poco nominato direttore di Cronache Chieresi ci informa come la panetteria Bertolone al civico 27 di via Garibaldi compisse allora 102 anni (rimarrà aperta sino agli anni ’80 n.d.r.) «essendosi già succedutisi al bancone di vendita ed allo stesso forno per la panificazione tre generazioni nonno, padre, figlio». La fondazione dell’esercizio commerciale Camporese la fa risalire al 1866 quando Giovanni Bertolone «un panettiere immigrato da Passerano Marmorito (…) dopo essere stato garzone fornaio decide di mettersi in proprio fondando una tradizione familiare che dura tuttora (…) nel negozio recentemente ammodernato e molto elegante». Proprio in quell’anno il titolare (nella foto d’epoca insieme alla moglie) verrà insignito dalla Camera di Commercio di Torino del premio di «fedeltà al lavoro di panificatori e dolciai». Non meno antica risulta essere la storia del panificio Rocca di via san Giorgio1/3. Carlo, ultimo della stirpe dei Rocca panettieri (foto scattate da Adriano Cravero) mi racconta come le fondamenta di quella attività risalgano almeno alla seconda metà dell’800. “Ultimo di nove tra fratelli e sorelle mio papà Giuseppe, classe 1902, sin da giovanissimo è a fianco di mio nonno Ermenegildo nel portare avanti l’attività insieme al fratello Carlo, mio padrino, e alla sorella Maddalena; molto più tardi si aggiungeranno mia madre Margherita ed io stesso in qualità di coadiuvante. L’attività proseguirà sino ai primi mesi del ’74 quando mio padre sarà costretto a ritirarsi per gravi motivi di salute che in breve tempo lo porteranno alla morte. Toccherà a me l’ingrato compito di chiudere la panetteria consegnando la licenza al Comune attraverso un’altra storica figura, quella del commercialista Merlone”. A fianco di quel civico 1/3 sorge Palazzo Opesso che, come mi racconta l’archivista comunale Vincenzo Tedesco, ospitava all’interno l’antico forno del quartiere. “Infatti – precisa Tedesco – nella pianta del 1770 (vedi foto) redatta da Carlo Giuseppe Vay «misuratore e estimatore giurato», il manufatto compare chiaramente distinto con il numero 14”. “Altre indicazioni del disegno – sottolinea ancora – ci informano che il panettiere allora era tale Radino. Il nome non ci è nuovo, in quanto tempo dopo troviamo Lorenzo Radino sindaco di Chieri. C’è da aggiungere che al numero 13 la stanza del panettiere (panataro) è più piccola del forno e che al numero 18 la botteguccia è esattamente il locale che fu il negozio dei Rocca. Per far funzionare il forno occorreva molta legna, sicché al numero 10 notiamo un grande magazzino destinato al ‘bosco’ ”.