Fondata dai Gesuiti nel 1894, a Villa San Carlo dagli anni Cinquanta
di Valerio Maggio
1894 – 2024, 130 anni di Congregazione Mariana che ricordo attingendo agli interventi apparsi nel 1994 su Centotorri – firmati da N. Gay, R. Destefanis, Claudio Martano, P. Burzio, M. Chiosso, D. Gallo, V. Gay, G. Toffetti, T. M. Vergnano, O. Martano, S. Calosso – in occasione del centenario. Figure da citare, una per una, avendo contribuito in prima persona a scriverla. Una storia che si dipana prima nell’antica sede di Casa Sant’Antonio in via Vittorio (nella foto) poi, dal 1949, a Villa San Carlo e che affonda le sue radici nei valori e nella tradizione gesuitica. In più di un secolo numerosissimi congregati sono stati anche chiamati a diventare protagonisti della vita religiosa, politica, sociale culturale e sportiva dell’intero territorio chierese attraverso un lungo cammino di «crescita comunitaria caratterizzato – scrive Nicola Gay – da uno stile fatto di preghiera – in particolare a Maria, modello della nostra collaborazione alla missione di Cristo – incontro, servizio e gioco». « Nel 1894 Con diciotto giovani tra gli undici e i dodici anni – sottolinea Destefanis – inizia l’attività a Casa S. Antonio: Messa, catechismo, gite a piedi, teatro e sport». Tutto ciò si amplierà nei decenni per poi bloccarsi alla vigilia degli anni’30 quando, siamo nel 1928, «un grande pericolo ci cade addosso – annota Destefanis attingendo alla narrazione degli anziani – perché i giovani vengono costretti dal Regime a partecipare alla Messa del Balilla (…): la morte della Congregazione». In seguito, nella tarda primavera del 1931, Mussolini deciderà di porre i sigilli a tutte le sedi delle associazioni cattoliche. Sarà così anche per Casa S. Antonio che dovrà subirne due tra il 30 di maggio e l’11 giugno. Pare che le locali camicie nere avessero anche l’intenzione di bruciare la cappella con all’interno la statua della Madonna «ma – come ricorda nel 1974 l’anziano congregato Oreste Biesta – in due prendemmo la statua e la nascondemmo in un posto sicuro». Superate le difficoltà la presenza della Congregazione nella comunità cittadina continuerà a snodarsi attraverso «una vita cristiana coerente – racconta Domenico Gallo – in tutte le sue dimensioni» capace «di formarsi continuamente nel confronto che non è moda ma è la base per crescere». Il tragico intervallo della guerra d’Africa e della Seconda guerra mondiale si farà sentire anche in quell’ambiente tanto che, cessate le ostilità, già a fine maggio 1945, il primo atto esterno sarà quello di «organizzare una serata in onore di Silvio Geuna e Alfonso Vergnano che molto avevano fatto e sofferto per la libertà d’Italia». Il trentennio successivo (1950/1980) vedrà la Congregazione aprirsi sempre di più verso l’esterno: «Lega missionaria studenti, esercizi spirituali a villa Luigina, boom dello sport con il marchio Fulgor (calcio, atletica, tennis, rugby, pallavolo, tennis tavolo…), teatro ‘vero’ con la San Genesio, cinema cineforum, campeggi». Tra i campeggi il più frequentato sarà quello di San Giacomo, sopra Entracque. «In un grande scenario alpino – sottolinea Matteo Chiosso – ogni estate, dal ’71, molti ragazzi di San Carlo vivono là un’esperienza che lascia sempre una traccia». Viene anche offerta «la vacanza che diventa campo di lavoro» – così la definisce Valerio Gay – considerandola «uno dei momenti ‘alti’ nella vita della Congregazione». In sintonia con quanto succedeva nel Paese – non dimentichiamoci che è passato da poco il Sessantotto – entrano intanto in Congregazione «fermenti sociali e politici – sempre Destefanis – che, pur in modo un po’ disorganico e discontinuo, spingono ad assumere iniziative, che costituiscono una vera grande novità di proposta, rivolte ai più bisognosi, agli handicappati, agli anziani, al mondo della scuola. Un modo più consono alle attese dei tempi per avvicinarsi a Dio, per riflettere sulla propria vita ed in modo concreto al prossimo». Tutto ciò accadrà attraverso gruppi aperti ai contributi del mondo femminile – «l’altra metà del cielo» verrà definita – finalmente entrata a far parte, a tutti gli effetti, della comunità di San Carlo. «L’inizio di un ‘gruppo misto’ – sottolinea ancora Destefanis – costituiva di per sé quasi una rivoluzione». Alternando momenti di «grande afflusso, di vivacità» con altri di «contrazione» (la chiusura a Chieri della facoltà di teologia dei gesuiti si farà infatti davvero sentire essendo stata un grande serbatoio di idee e di confronto all’interno della Congregazione grazie alla disponibilità di professori e studenti) si supererà il blackout dell’abbandono. Sino al centenario non si demorderà comunque mai nel portare avanti i vari progetti grazie ad un ancor maggior coinvolgimento dei laici pronti «a superare le difficoltà del quotidiano con la coscienza di essere gli eredi di un inestimabile tesoro spirituale ma anche con il timore di non saperlo conservare e trasmettere». Così Claudio Martano alla soglia del terzo millennio. Soltanto la sua disponibilità mi ha permesso ora di ricostruire l’ultimo quarto di secolo di vita. “Nel 1994 – racconta – il centenario fu festeggiato con un grande raduno a Villa San Carlo. Naturalmente nel tempo molte cose (oltre alla denominazione da Congregazione Mariana a CVX, Comunità di Vita Cristiana) erano mutate parallelamente ai cambiamenti radicali avvenuti nella società italiana e chierese. Già nel 1994 un’ala di Villa San Carlo fu inaugurata come sede della Comunità Paradigma, ora Casa Base, che accoglie minori di famiglie in difficoltà, per favorire il superamento del disagio ed il reinserimento in famiglia, quella d’origine quando possibile, o altre affidatarie. San Carlo è divenuta anche sede di un gruppo Scout tuttora presente, assistito spiritualmente prima da Padri Gesuiti, poi da altri sacerdoti. Il nucleo di membri della CVX è sempre attivo nella gestione della struttura per le varie attività orientate, prevalentemente, alla formazione spirituale permanente di adulti – in buon numero studenti – ma anche di famiglie giovani o mature e di ogni altra persona che senta l’esigenza di condividere con la comunità momenti di riflessione, approfondimento, preghiera scambio di esperienze. I partecipanti sono assistiti attualmente dai Padri Gesuiti Guido Bertagna e Aldo Genesio (non più residenti a Chieri, ma presso l’Istituto Sociale di Torino) e da animatori che abbiano percorso già un tratto di cammino e si rendano disponibili a sostenere i più giovani. Riflettendo in modo approfondito sulle proprie mutate esigenze – in ragione dell’esaurirsi delle attività rivolte a bambini e ragazzi in passato prevalenti a San Carlo e sulla preziosa disponibilità di spazi nella struttura e nel parco circostante – il Consiglio della CVX, ormai anni fa, si orientò per attivare una collaborazione con la Parrocchia del Duomo, per l’uso di tali spazi a servizio dell’Oratorio. La collaborazione si rafforzò fino a divenire una convenzione che prevede attività di formazione religiosa, di svago, di sport, di ‘estate ragazzi’ in modo tale da mantenere alla struttura, uno dei suoi obiettivi originari, quello di offrire a bimbi, giovani, famiglie e alla comunità parrocchiale tutta importanti opportunità formative educative e socializzanti. In conclusione vorrei anche ricordare i Gesuiti Gay, Bertagna, Mattaini, Gola e Granzino che hanno prestato la loro opera negli ultimi trent’anni”. Manca lo spazio per elencare tutti quelli che hanno curato la vita spirituale e diretto la Congregazione. Mi limito a citarne cinque in tempi diversi ma, a mio avviso, di grande spessore: Vittorio Bocchignano all’apertura; Secondo Goria a fine anni’20 – in pieno regime fascista; Angelo Maria Barberis nel periodo 1940/1945 – con l’intera città occupata dalle truppe tedesche; Enrico Deidda e Francesco (Chicco) Botta tra il 1970 ed il ’75. Quest’ultimi – come afferma Vita Nostra (la pubblicazione interna alla Congregazione) – «ci hanno aiutato a camminare assieme ed a crescere nella fede sia come individui che come comunità alternando temi di formazione spirituale con quelli a fondo sociale e di revisione di vita».