Cappella e altare di S. Rocco
All’origine questa cappella, e il suo altare, erano dedicati a San Defendente, martire della Legione Tebea, una statua del quale è collocata in cima al campanile di destra della facciata, e vi si trovava la pala ora trasferita nel coro.
Nel 1840, allorché il Comune di Chieri dovette abbattere la chiesa votiva municipale di San Rocco, eretta a fianco della chiesa di San Domenico in occasione della peste del 1599, chiese ed ottenne dai Confratelli di San Bernardino di poter trasferire il culto di San Rocco nella loro chiesa, su questo altare, in questa cappella, che perciò divenne cappella municipale: infatti in cima all’ancona vi figura lo stemma del Comune. E anche la chiesa prese il nome di San Bernardino e San Rocco.
CACCIA Guglielmo (Il Moncalvo). Incoronazione di Maria Vergine e i Santi Giorgio e Guglielmo e Rocco e Sebastiano (1601 ca).
Nel 1845 su questo altare venne collocata la pala che il Comune di Chieri aveva dovuto asportare dalla chiesa di San Rocco, della quale si era reso necessario l’abbattimento.
Si tratta di un’opera eseguita attorno al 1601 da Guglielmo Caccia, detto “il Moncalvo”, su commissione del Comune di Chieri, in seguito al voto, emesso in occasione della peste del 1599, di erigere (o restaurare) la chiesa di San Rocco, attigua a quella di San Domenico.
La tela raffigura Maria Vergine incoronata dalla SS. Trinità e i protettori di Chieri San Giorgio e San Guglielmo, insieme ai Santi Rocco e Sebastiano che a Chieri, come dovunque, erano invocati contro la peste. È un’opera nella quale si ritrovano tutti gli elementi caratteristici dello stile del Moncalvo: l’armoniosa composizione raffaellesca, lo “sfumato” leonardesco, il misticismo che emana dai volti estatici e dal pacato gestire dei personaggi.
Ma un elemento la caratterizza particolarmente: in basso, sullo sfondo, il Moncalvo ha dipinto una veduta della Chieri di inizio Seicento, con le sue mura. le sue torri, le sue chiese (delle quali spicca soprattutto quella di San Giorgio).
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